
L’anticementificazione impone la ricerca di un’urbanistica ecosostenibile (seconda parte).
“Stiamo distruggendo il pianeta a una velocità impressionante per continuare a vivere adoperando troppe cose inutili” (Unforgettable)
Nella parte precedente, alla ricerca di una architettura ecocompatibile ci eravamo imbattuti nel grande precursore, l’architetto torinese Paolo Soleri e Arcosanti, la sua città “per l’uomo” nel deserto dell’Arizona, costruita nel 1970 e tuttora abitata da alcune centinaia di persone. A che punto siamo adesso?
Link della prima parte:
https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=45279
L’odierna dimensione delle “regioni urbane” chiede di essere ripensata, sia nello sviluppo in altezza della skyline, imbuto di calore ascensionale, sia nelle smisurate baraccopoli degli hinterland che, oltre a cumuli di disparità sociali, sono vere e proprie isole di calore che devono essere “acclimatate” e restituite a un rapporto uomo-uomo-natura disperso nel tempo.
I progetti per una città eco sostenibile, da una decina d’anni sono in forte ascesa: dalle abitazioni della città sotterranea di Coober Pedy (AUS), di origine mineraria e ricavata dagli scavi, alle Città Laboratorio della Green Economy e le buone pratiche del gruppo italiano degli Esperti del Green City Network, le idee per una architettura etnica si moltiplicano in Africa e in Asia.
Altrove, moderne megalopoli come Singapore si stanno riciclando in tema di sostenibilità, aumentando gli spazi verdi e gli edifici a basso impatto ambientale. L’edificio ecosostenibile, avvolto nella flora è sempre più parte del paesaggio urbano anche nelle nostre città. Sono risposte definitive?
I materiali da costruzione impiegati dalla seconda rivoluzione industriale sono i responsabili principali delle isole di calore. Però, raffreddare un’area urbana che causa l’aumento fino al 25% della propria temperatura al suolo, non è un’impresa facile. Esistono diversi tipi di approccio progettuale, dalla riconsegna di superficie verde alla Terra, allo studio di materiali a bassa inerzia termica di origine naturale. .
Tornare a ombreggiare strade urbane e suburbane con gli storici filari di pioppi e platani abbattuti, sarebbe una prima mossa verde a costo zero, ma gli architetti impegnati nei progetti della “città sostenibile” immaginano interventi drastici cosparsi di verdeggianti edifici ed è doveroso sperare che prima o poi si traducano in opera, sebbene il problema sia globale e richieda un movimento di riconversione urbana organizzato a livello etico-politico e mondiale.
Un esempio affascinante quanto ardito è rappresentato da Telosa, la città del futuro disegnata dallo studio di architettura d'avanguardia & sperimentazione danese BIG per conto di un'idea neo futurista del miliardario americano Marc Lore, intenzionato a costruire un'avveniristica città ecologica nell'arco di 10 anni.
Altre ricerche per “un’edilizia bio” sono rivolte a un variegato ritorno agli antichi, solidi materiali “rinnovabili” del regno vegetale e in alcuni casi resi quasi viventi dall’azione collante delle spore di alcuni funghi. Phillip Ross, precursore di questo materiale ottenuto dal micelio del fungo, ha ottenuto un prodotto a impatto zero, più resistente del cemento e della plastica, denominato: Evocative. L’italo olandese Mycrosplat ha ottenuto biopolimeri battezzati Mogu prodotti e lavorati a freddo. Questi e tanti altri tentativi nient’affatto visionari si stanno sviluppando pur con forte ritardo
(alcuni esperimenti su espansi ricavati da scarti di riso, rinforzati con armatura di bambù, risalgono agli anni 80 presso il Politecnico di TO. Sono stati eseguiti per conto di comunità asiatiche abbondanti di queste materie prime).
Altri staff di scienziati informatici studiano città archi-futuriste ben poco biocompatibili, automatizzate e governate dall’intelligenza artificiale. Un habitat gestito da algoritmi che in breve potranno generare macchine autocoscienti capaci di organizzare un ambiente urbano destinato a fornire gioia, svago, tempo libero e sicurezza a una popolazione incanalata nei trasporti, controllata da reti di telecamere a controllo facciale ed equalizzata da dipendenza iPhone. Gente tranquilla, servita da una socio-robotica altamente tecnologica, capace di pensare ai bisogni della gente, alleggerendo affanni, fretta, nervosismo e altri sentimenti.
A giudizio di chi scrive, quest’ultima visione, tutt’altro che fiabesca, è diabolica. Amplifica l’errore di una neo-urbanistica sempre più affamata di elettricità, la cui produzione è una delle cause di emissioni di gas serra.
Lo sviluppo della robotica e di ogni dipendenza elettronica non addolcirà il clima della Terra con la febbre in progressiva salita, eppure l’intelligenza artificiale sta soppiantando l’uomo in ogni settore, creando forti disparità economiche, drastico calo dell'occupazione e dipendenza dei cittadini sempre più indigenti da redditi minimi di sopravvivenza (prospetto che ricorda un qualcosa già in atto?)
In Giappone il 55% del lavoro è già svolto da robot. Quindi, la città robotizzata non è destinata a rimanere filosofia (notizia di cronaca: a Torino è stato inaugurato il nuovo servizio della GTT a guida totalmente automatizzata. Il futuro è tra noi).
Gli errori storici del “futurismo” progressista, hanno peggiorato tutti i parametri dello sviluppo, divenuto “insostenibile”, sommando una sequenza di incognite difficili da risolvere. Credere alle lusinghe della nuova città elettronica sarà un altro errore epocale, eppure sembra inevitabile. Quando la robotica baderà a se stessa che sarà dell’uomo? Gli automi non hanno una cultura in sintonia con l’ecosistema, non respirano, non bevono e hanno un unico cibo: energia elettrica.
“La sapienza crea delle macchine che agiscono come uomini e produce uomini che agiscono come macchine” (Eric Fromm)
Con questo non si vuol dire che è tempo di rinnegare monorotaie, app, Web & kilowatt per tornare a muoversi con un somaro o un cavallo, allevare polli e coltivare l’orto dietro casa, ma mentre ne scrivo con piglio ironico, mi accorgo che ci sto pensando…
Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini
Articolo pubblicato il 21/07/2022