Una riflessione per una vera Pace (interiore)
La Terra vista dalla Luna

Da troppi mesi ormai si sente parlare di guerra. Forse il Cosmo ci può venire in soccorso e in ispirazione.

Qualche mese fa ho assistito, tramite YouTube, al lancio del razzo della missione denominata Crew-4, la quale ha portato quattro astronauti sulla stazione spaziale internazionale. L'ancoraggio della navicella alla stazione spaziale è avvenuto sedici ore dopo il lancio e dopo che essa ha compiuto varie rivoluzioni attorno al nostro pianeta.

Questi lanci ormai stanno diventando una routine, ma assistere alla preparazione degli astronauti, al lancio e poi all'ancoraggio, mi ha dato una profonda emozione, una sensazione che ora vorrei condividere con voi su questo argomento.

La tecnologia raggiunta per questi lanci è veramente sorprendente. Ciò che la specie umana è riuscita a fare è qualcosa di stupefacente e meraviglioso. Una organizzazione così meticolosa, con persone altamente preparate in vari campi della scienza, e una tecnologia assolutamente di punta, permettono all'essere umano di raggiungere lo spazio e di rimanere lì per dei mesi, conducendo esperimenti scientifici di ogni tipo.

Il razzo di norma raggiunge una velocita di 30.000 km/h in pochi minuti.

Là, dopo una serie di procedure, l'equipaggio viene ricevuto con grande felicità dagli astronauti presenti nella stazione. Vediamo allora che le persone si abbracciano con larghi sorrisi e una certa emozione, mentre galleggiano nello spazio a gravità zero. Riflettendo su tutta questa tecnologia, mi sono chiesto che senso possano avere ancora le conflittualità nazionali delle persone che si ritrovano in questa stazione spaziale.

Essi si ritrovano in una condizione in cui non appartengono a nessun territorio, a nessun paese, perché si trovano in una situazione sui generis, fuori dal pianeta Terra.

Anzi, essi vedono il pianeta da una posizione totalmente anomala rispetto all'esperienza a cui l’umanità è abituata da migliaia di anni.

Sono significative a riguardo le parole dell'astronauta italiano Luca Parmitano, che è rimasto molti mesi a comando di quella stazione quando disse, riferendosi agli astronauti che sono partiti con lui, che hanno lasciato la terra come colleghi e sono ritornati come fratelli. In effetti queste persone si ritrovano in una situazione talmente particolare che diventa conseguente la conclusione che siamo membri di un'unica grande famiglia umana, e che la condizione degli astronauti nello spazio è una metafora della condizione umana qui sulla Terra.

L'esperienza degli astronauti è molto educativa, e suggerisce che la specie umana deve comprendere il prima possibile che le dispute per territori o per le frontiere sono assurdità costruite dalla mente, anomalie della nostra percezione della realtà che causano più disastri nel pianeta che benefici; e che lottare per la prosperità del proprio status a detrimento di altri è una forma di egoismo irrazionale.

Questi astronauti comprendono meglio di altri che nella condizione in cui si trovano, non ha nessun senso essere americani, russi, italiani, tedeschi o cinesi. Ciò che veramente conta è che ognuno faccia la sua parte affinché l'insieme della comunità ne tragga i benefici; imparando a collaborare, perché da molto tempo ormai sappiamo che la competizione è fonte di disastri, di impoverimento, di inaridimento in tutti i campi dell'esperienza umana.

Nonostante molti ancora insistono nel diffondere l'idea che dobbiamo essere competitivi, molti altri hanno compreso che in una competizione se qualcuno vince molti altri perdono, e dunque capiscono che questo modo di pensare è pernicioso alla vita.

Lo spazio invece ci insegna a vedere la realtà da un'altra prospettiva, un punto di osservazione dove non si vedono le frontiere tra paesi, dove si percepisce una sola umanità e, in generale, una superficie del pianeta brulicante di vita.

Il cosmo ci insegna che i paesi si devono unire per raggiungere i migliori risultati, che la conoscenza costituisce la vera salvezza dell'essere umano e la realizzazione del suo scopo in quanto anima incarnata. D'altra parte, quando un astronauta rivolge lo sguardo nella direzione opposta alla Terra percepisce un senso di immensità che produce immediatamente un sentimento di umiltà.

La Terra, vista da lì, è come un granello di sabbia in una spiaggia, dove oltre ad altri granelli, ci sono anche dei grossi massi incandescenti. Ed così che lo sguardo si perde in un'immensità indescrivibile. Da qui se ne deduce che la vera e unica pace non è il risultato di un'ideologia imposta, di un sistema socioeconomico o di una semplice credenza, ma il frutto di una vera trasformazione interiore della coscienza.

La pace che noi dovremmo acquisire, dovrebbe sussistere, prima ancora che negli altri, inizialmente dentro noi stessi.

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Articolo pubblicato il 31/07/2022