La Corte Suprema americana dice "Stop all'aborto"

La Costituzione non garantisce un diritto all'aborto. L'autorità di regolare l'aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti.

Il 24 giugno passerà alla storia come la giornata in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha cancellato il diritto all’aborto.

La sentenza della Corte Suprema è straordinariamente importante in quanto, con un solo atto, ha cancellato formalmente la sentenza “Roe contro Wade” che dal 1973 in avanti ha permesso a milioni di donne di interrompere la gravidanza e di uccidere altrettanti feti indifesi.

I nove giudici riuniti a consulto hanno dibattuto a lungo ma il risultato della votazione non ha lasciato spazio a fraintendimenti. Sei togati hanno detto “stop all’aborto” mentre solo tre hanno votato per lasciare le cose come stavano.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che non ha alcun potere sulla Corte Suprema, nel commentare la sentenza ha detto: “E’ un tragico errore che riporta l’America indietro di 150 anni”.

L’anziano politico non ha gradito la decisione dei giudici che hanno motivato la sentenza così: “La Costituzione non garantisce un diritto all’aborto. L’autorità di regolare l’aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti. La sentenza Roe è stata sbagliata in modo eclatante sin dall’inizio; la sua argomentazione era eccezionalmente debole, e ha avuto dannose conseguenze e piuttosto che portare ad un accordo nazionale sulla questione dell’aborto, ha infiammato il dibattito ed aumentato le divisioni”.

Il giudice Samuel Alito, nel fornire queste spiegazioni, ha detto una cosa importantissima: “l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo ed ai suoi rappresentanti”.

Proprio sulla base di questa dichiarazioni Arkansas, Idaho, Mississippi, Missouri, North Dakota, Kentucky, Louisiana, Oklahoma, South Dakota, Tennessee, Texas, Utah e Wyoming hanno leggi che prevedono che si possa abortire solo immediatamente dopo il concepimento impedendo che si possano uccidere feti già maturi e ben formati.

In Ohio e Georgia, dopo la sentenza della Corte Suprema, si è dato l’avvio all’iter per l’approvazione di una legge che vieti l’aborto in ogni caso, in ogni tempo ed in ogni circostanza.

In Idaho, Iowa, Michigan, South Carolina, Texas, West Virginia e Alabama ci sono già leggi che mettono al bando l’aborto ma entreranno in vigore solo dopo un’attenta e democratica discussione parlamentare.

Joe Biden, presidente in caduta libera in tutti i maggiori e più accreditati sondaggi, strizza l’occhio a chi della vita umana non ha alcun rispetto e fa un proclama che sa di disperazione: “Fatemi essere molto chiaro e non ambiguo. L’unico modo in cui possiamo garantire il diritto di una donna a scegliere è che il Congresso ripristini le protezioni di “Roe contro Wade” come legge federale. Nessuna azione esclusiva del presidente può farlo”.

Insomma Biden non ha rispetto della Corte Suprema e chiede al Congresso degli Stati Uniti d’America di fare una legge federale che inibisca, di fatto, la sentenza dei giudici della suprema istituzione.

La Pontificia Accademia per la Vita, ente preposto a trattare questo tema per conto della Santa Sede, appreso il testo della sentenza ha diramato una nota stampa molto pragmatica: “Il parere della Corte mostra come la questione dell’aborto continui a suscitare un acceso dibattito. Il fatto che un grande Paese con una lunga tradizione democratica abbia cambiato la sua posizione su questo tema sfida anche il mondo intero”.

Da queste dichiarazioni si percepisce un chiaro riferimento alla Legge 194/1978 che in Italia legalizza e regolamenta l’Interruzione Volontaria di Gravidanza. L’Italia continuerà ad essere un Paese abortista o prenderà esempio dagli U.S.A. rivedendo magari la legge poc’anzi citata?

Il Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America ed Arcivescovo di Los Angeles, Mons. José H. Gomez, e il Presidente del Comitato per le attività Pro-Life nonché Arcivescovo di Baltimora, Mons. William E. Lori, hanno fatto sapere che “questa è stata una giornata storica nella vita del Paese, che suscita pensieri, emozioni e preghiere. Per quasi cinquant’anni l’America ha applicato una legge ingiusta che ha permesso ad alcuni di decidere se altri possono vivere o morire; questa politica ha provocato la morte di decine di milioni di bambini prenati, generazioni a cui è stato negato il diritto di nascere”.

Donald Trump – che ha personalmente nominato 3 dei 9 giudici della Corte Suprema – intervistato da “Fox News” si è detto pienamente favorevole con la sentenza della Corte Suprema e ha dichiarato che ora si può “seguire la Costituzione e restituire i diritti. E’ la volontà di Dio”. Il suo ex-VicePresidente Mike Pence, invece, ha solo detto: “La vita ha vinto”.

Non mancano voci contrarie a questa sentenza anche in terra nostrana.

La parlamentare Emma Bonino, che nel giugno del 1975 venne arrestata per disobbedienza civile contro la legge che vietava l’aborto, appreso l’esito della sentenza ha tuonato: “La sentenza della Corte Suprema dopo 50 anni cancella il diritto di aborto negli Usa a livello federale, perdendo così il livello di costituzionalità, è un richiamo forte anche per noi, donne e uomini in Italia e in Europa: sui diritti non si può mai rimanere fermi, se non si va avanti si rischia di andare indietro.

E’ sicuramente un passo indietro, e la mia solidarietà va alle donne americane che si ritrovano nella stessa situazione di decenni fa con una sentenza tutta intrisa di politica, visto che i giudici eletti erano stati nominati dall’amministrazione Trump”.

Per la leader di “+Europa” dunque ammazzare dei bambini nel grembo materno è un diritto e parla addirittura di “andare avanti”… avanti dove? Avanti in che senso?

Certamente continueremo a seguire questa importantissima vicenda certi che, ben presto, anche in Europa ed in Italia si tornerà a scegliere sul doloroso tema dell’aborto.

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Articolo pubblicato il 26/06/2022