Una finestra sul mondo

Il contributo di Adele Piazza

Da troppo tempo, pur rivendicando con orgoglio la nostra indipendenza di giudizio, ci siamo giocoforza concentrati su covid, i vaccini , le giravolte dei virologi ed ora dibattiamo le vicende belliche con le disastrose conseguenze sulle nostre vite e l’economia della nostra regione, dell’Italia e dei paesi  europei.

Per volgere lo sguardo altrove ringraziamo la nota giornalista Adele Piazza che ci presenta una finestra sulla realtà delle relazioni industriali e del vulnus che caratterizza la  legislazione in materia di lavoro e di diritti sindacali vigente negli Stati Uniti.

Articolo ed argomentazioni utili per gli studiosi di legislazioni comparate, oltreché idoneo ad arricchire la conoscenza dei lavoratori dipendenti in Italia, usi a confrontarsi con altre situazioni e trattamenti.

O non è proprio dappertutto così?

“Apple, i sindacati entrano in azienda.

Anche Apple, come Amazon e Starbucks, vede nascere il primo sindacato in un negozio degli Stati Uniti d’America. Tutto questo è accaduto a Tonwson, nell’area di Baltimora, in Maryland: 65 dipendenti hanno votato a favore della costituzione del sindacato, 33 contro.

Ovviamente Apple aveva sempre cercato di scoraggiare possibili tentativi di aggregazione. In tutto i punti vendita al dettaglio dell’azienda nel Paese sono circa 270, ma sarà difficile arrestare la tendenza alla sindacalizzazione tra i lavoratori Usa che si sta registrando nei negozi, nei ristoranti e nella compagnie tech. Sono parecchi i casi simili, oltre ad Amazon e Starbuks, si sono verificati nella catena di prodotti outdoor Rei e all’interno dell’azienda produttrice di videogiochi Ravem Software. Le richieste sono dappertutto le stesse: salari più alti, maggiori benefit e per avere più voce sulle misure anti pandemia.

Un risultato ottenuto tra mille difficoltà giacché negli Usa vigono norme – che nessuno è mai riuscito finora a cambiare, neanche l’ex Presidente Obama – per le quali il sindacato per entrare in azienda deve essere “votato” in maggioranza dai lavoratori. Lavoratori con fortissime pressioni a votare no, grazie a un’attività costante di “persuasione” padronale che è ammessa dalle leggi e che si chiama union busting.

Una pratica che prevede periodiche riunioni antisindacali negli stabilimenti, in cui consulenti strapagati e manager incoraggiano i dipendenti a lasciar perdere. Ma la storia insegna che alla fine il buon senso dei lavoratori prevale su tutto”.

Adele Piazza

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Articolo pubblicato il 21/06/2022