Il caso dello Sconosciuto di Collegno

Tavola Rotonda alla Collegno Fòl fest

Nella mattina del 23 giugno, nell’ambito delle manifestazioni programmate per la prima edizione della Collegno Fòl Fest si è tenuta la Tavola Rotonda “Il caso dello Sconosciuto di Collegno tra pseudo identità e analisi dei percorsi valutativi”, che avevamo annunciato in anteprima il 26 maggio.

La Collegno Fòl Fest, che si svolge dal 19 al 26 giugno, vuole occuparsi di salute della mente; nasce per volontà della Città di Collegno e del Dipartimento Interaziendale di Salute Mentale dell’ASL TO3 – AOU San Luigi Gonzaga, del Centro Esperto Regionale Servizio IESA ASLTO3 ed in collaborazione con ARCI Valle Susa Pinerolo, Cooperativa Il Margine ed il supporto di una fitta rete di collaborazioni di associazioni, cooperative, enti e istituzioni cittadine e non.

La Tavola Rotonda “Il caso dello Sconosciuto di Collegno tra pseudo identità e analisi dei percorsi valutativi” ha aperto il programma scientifico della Fòl Fest con lo scopo di riaccendere i riflettori sulla vicenda dello Smemorato di Collegno e sul tema delle persone scomparse.

Ci troviamo all’interno della ex Lavanderia a Vapore di corso Pastrengo 5, in Collegno, un ambiente suggestivo: un lungo fabbricato con la ciminiera su un lato, dove si lavavano panni e abiti dell’intero ospedale. La palazzina che sta a lato sembra un locale di portineria o guadiania… invece era l’ambiente dedicato alle camere mortuarie.

Questo era il manicomio più grande d’Italia, per questo motivo l’incontro di oggi assume anche un valore simbolico e di memoria. Un manicomio era uno spazio di disagio e di sofferenza, oltre che di allontanamento dalla famiglia e dalla società, per esseri umani che già soffrivano un loro tormento personale e interiore.

Ai lavori di oggi hanno partecipato qualificatissimi invitati.

Rossella Salvati (Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Procura di Torino), si è occupata dell’attendibilità della prova scientifica nell’identificazione dello sconosciuto secondo la giurisprudenza, con molti esempi tratti dalla cronaca nera e giudiziaria degli ultimi anni.

Il nostro vicedirettore Milo Julini, autore del volume “Indagine sullo smemorato di Collegno” (2004), è riuscito nell’ardua impresa di condensare la vicenda, soffermandosi sul percorso di identificazione dello Smemorato in Mario Bruneri operato dalla magistratura italiana, riportando così ai giorni nostri una storia affascinante e drammatica sbocciata in un clima perbenista alto borghese.

Guglielmo Gulotta, che si è collegato in remoto (avvocato, psicologo, già Professore Ordinario di psicologia giuridica presso l'Università degli Studi di Torino), ha sviluppato il tema “Il caso di Collegno: l’origine della psicologia forense”.

Giancarlo Di Vella (Professore Ordinario di medicina legale e direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università degli Studi di Torino) ha parlato de “L’Identificazione personale: procedure e protocolli”.

Caterina Migliazza (Presidentessa dell'associazione onlus "Cercando Fabrizio e..." ha regalato frammenti di una vita dedicati alla memoria: è la mamma di Fabrizio Catalano, un figlio scomparso di cui non si hanno più tracce dal 2005.

Emiliano Bezzon, giornalista e scrittore, ha moderato la Tavola Rotonda che è stata organizzata da Roberto Dosio, Vice Commissario della Polizia Municipale di Collegno.

Che cosa significa perdersi ed essere dimenticati nella società odierna, all’apparenza lontanissima da quella del caso Bruneri Canella?

Partendo dal dato di 968 cadaveri non identificati nelle camere mortuarie, una domanda inedita è emersa dal dibattito: tutti gli uomini italiani, abili al servizio militare fin che è esistito, hanno depositato le impronte digitali alla visita di leva. Che ne è stato di quel patrimonio di dati di cui non sappiamo più nulla? Quanto potrebbe essere utile nel caso di persone scomparse o per la risoluzione di casi criminali?

In Italia contiamo un vero esercito di scomparsi, ossia persone scomparse nel nulla, di cui non si hanno più tracce, se non i ricordi e la memoria dei familiari. L’anno scorso, ogni giorno sono state presentate mediamente 37 denunce di scomparsa.

Dati approssimati (ovviamente per difetto) dichiarano 68.000 scomparsi dal 1974, un numero incredibile, una città intera (poco meno della popolazione di Asti, per fare un paragone reale).

Altre domande sono emerse: chi si perde, lo fa volontariamente o per un lento distacco dalla vita? Perché non ci accorgiamo di queste persone che si dissolvono, come fantasmi in un film di fantasy?

Non possiamo che essere grati e dare il benvenuto a questa manifestazione che, attraverso i moltissimi eventi programmati con un grande impegno e sforzo organizzativo, vuole dare luce a un fenomeno sommerso, per il quale non bastano di certo i riflettori del mercoledì sera tenuti accesi da Federica Sciarelli e dal programma televisivo “Chi l’ha visto?”.

E per le famiglie degli scomparsi non vi è alcun aiuto (legale, psicologico, tributario). Anche i familiari sembrano scendere nella terra di nessuno degli scomparsi, aumentando il numero dei senza nome, dei senza volta, dei senza dignità.

La nostra società deve compiere ancora molta strada per restituire dignità a questa plaga quasi sommersa dall’indifferenza.

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Articolo pubblicato il 26/06/2022