Alle urne! Alle urne!

Considerazioni sulla prospettiva elettorale

“Vergogna” strilla La Stampa il 21 luglio, e scusate se, per la seconda volta in pochi giorni, dobbiamo riprendere la titolazione del quotidiano torinese, ma quando è troppo è troppo...

Non si capisce quali demoni si siano impossessati dell’anima di Massimo Giannini e dei suoi collaboratori: un giornale tradizionalmente sobrio e misurato, portavoce della sorniona borghesia sabauda, improvvisamente sembra necessitare dell’esorcista. Il grido disperato dei draghiani torinesi è esploso come un tuono foriero di chissà quali tempeste.

Ma lo sanno, Giannini e i suoi scribi, che il “loro” governo era ormai una cloaca di veti incrociati e vendette malavitose fra partiti totalmente incompatibili? E, soprattutto, sanno Giannini e la sua compagnia di venditori di indignazione che le elezioni non sono il tracollo di una democrazia ma il suo farmaco anti-decomposizione? Sentire e vedere una gloriosa testata liberale ridotta a muro del pianto delle oligarchie nazionali e sovra-nazionali fa venire il groppo in gola.

Come fanno venire il groppo in gola le avvilenti sciocchezze di altra stampa nazionale: dal clochard che osanna Draghi nella cronaca dell’Adnkronos all’indegna piaggeria di Antonio Scurati sul Corriere della Sera.

Proviamo a sollevarci un poco dallo stagno informativo in cui si agitano da giorni i mezzi di comunicazione che, non avendo nulla da dire, lo dicono a voce sempre più alta. Lasciamo stare la retorica e vuota chiacchiera su chi sia il responsabile della caduta degli dei al governo: Conte?  Grillo? Salvini? Berlusconi? Le Logge coperte della massoneria deviata? I gesuiti?

Tutto un debordante vaniloquio indispensabile per riempire i palinsesti mattutini, pomeridiani e serali dei talk show, dei dibbbbattiti, delle maratone e dei telegiornali. Il giorno dopo le dimissioni del Gran Banchiere, tutti erano in cerca di colpevoli in un generale e luttuoso cordoglio mediatico.

“Questa mattina ci reca una buia pace, e il sole, in segno di lutto, non si affaccerà. Alcuni saranno perdonati, altri saranno puniti...” 

Lasciamo la profezia scespiriana ai cercatori di responsabilità e al loro cupo dolore e proviamo invece a ragionare su ciò che sta accadendo e, purtroppo, anche su ciò che potrà accadere a breve al nostro Paese.

Intanto va tenuto presente che il governo Draghi rimane e rimarrà in carica per un certo numero di mesi con tanto di Speranza, Lamorgese, Di Maio, Brunetta e gli altri elevati personaggi di cui sarà bello tacere il nome: tutte persone che hanno dimostrato una incompetenza, o quanto meno una assenza mentale e fisica rispetto ai problemi della nazione, che deprime e impaurisce. Essendo quello attuale il governo dei migliori, ci resta impossibile concepire e definire quello dei peggiori.

Il rinnovamento della politica italiana è dunque rinviato all’autunno inoltrato, dopo le elezioni di settembre, la convocazione del nuovo parlamento, l’elezione delle sue cariche, la formazione di un nuovo governo e la sua entrata in attività.

Fino ad allora l’attuale esecutivo -inconsistente come un fantasma in cerca di pace ma, come tale, ancora capace di turbare i nostri sonni e la nostra vita diurna- procederà con i cosiddetti “affari correnti” che, in teoria, dovrebbero essere limitati in quantità e qualità ma che, data l’acrobatica abilità dei nostri politici di estendere il significato delle parole secondo convenienza, rischiano di avere ben altra portata, sopratutto se scavalcati da eventuali emergenze (sanitarie, energetiche, belliche, climatiche...) che potranno presentarsi nella realtà o nella narrazione governativa. Immaginatevi che cosa potrà fare uno Speranza alla prima epidemia di starnuti, o che cosa potrà non fare la Lamorgese quando Lampedusa verrà sommersa da una nuova ondata migratoria, o ancora che cosa potrà dire e chiedere Di Maio alla prima intemperanza di Putin.

