Il Campari è nato a Novara
Novara: l'Angolo delle Ore

L’Angolo delle Ore, l’aperitivo della città

Nel centro di Novara, nel viavai pedonale della via centrale, mi fermo a guardare quell’orologio a muro, sulla facciata di un palazzo.

Il bar sottostante si chiama L’angolo delle ore. Un nome curioso, per il centro topografico della città, un altro luogo della memoria novarese. Fino al 1860 era chiamato “Il cantone della croce bianca”, a ricordo di una colonnina collocatavi all’epoca delle epidemie di peste (dal 1576 al 1631), poi trasferita sulla facciata della chiesa del Rosario. Adesso il bar ha cambiato nome, 

L’orologio qui viene ricordato da sempre.

Il bar portava il nome di Caffè dell'Amicizia e venne gestito, per un breve periodo, da Gaspare Campari, colui che ha dato il nome ad un famoso prodotto.

Perché non tutti lo sanno: a Novara è nato il Campari: un bitter alcolico, ottenuto dall’infusione, in alcol e acqua, di erbe aromatiche, piante e frutta: solo questi sono gli elementi resi noti della sua ricetta.

L'azienda inizia la sua attività proprio nel Caffè dell'Amicizia, un piccolo che Gaspare Campari rileva nel 1860 dal proprietario Mazzetta, dove nasce e si perfeziona la sua ricetta, rimasta invariata da allora e tramandata gelosamente dai suoi successori.

Andiamo con ordine e ripercorriamo la biografia del signor Campari.

Classe 1828, a soli 14 anni Gaspare lascia la natia campagna di Cassolnovo (in provincia di Pavia) per trasferirsi a Torino a studiare i liquori. Per una combinazione del destino conosce quello che è il maestro pasticcere di Casa Savoia, Teofilo Barla, che lo raccomanda come apprendista a Giacomo Bass, titolare dell’omonima liquoreria e confetteria di piazza Castello.

Nel 1850 lascia Torino per Novara, non lontana dalla natia Cassolnovo e all’epoca importante centro produttivo e di scambi commerciali, sulle tratte verso Milano e la Svizzera.

Qui inizia a mettere in pratica il sapere acquisito, inventando diverse miscele aromatiche alle quali attribuisce nomi esotici: Elisir di Lunga Vita e Olio di Rhum, ad esempio.

Sarà il Bitter all’uso d’Hollandia a indirizzarlo verso un nuovo prodotto: un liquore che diventa aperitivo.

Nel 1860 Gaspare inventa un nuovo liquore chiamato Rosa Campari e negli anni successivi ne modifica e perfeziona la ricetta.

I suoi prodotti non hanno un grande successo di pubblico all’ombra di San Gaudenzio, così nel 1862 Gaspare decide di trasferirsi a Milano, dove ottiene la licenza per aprire un locale nel cuore della città, nel Coperto dei Figini, un caseggiato con portici che si trovava in Piazza del Duomo. Quando l'edificio viene abbattuto nel 1867 (nell’ambito delle trasformazioni e ristrutturazioni post-unitarie dei centri storici delle principali città italiane) si sposta nella Galleria Vittorio Emanuele II, di recente costruzione, dove nel 1915 verrà aperto il Caffè Camparino, luogo d'incontro di artisti quali Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi, Giulio Ricordi e Arrigo Boito.

Nel retrobottega Gaspare allestisce il suo laboratorio, dove pensa e crea i suoi elisir.

La sua rivoluzione, enologica e dal valore sociale, parte dall’intuizione di proporre l’amaro prima di pranzo e non dopo, soltanto come digestivo, creando una nuova moda: senza saperlo, egli ha inventato il rito dell’aperitivo.

Alla sua morte, nel 1882, gli succedono i figli: Davide prende le redini dell'azienda, Guido si occupa del locale.

Ed è sotto la guida di Davide Campari che si inaugura il primo impianto produttivo a Sesto San Giovanni (in provincia di Milano) e l'azienda inizia ad esportare i suoi prodotti all'estero.

Sarà ancora Davide a lanciare il marchio Campari, collaborando con gli esponenti della corrente del Futurismo, primo fra tutti Fortunato Depero che creerà la caratteristica bottiglia a collo stretto e dalla forma triangolare che ricorda le linee eleganti di un bicchiere da cocktail rovesciato. A Depero si deve anche il manifesto pubblicitario del 1928.

L’acume imprenditoriale di Davide lo porta a creare il primo cocktail “pronto all’uso”: il Campari Soda.

Il packaging e la promozione pubblicitaria saranno due chiodi fissi e una scelta vincente nella sua mentalità imprenditoriale. La fama del prodotto sarà tale che negli anni ’70 indurrà Federico Fellini, nemico acerrimo degli spot pubblicitari, a girarne uno appositamente per celebrare il Bitter Campari. Saranno poi gli Anni Novanta a rafforzare lil marchio a livello internazionale, con personalità del cinema che prestano il volto alla promozione di quella che diventerà un’icona del cosiddetto “Made in Italy”.

I faticosi primordi novaresi di Gaspare Campari sono stati l'inizio di un successo inarrestabile che ha fatto di Campari uno degli aperitivi alcolici più noti al mondo.

E tutto questo è partito da Novara, un capoluogo al confine del Piemonte, una terra dove l’acqua delle risaie e i confini meno palpabili fanno sembrare più facili gli spostamenti. Anche quello di un bitter che cambia regione e ha perso la memoria della sua origine.

Uno dei tanti esempi di prodotto o invenzione piemontese emigrati altrove perché non compresi nel luogo d’origine.

 

Il ritratto di Davide Campari, ritratto dal pittore Emilio Sommariva, è tratto da www.lombardiabeniculturali.it

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Articolo pubblicato il 16/06/2022