In scena! Luci e colori nei costumi di Caramba

Fino al 4 settembre 2022 al Museo Accorsi – Ometto di Torino

Chi è stato Caramba?

Uomo poliedrico, giornalista satirico, critico teatrale, costumista, scenografo e regista.

Luigi Sapelli era il suo vero nome: nasce a Pinerolo nel 1865 e conclude la sua vita a Milano nel 1936. Muore il 10 novembre, nella sua casa, due giorni dopo, il funerale fa una tappa davanti alla Scala: dal balcone del teatro le allieve del corpo di ballo lanciano una pioggia di petali.

Torniamo all’inizio della sua storia, quando frequenta il liceo a Torino e si immerge nel clima artistico e bohémien del Caffè Molinari di piazza Solferino.

A soli 18 anni fonda la rivista Libellula, dove compaiono i suoi primi disegni, frutto di idee rivoluzionarie. Gli piaceva fare uso della esclamazione spagnola “caramba!”, che dal 1884 diventa il suo nome d’arte.

E proprio a Torino, nel 1897, ha l’incontro rivelatore con il produttore Scognamiglio e il maestro Toscanini. Tutti e tre sono animati dallo stesso desiderio di cambiamento, pur provenienti da culture e ambienti diversi.

Nel 1908 viene chiamato “Mago” in occasione della prima rivista italiana, Turlupineide, per la quale crea gli effetti scenici.

Dal 1922 è chiamato alla Scala di Milano, come direttore degli allestimenti scenici.

Adorato da Lyda Borelli, dalle sorelle Gramatica, da Virginia Reiter, era il punto di riferimento per Eleonora Duse, che non badava a spese per la creazione dei propri abiti (e Caramba arriva a fornire costumi di scena e abiti da sera per lei).

Il Museo Accorsi – Ometto ha deciso di ricordare questo grande creatore di effetti. Già nel 1907 Giuseppe Adami scriveva di lui: “Quando si dice: la tale o tal’altra produzione è foggiata sui figurini di Caramba il pubblico sa già per lunga prova che assisterà ad una festa di colori e di luce; che avrà dinanzi agli occhi quadri vivi e veri…”.

Sono esposti una quarantina di costumi, scelti fra la collezione Devalle di Torino. Tra i pezzi più pregiati della Casa d’Aste Caramba, da lui fondata a Milano nel 1909 (che avrà una succursale a Parigi), si trovano esemplari per il dramma dannunziano Parisina e per la prima della Turandot di Toscanini del 1926; costumi rinascimentali realizzati con i velluti di Fortuny, a sottolineare la collaborazione fra due grandi artisti (Mariano Fortuny y Madrazo, Granada, 11 maggio 1871 – Venezia, 3 maggio 1949; a lui si deve l'ideazione della plissettatura, brevettata nel 1909; ha anche inventato una lampada innovativa basata su un nuovo metodo di propagazione e diffusione della luce in ambito scenografico).

Le ricerche e gli studi preparatori per la mostra hanno regalato anche alcune scoperte!

Il manto “piumato” è stato attribuito alla Parisina di Mascagni, su libretto di D’Annunzio, indossato dalla soprano Tina Poli Randaccio durante la prima rappresentazione. E il manto usato da Elisa Cegani nel film “La corona di ferro” di Alessandro Blasetti (1941) è stato usato da Maria Callas per il Nabucco del 1949 al San Carlo di Napoli.

Caramba ha dedicato la sua vita e le sue energie per rinnovare e rimodernare la concezione del costume nello spettacolo: ha creato capolavori che, pur essendo espressione del suo periodo storico, nascevano da uno studio attento del tempo, del contesto e del personaggio che dovevano rappresentare, e nulla era lasciato al caso. In questo modo ogni bozzetto, ogni figurino, ogni costume diventavano un’opera d’arte dentro l’opera d’arte che si sarebbe rappresentata in scena.

Caramba disegnava i suoi bozzetti in bianco e nero, poi vi applicava ritagli del tessuto da realizzare, per evitare che la sartoria commettesse anche il minino errore nella scelta dei colori. Ecco perché questo “Mago”, trapiantato dalla provincia piemontese alla rutilante Milano, riesce ancora a comunicarci la maestria del fare, il sapere del lavoro, fino alla ricerca della perfezione nei più minuti particolari.

Le sue creazioni portavano lo spettatore dentro un’altra dimensione. La magia dello svolgimento di questa mostra è poter esporre un abito di Caramba accanto a un mobile di Piffetti; oppure tre mantelli con cappuccio accanto al Cignaroli.

Al Museo Accorsi - Ometto abiti, quadri, arredamento, tutto si tiene: possiamo chiudere gli occhi e immaginare una quinta teatrale, o un laboratorio di sartoria, e poi rievocare le musiche di Mascagni o Toscanini sulle parole di D’Annunzio e lasciare libera la mente verso l’assoluto, verso quella perfezione che non è per noi umani, sfiorata da Caramba con le sue creazioni.

La mostra rimarrà aperta fino al 4 settembre 2022.

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Articolo pubblicato il 29/06/2022