Disco verde per Draghi al Senato sulla mozione Ucraina

Si chiamerà "Insieme per il futuro". Il gruppo degli scissionisti che va con Di Maio

Ieri si è vissuta una giornata pesante nei palazzi della politica romana, ma si è trovata, all’ultimo minuto la quadra sul documento che da il via a Draghi per recarsi a Bruxelles.

Il presidente del consiglio supera così la prova del voto al Senato sull'Ucraina. Intesa, dopo le comunicazioni del premier in Aula, sulla risoluzione di maggioranza. "Il governo italiano insieme ai partner Ue e G7 intende continuare a sostenere l'Ucraina come il Parlamento ci ha chiesto di fare", ha detto il premier.

E' stata approvata con 219 favorevoli, 20 contrari e 22 astenuti la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio nell'aula del Senato, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno.

Bocciate invece le risoluzioni presentate da Cal, dalla senatrice Elena Fattori del gruppo Misto, del senatore di Italexit, Gianluigi Paragone e di Fratelli d'Italia (su cui è stato chiesto il voto per parti separate).

Su tutte il governo aveva espresso parere contrario. Il testo della risoluzione delle forze di maggioranza è il frutto di una mediazione lunga e complicata, raggiunta dopo l'intervento di Draghi.

Poggia in particolare su un passaggio in cui si sollecita il governo a continuare a garantire "il necessario e ampio coinvolgimento del Parlamento" ai principali summit internazionali, come previsto dal decreto Ucraina e - si legge nella risoluzione - "comprese le cessioni di forniture militari".

E' questa la formula trovata per tenere in equilibrio l'esigenza del governo di citare il decreto Ucraina, che ha autorizzato l'invio di armi a Kiev, e quella sollecitata soprattutto da M5s e Leu di un maggiore coinvolgimento delle Camere nelle decisioni governative.

Il premier ha lasciato Palazzo Madama e a chi gli chiedeva se fosse preoccupato per il governo ha replicato semplicemente: 'No'.  

Mozione approvata da tutta la maggioranza. Compreso Leu che nei giorni scorsi, recalcitrava un po’, in quanto voleva esprimere qualcosa di sinistra, oltre ai grillini.

Nello stesso pomeriggio di ieri, il colpo di scena di Luigi Di Maio.

Sbatte la porta, esce dal movimento, fonda "Insieme per il futuro” usando una dizione già sfruttata da altri per elezioni locali e si tira dietro un numero considerevole di parlamentari.

Nell serata di ieri, lo stesso Di Maio ha presentato la neonata iniziativa politica al Capo dello Stato.

La contraddizione palese si riscontra, sotto il profilo parlamentare ed è inspiegabile. Un partito  politico che vota compatto una mozione difficile e per certi versi divisoria, poi si spacca.

Quali conseguenza per il governo?

Ma rimettiamoci a quel che sempre nella serata  di ieri, ha dichiarato Di Maio, battezzandola “Operazione verità”

“Lascio il Movimento 5 Stelle. Da oggi inizia un nuovo percorso”. Luigi Di Maio annuncia l’addio al Movimento 5 Stelle. “Quella di oggi è una scelta sofferta, che mai avrei immaginato di dover fare. Oggi io e tanti altri colleghi lasciamo il Movimento 5 Stelle, lasciamo quella che da domani non sarà più la prima forza politica in Parlamento”, ha detto il ministro degli Esteri.

"Ringrazio il Movimento, che in questi anni mi ha dato tanto, ma anch'io credo di aver dato il massimo", ha aggiunto il titolare della Farnesina mettendo in chiaro: "Nessuno ha intenzione di creare una forza politica personale. Ci mettiamo in cammino, partendo dagli amministratori locali. Dovrà essere un'onda con al centro le esigenze territoriali. Non ci sarà spazio per l'odio, il populismo, sovranisti ed estremismi".

"Da oggi inizia un nuovo percorso per fare progredire l'Italia da Nord a Sud abbiamo bisogno di aggregare i migliori talenti e le migliori capacità, perché uno non vale l'altro", ha sottolineato. E in conclusione:” Continueremo a sostenere il governo con lealtà e massimo impegno",

Di Maio con una punta di soddisfazione  ha precisato che da oggi il M5S non sarà più il primo partito ed ha rimesso in discussione se stesso, prendendo le distanze dall’”uno vale uno” e dell’inconsistenza dei ministri grilini e dei soggetti decisori, elogiando invece  la meritocrazia e la competenza.

La pattuglia parlamentare che si porta dietro Luigi Di Maio, a quanto si dice, dovrebbe essere consistente. 

L’interrogativo che circolava nella serata di ieri, verteva sulla permanenza dei grillini al governo e sulle eventuali ripercussioni sulla Lega.

Agli italiani, oggi come ieri interessa conoscere le misure che il governo intenderà mettere in atto per ridurre l’impatto  dell’aumento dei prezzi dell’energia e se, in presenza della crisi idrica il Governo e gli enti locali, continueranno a soggiacere ai compromessi avversi alla costruzione degli invasi.

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Articolo pubblicato il 22/06/2022