Storia dell’Araldica militare
Stemma del Servizio Sanitario dell'Esercito

Terza e ultima parte, di Dario Bego

Fonte: RISM Rivista Italiana di Sanità Militare – Periodico di Storia, Cultura e Scienza, n. 96-97 (Marzo/Giugno 2022).

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Con la Circolare n° 523 del 22 novembre 1948 vennero ristabilite le concessioni di stemmi e motti araldici per i vari corpi dell’Esercito. Con la Circolare n° 210 del 13 febbraio 1950 vennero stabilite le norme e le caratteristiche di ogni stemma dell’Esercito Italiano, mentre con la Circolare n° 121 del 9 febbraio 1987, lo Stato Maggiore dell’Esercito, su impulso della Presidenza della Repubblica, impose, nel quadro di un riordino generale dell’araldica militare, che tutti i Corpi ed Enti militari, che avevano diritto a fregiarsi di uno stemma, rivedessero il disegno, secondo le seguenti direttive:

1) Corpi ed Enti dell’Esercito che hanno diritto a fregiarsi di uno stemma sono tutti quelli ai quali è stata concessa la Bandiera di Guerra;

2) nel loro complesso e nei loro particolari costitutivi, gli stemmi dovranno porre in giusta evidenza i fattori storici che hanno nobilitato il Corpo o l’Ente;

3) lo stemma sarà composto di tre parti: scudo, corona turrita, ornamenti. In tal senso lo stemma araldico sarà composto da:

a) uno scudo appuntato (forma detta sannitica);

b) le sue armi potranno essere formate da tutte le figure (araldiche, naturali ed ideali); per la loro blasonatura ci si dovrà basare principalmente sulle origini, sulle tradizioni, sui legami territoriali e sulle più salienti glorie militari e di fatti d’arme che hanno comportato la concessione di decorazioni al valore militare o glorie di eventuale altra natura dei Corpi. Il capo onorevole d’oro, unico e non soggetto a partizioni, blasonerà le Medaglie d’oro al Valor Militare conseguite;

c) una corona turrita: sarà formata da un cerchio, rosso all’interno, con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili).

Le torri hanno foggia rettangolare e dieci merli alla guelfa (quattro dei quali angolari), sono munite di una porta e di una sola finestra e sono riunite da cortine di muro, ciascuna finestrata di uno. Il tutto è d’oro e murato di nero. Essa sormonterà lo scudo;

d) ornamenti vari che comprenderanno:

d.1) una lista bifida: d’oro, svolazzante, collocata sotto la punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l’alto, riportante il motto. I caratteri saranno maiuscoli lapidari romani, di nero. La lingua da usarsi può essere quella italiana o quella latina e solo eccezionalmente, per fondati motivi tradizionali, sarà consentito l’uso di una lingua straniera o di un dialetto.

d.2) onorificenze: saranno accollate alla punta dello scudo con l’insegna pendente al centro del nastro che avrà i colori della stessa. Non potranno essere accollate più di tre diverse onorificenze e non si dovrà dar luogo alla ripetizione della stessa onorificenza più volte conseguita.

d.3) Nastri rappresentativi delle ricompense al Valore: annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda dal punto predetto, passando dietro la parte superiore dello scudo. Essi si ripartiranno alternativamente ai due lati dello scudo iniziando da destra. La loro larghezza sarà di 1/14 di quella dello scudo e non potranno scostarsi dai fianchi dello stesso di oltre la metà della sua larghezza. Essi saranno tanti quante le medaglie al Valore che fregiano la Bandiera fino ad un massimo di dieci (cinque per lato); qualora il numero complessivo delle decorazioni ecceda il suddetto limite, la stessa ricompensa più volte concessa sarà indicata - a partire da quella di minor prestigio - dal relativo numerico romano, d’oro, caricato sul corrispondente nastro nel senso della larghezza.

Le raffigurazioni autorizzate sono:

1) M.O.V.M.: azzurro bordato d’oro;

2) M.A.V.M.: azzurro bordato d’argento;

3) M.B.V.M.: azzurro;

4) Croce di Guerra: azzurro con due filetti centrali d’argento;

5) Medaglia al Valore dell’Esercito: azzurro con due filetti d’oro;

6) Medaglia al Valor Civile: i tre colori nazionali.

7) Sostegni e tenenti: se ne ammetterà l’impiego soltanto in via eccezionale allorché una particolare ricerca storica convalidi la necessità di tali ornamenti.

Dario Bego

(Fine della terza e ultima parte).

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Articolo pubblicato il 08/07/2022