Con circolare del 21 luglio Draghi ha già messo le mani avanti: dopo un richiamo di puro stile al “rigoroso” principio degli affari correnti, egli salva però gli atti necessari “per fronteggiare le emergenze nazionali, le emergenze derivanti dalla crisi internazionale e la situazione epidemiologica da Covid 19” nonché l’attuazione del PNRR e del PNC (Piano nazionale investimenti complementari). In pratica l’Agenda Draghi, nel bene e nel male, potrà proseguire indisturbata esattamente come prima.

E dunque l’esultanza degli anti-draghiani (populisti, sovranisti, putiniani eccetera) è ingiustificata?

In buona parte sì. Tuttavia la crisi ha posto loro una domanda fondamentale che -se seguirà una risposta convincente- potrebbe comunque avere effetti molto positivi: come organizzare una forza  alternativa a quelle attualmente dominanti, e con quale programma?

E’ evidente che questa domanda, e la relativa risposta, assumono un significato vitale per il Centro-destra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e gregari), la forza politica che, con tutta probabilità, potrebbe vincere le prossime elezioni, salvo errori madornali o cedimenti alla “sindrome di Verona” come recentemente manifestata in quella città. L’essenziale, a nostro avviso, è che il Centro-destra butti via il brodino ideologico centrista fatto di idee vaghe e buone per ogni occasione, le posizioni tremule, l’assoggettamento cadaverico alla propaganda euro-atlantista e al popolarismo nordico. Esattamente la narrazione che un Berlusconi sempre più senescente va proponendo in questi giorni, affiancato dalla sua eterea compagna e da una supina  compagnia di generali e colonnelli di partito.

Se il Centro-destra avrà il coraggio di affrontare, duramente e aspramente, temi duri e aspri come la sovranità politica, economica, monetaria del nostro paese, la lotta all’immigrazione incontrollata con tutti i suoi terribili problemi di ordine pubblico, lo smarcamento dalla sudditanza NATO, l’intransigente tutela dei fondamentali diritti di libertà anche in presenza di situazioni emergenziali (peraltro da ridefinire e normare), la difesa altrettanto intransigente delle piccole e minime realtà produttive contro lo strapotere delle multinazionali, riaffermando con grande forza il primato della politica, secondo l’impianto costituzionale, contro la tecnocrazia dominante, e altro ancora, ebbene forse il Centro-destra potrà vincere con forza e avrà la possibilità di correggere la deriva draghista e anti-democratica, a guida PD, di questi anni.

Ma c’è un’altra ipotesi -da veri e sinceri complottisti quali siamo- su cui porre attenzione. Pensate veramente che i grandi poteri oligarchici che hanno imposto politicamente e sostenuto mediaticamente Mario Draghi in questi mesi, costruendo una vasta narrazione comunicativa che spesso ha toccato vette di genuina follia televisiva e giornalistica, non faranno nulla per difendere la continuità di quelle scelte imposte agli italiani?

La paura è che il processo democratico-elettorale avviatosi nei giorni scorsi venga boicottato in qualche modo, o quantomeno adulterato, durante il suo dispiegarsi. Come? Non è possibile dirlo con precisione, ma l’ipotesi che le forze che hanno combattuto con cattiveria più o meno esplicita ogni alternativa al “governo dei migliori” e all’Agenda Draghi possano manifestarsi proprio a partire da oggi potrebbe non essere infondata. D’altra parte l’avversione alla democrazia e alla trasparenza è radicata in loro, e la “triste macchina da guerra” che portano con sé nelle retrovie é certamente ancora operativa, e pronta per essere schierata al fronte.

Una vigile e sospettosa attesa, almeno sotto questo profilo, è raccomandabile a tutti noi che speriamo sinceramente nel cambiamento.

Elio Ambrogio - Vice Direttore

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Articolo pubblicato il 24/07/2022