Una piaga criminale che è sempre più aggressiva
La “sorpresa” sgradita è purtroppo un evento imprevedibile, sempre in agguato, che suscita nel malcapitato una inevitabile reazione d’indignazione, di rabbia e di profondo malessere psicologico.
Precisiamo che, tra il nutrito elenco delle disavventure, che possono colpire una persona, il furto dell’autovettura (o di ogni altro veicolo per il trasporto) è un fatto particolarmente odioso e vile.
Infatti, questa specifica attività criminosa mette in evidenza una trama ramificata che coinvolge molti attori, che operano a diverso titolo e in modo complementare, del sottobosco delinquenziale della società.
Inoltre, considerata la dimensione quantitativa del fenomeno, questa rappresenta la quota maggioritaria, rispetto ai furti delle altre tipologie merceologiche. Una rapida statistica conferma che praticamente la stragrande maggioranza degli individui o delle famiglie, nel corso della vita, è stata vittima di questa traumatizzante disavventura.
Un fenomeno che, giocoforza, è subito passivamente con totale e sconfortante impotenza da parte delle vittime, su cui grava il danno e la beffa.
Di regola il furto d’autovetture è compiuto da singoli o da gruppi di “balordi” che, attrezzati di apparecchiature elettroniche, sono in grado di “forzare o aprire” la portiera del veicolo e di attivare il meccanismo d’avviamento. La tecnologia che utilizzano è sofisticata, a cui aggiungono una inventiva e una abilità operativa altamente professionale.
Esiste anche un’opzione subordinata nel caso in cui, difficoltà impreviste, impongano il “prelievo” del mezzo con il carro-attrezzi. La spavalderia e l’audacia criminosa di questi delinquenti-guasconi del furto supera ogni immaginazione.
Realizzato il furto, il destino della “preda” può avere diverse destinazioni. L’auto “predata” può essere nascosta presso “carrozzieri complici” o da sedicenti “operatori similari” che provvedono alla spoliazione sistematica (“cannibalizzazione”), per recuperare le parti che diventano lucrosi “pezzi di ricambio”. Oppure essere “trasformate” per poi essere, attraverso un complesso giro di complicità, rivendute all’estero (di regola nei paesi del terzo mondo e per le autovetture “premium” e per i SUV, preferibilmente verso i mercati della Serbia, Bulgaria, Romania, ecc.).
Appare evidente che questa complessa procedura, che non mostra ostacoli o rallentamenti operativi, dimostra un alto grado di efficienza e di organizzazione da parte di una “criminalità imprenditoriale” che non teme rivali.
In Italia il numero dei furti d’autovetture è rilevante e secondo statistiche ufficiali nel 2021 è stato di 75.471 unità, ma nella realtà è sicuramente più consistente. Le Regioni più colpite sono la Campania, il Lazio, la Puglia, la Sicilia e la Lombardia, ma il Piemonte si sta allineando a questi livelli. Le auto più rubate sono la Fiat Panda, La fiat 500, la Fiat Punto e Ypsilon, ecc.
È evidente che la massa di denaro, che questo fenomeno criminale mette in gioco, è in grado di “oliare, intimidire e corrompere” alcuni settori della pubblica amministrazione, (compresi purtroppo sparuti componenti delle Forze dell’Ordine, infedeli e felloni), che possono essere tentati a trasformarsi, a diversi livelli di responsabilità, in complici o in fiancheggiatori occulti.
La Magistratura ha dimostrato ampiamente la complessa e articolata struttura di questa “piovra” criminosa che continua a dimostrare un’incredibile forza propulsiva, che trova una sotterranea alimentazione anche dalla criminalità che gestisce e che attinge da quelle frange violente e pericolose dell’immigrazione clandestina.
Da tenere presente che le leggi in merito permettono interpretazioni penali che sono irrisorie e che nello stesso tempo sono offensive per le vittime che hanno subito il furto.
Questo “fenomeno criminoso” genera insicurezza e disagio nell’opinione pubblica che avverte un senso di pericolosa “assenza” dello stato di diritto, aumentando sempre di più la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Nello stesso tempo questo “fenomeno criminoso”, anche se costantemente contrastato dalle Forze dell’Ordine, continua a dimostrare una incredibile capacità di riorganizzazione e di operare con spavalderia e arroganza, incarnando il ruolo di una “sanguisuga” insaziabile nei confronti della società civile.
La domanda che sorge spontanea è banalmente semplice: per quale motivo, dato l’impegno e la preparazione delle Forse dell’Ordine nel loro complesso, non è possibile eradicare definitivamente questa “piaga” intollerabile?
Altrettanto banale potrebbe essere la risposta: una società immatura e incoerente che non ha ancora raggiunto la consapevolezza che il rispetto della legalità e dell’etica della civile convivenza dovrebbe essere la condizione minima, necessaria e indispensabile per “immunizzarsi” contro la penetrazione del crimine è irreversibilmente vincolata ad essere vittima di questa sua assurda e colpevole contraddizione.
In fondo troppi interessi economici “collaterali” e ben mimetizzati, rappresentati da insospettabili gruppi della società civile e imprenditoriale (sic!), sono coinvolti in questa “area grigia” da cui, con comportamenti opportunistici e ipocriti, traggono irrinunciabili benefici.
Tuttavia, le contraddizioni, l’opportunismo, l’egoismo, il cinismo e la furbizia da quattro soldi, restano una “realtà” antropologica che nessuna etica o morale è ancora riuscita a scalfire. Conseguentemente, “rebus sic stantibus”, pensare ad una rigenerazione generale della società è pura utopia.
Come altrettanto continuerà ad essere una “pia illusione” pensare che, perdurando questo miserabile “contesto” culturale e sociale, si possa esaurire la lucrosa attività del furto degli autoveicoli.
Una società profondamente “malata”, intrappolata in tempi terribilmente incerti e drammatici, continuerà inevitabilmente ad esprime le “patologie” sociali che non è riuscita da tempo a risolvere e che, paradossalmente, sarà condannata ad alimentare a causa dalle sue stesse ataviche contraddizioni.
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Articolo pubblicato il 07/07/2022