Primo turno in Francia: ora governare sarà più difficile per Macron

Se Macron non è caduto contro la Le Pen, ha rischiato di cadere contro Melenchon

Sono 48 milioni i francesi che sono stati chiamati alle urne per rinnovare il parlamento, ma solo la metà si sono recati ai seggi per il voto che nel primo turno, e domenica prossima (ai ballottaggi), ridisegnerà il parlamento.

Queste votazioni saranno un appuntamento cruciale per il presidente Emmanuel Macron che, dopo la conferma all'Eliseo, vede a rischio la maggioranza di deputati sulla quale il governo poteva contare fino ad ora. Ed è una risalita della sinistra, in parte oltre le aspettative, riunita dopo la lezione delle presidenziali, che insidia la maggioranza di governo e potrebbe fare di Macron un presidente ridimensionato nel suo secondo mandato.

Nel primo turno delle elezioni legislative, che, lo ricordiamo, eleggono i 577 deputati dell'Assemblée Nationale, la maggioranza presidenziale uscente di Emmanuel Macron, riunita nella coalizione Ensemble!, ha ottenuto il 25,75% dei voti, cioè soltanto 21.442 voti in più (+0,09%) rispetto all'alleanza di sinistra Nupes raccolta intorno a Jean-Luc Melenchon (25,66%). Diventa così più difficile per il presidente conquistare la maggioranza assoluta di 289 seggi all'Assemblée Nationale. Negli exit poll delle tv francesi Melenchon sembrava addirittura in vantaggio, sia pure con un margine molto ridotto. Poi lo scrutinio ha riportato la partita in sostanziale parità.

Dunque, da questo primo turno si evince un testa a testa fra Macron e Melenchon. Indice del fatto che vi è voglia di cambiamento rispetto alla vecchia linea.

Staccato invece il Rassemblement National di Marine Le Pen, che ha ottenuto fra il 18,5 e il 19,8% dei voti, e che potrebbero valere tra i 15 e i 30 seggi. Un risultato sempre più deludente. La Destra, a parte in Ungheria, si dimostra sconfitta in diversi paesi europei. Complice la linea ambigua assunta durante la pandemia e l’atlantismo alternato ad un atteggiamento filo-russo che rende fortemente ambigue molte delle forze politiche sovraniste.

Ma il dato più preoccupante ed in perenne crescita risulta l'astensione. Vero vincitore delle elezioni di molti paesi europei in questi ultimi anni. In questo primo turno è arrivata a un livello record, raggiungendo secondo Ipsos il 52,3%. Una dimensione che un tempo spettava ai partiti di massa, oggi la “massa” rimane a casa. Sfiduciata sempre più da una politica corrotta, ambigua e incoerente. Dopo il crollo delle grandi ideologie i sistemi politici liberali si sono trovati in crisi. In assenza di grandi leader e della capacità di coinvolgere il popolo, hanno provato a camuffarsi in mille sigle diverse, ma dal sapore sempre uguale.

Questa delusione c’è e si percepisce, e la si nota anche in queste elezioni francesi. Nelle scorse presidenziali Macron, massimo rappresentante del sistema, ha retto l’onda d’urto delle destre. Questa volta non c’è l’ha fatta a contenere le sinistre e i neocomunisti di Melenchon. È chiaro che i francesi non si sono risvegliati improvvisamente comunisti o fascisti, questo voto significa che c’è un malcontento più profondo alla base di questi risultati.

Da un lato l’insofferenza per l’Unione europea, soggetto ritenuto castrante anche per le ambizioni delle Forze Armate. Dall’altro la consapevolezza che in Francia vi è una “grandeur” solo di facciata. Nei fatti di politica estera sta collezionando fallimenti dopo fallimenti, e nel frattempo i tassi di disoccupazione e la pressione fiscale continuano a salire. Questa situazione dovrebbe far riflettere anche noi italiani. Il popolo francese è esausto, e se oggi lo fa votando Melenchon o astenendosi, domani potrebbe dimostrarlo in un altro modo.

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Articolo pubblicato il 13/06/2022