I volumi dei marchesi D’Oria

La biblioteca storica di Ciriè (di Alessandro Mella)

Il municipio di Ciriè (Torino) trova storicamente sede nell’antico palazzo che fu dei marchesi D’Oria tra belle reminiscenze architettoniche ed un piccolo, sobrio, perfettamente proporzionato giardino.

La sede, così ricca d’arte e di storia, è assolutamente prestigiosissima e ben si presta all’importante ruolo istituzionale e rappresentativo che oggi incarna ospitando uffici, la sala consiliare, la polizia municipale e non solo.

Proprio per la sua antica storia, al primo piano, è possibile visitare, oltre alla celeberrima quadreria dei D’Oria, anche la loro storica biblioteca ricca di volumi antichi dalle meravigliose legature e dai preziosi contenuti. Una meraviglia per i bibliofili e gli appassionati dei volumi d’un tempo. I pannelli esplicativi ci permettono di conoscerne un poco le vicende.

Fu nel 1576 che i Savoia concessero ai D’Oria di Oneglia i territori del ciriacese e che questi scelsero di collocarsi, quale residenza estiva, all’allora Palazzo Provana ove si recavano per brevi periodi mantenendo salda la loro residenza in Torino, assai più vicina alla corte sabauda.

Pur essendo una residenza secondaria, comunque, i D’Oria iniziarono a raccoglie libri e documenti a Ciriè ove, del resto, gli spazi non mancavano. E come s’usava allora essi scelsero volumi dedicati agli argomenti più disparati e scritti in più lingue con abbondanza d’opere francesi.

Ciò non deve stupire poiché a quel tempo questa lingua rappresentava l’idioma diplomatico più diffuso tanto che lo si parlava abitualmente anche alle corti di Berlino e San Pietroburgo. Aveva, in sostanza, il ruolo che oggi ha assunto l’inglese.

La biblioteca assunse, comunque, una sua fisionomia tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento quando il marchese Emanuele, ultimo della dinastia, decise di stabilirsi definitivamente a Ciriè e qui collocare la sua residenza contestualmente alla sua nomina a sindaco della città.

Appassionato fotografo, curioso per natura, bibliofilo, volle collocare lui la raccolta dei libri nel Salone delle Feste. Fu proprio per via della sua viva passione per la fotografia che oggi si dispone di foto del tempo della biblioteca che, nel 1923 passò al Comune di Ciriè con i suoi 9500 volumi risalenti ad un periodo che va dal ‘400 al tardo ‘800. Molti, tra l’altro, con annotazioni autografe dei D’Oria e con gli ex libris del marchese.

Malgrado, comunque, il passaggio del 1923 fu solo nel 1931 che la ricca biblioteca fu catalogata e resa fruibile dal pubblico. Tuttavia, con poca vivacità anche dopo la revisione del catalogo avvenuta nel 1951 forse per assicurarsi anche che le vicende belliche non avessero danneggiato i materiali e condotto alla dispersione di parte di essi.

Dizionari, atlanti, trattati di vari temi, documenti antichi e volumi sulle più disparate discipline rendono questa raccolta di straordinario interesse e valore culturale ed è grande merito dell’amministrazione ciriacese averne reso possibile la consultazione e la visita alla cittadinanza proprio nella collocazione originale voluta da Emanuele D’Oria.

Di grande impatto sono, tra l’altro, gli statuti e le franchigie medievali esposti nelle teche illuminate e poste al centro della sala. Tali da documentare i rapporti di Margherita di Savoia con Ciriè ma anche la vita sociale della città del tempo.

La bellezza e l’importanza di questa collezione, la cui visita ovviamente si consiglia, non è sfuggita al noto critico d’arte prof. Vittorio Sgarbi il quale, nel marzo 2022, l’ha visitata ed apprezzata accompagnato dal sindaco Loredana Devietti.

Un vero scrigno di storia, cultura, arte, scienza e letteratura custodito dai ciriacesi che, a pieno titolo, possono certo andarne orgogliosi.

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 06/07/2022