Matteo Olivero, I paesaggi dell'anima

In mostra a Espaci Occitan a Dronero (CN), fino al 24 settembre 2022

A novant’anni dalla morte del pittore Matteo Olivero, avvenuta tragicamente a Saluzzo il 28 aprile 1932, l’Espaci Occitan ospita presso i propri locali la mostra fotografica M. Olivero. I paesaggi dell’anima, a lui dedicata e realizzata dal Comune di Paesana in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, la Città di Saluzzo e la Pinacoteca Matteo Olivero, col sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo. L’esposizione testimonia e in parte riscopre l’attività del pittore accegliese in Valle Po, nel contesto dell’intensa produzione da lui realizzata.

Matteo Olivero, nato a Villa di Acceglio nel 1879, nel 1896 arriva a Torino per frequentarvi l'Accademia Albertina. È uno studente brillante, premiato per la sua tecnica precisa e accurata, tanto che nel 1900 ottiene una borsa di studio per Parigi, dove visita l’Esposizione Universale, ammira la pittura di Picasso, Braque e Giovanni Segantini, e rimane colpito dal fermento culturale della Ville Lumière. 

La sua tela d’esordio, ‘L lunes, è una scena d’osteria esposta alla Promotrice delle Belle Arti di Torino nel 1901. 

L’anno seguente presenta la piccola tela Ultime capanne, dipinta in stile divisionista, alla Quadriennale di Belle Arti, dove incontra il giovane e ancora sconosciuto Giuseppe Pellizza da Volpedo, che espone nella stessa sala Il Quarto Stato. Tra i due nasce una profonda amicizia. Ultime capanne è venduto a 1.100 lire: questo primo successo induce il giovane artista a tornare in Val Maira, dove dipinge Solitudine, vicino allo stile di Segantini.

Pellizza da Volpedo nel 1907 metterà fine alla sua vita, in seguito alla morte della moglie, quasi un gesto anticipatore rispetto all’esistenza di Olivero.

Nel 1905 si trasferisce a Saluzzo, dove trascorre periodi di entusiasmo alternati a momenti di difficoltà, anche economiche. Lo sostengono, oltre alla madre, alcuni collezionisti come Alice Galimberti Schanzer (1) e  Luigi Burgo, fondatore delle omonime cartiere. 

A Saluzzo frequenta il palazzo della contessa d’Isasca, dove la sua vena goliardica si esprime al meglio: inventa carri fantasiosi, ad esempio un dirigibile sollevato da un enorme pesce volante con le ali al posto delle pinne, progetto prima dipinto su tela e poi effettivamente realizzato. 

Anche qui, il suo carattere lo porta a vivere momenti di grande malinconia, espressi nell’intenso Autoritratto al chiaro di luna, eseguito nel 1908, dopo essere guarito da una polmonite.

Grazie all’amicizia con Burgo, Olivero trascorrerà lunghi periodi a Paesana, tra il 1923 e il 1926: in questo periodo realizza le vedute della Valle Po (sarà proprio l’opera Il Po a Calcinere l’ultimo dipinto ritrovato sul cavalletto nello studio dell’artista). 

Isolato tra le montagne innevate, Olivero sviluppa uno stile personale, legato alla dimensione emotiva del paesaggio. “La natura solo mi è maestra”, confessa l’artista, sempre più lontano dai rumori del mondo e intento a sviluppare la propria ricerca, legata all’applicazione del Divisionismo alla natura. I suoi quadri sono dedicati soprattutto ai paesaggi della Val Maira, accompagnati da scene religiose e a ritratti. Negli anni successivi continua a dipingere tra Saluzzo e Acceglio, sempre vicino all’amata madre, unica donna della sua vita, che muore nel 1930. Per Olivero la sua morte è una tragedia dalla quale non si riprenderà, e due anni dopo il “figlio della montagna” si ucciderà, con un gesto estremo, dalla finestra del suo studio.

La mostra illustra le ambientazioni e i dipinti di Matteo Olivero in Valle Po, prima tappa di un progetto che vorrebbe ricostruire per intero quei Percorsi Oliveriani che si profilano come una rete di interesse culturale e ambientale, permettendo di osservare, dal punto esatto in cui il pittore si era collocato per studiare en plein air, i più bei paesaggi delle valli Po, Varaita, Maira e Grana fino a Saluzzo e Cuneo.

Art Tribune ha scritto di lui: “Tra i maestri del Divisionismo italiano non figura in prima linea, ma è indubbio che le tele del pittore piemontese Matteo Olivero siano dipinte con una tecnica ineccepibile. Del resto quel ragazzo nato a Pratorotondo (vedi nota 2), una piccola frazione del comune di Acceglio nell’alta Val Maira, dall’omonimo padre, un fuochista della marina mercantile, e dalla madre Lucia Rosano, di famiglia contadina, aveva dimostrato fin da giovanissimo uno spiccato interesse per l’arte” (Ludovico Pratesi, 26 dicembre 2021).

La mostra, interamente tradotta anche in lingua occitana, vivrà la sua inaugurazione venerdì 29 luglio 2022 alle ore 18 presso l’Istituto di Studi dell’Espaci Occitan, in via Val Maira 19 a Dronero (Cuneo); sarà visitabile fino al 24 settembre, con le sottostanti modalità:

giovedì e venerdì 10-12 e 15-18; sabato 10-12.

All’inaugurazione interverranno:

Antonio Musiari, docente di Storia dell’arte antica presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e autore di diversi libri sull’opera di Matteo Olivero tra cui “I paesaggi dell’anima. Percorsi oliveriani in Valle Po” (Fusta editore, Saluzzo 2022), che verrà presentato in quest’occasione, e il secondo volume della raccolta “Matteo Olivero. Un pittore nel suo contesto” patrocinato anche da Espaci Occitan e di prossima pubblicazione;

Emanuele Vaudano, Sergio Beccio e Marisa Argento, Sindaco e Consiglieri del Comune di Paesana;

Agostino Forte, Presidente della Fondazione Acceglio;

Luca Siri, vicesindaco del Comune di Acceglio;

Emanuela Prekalori, Direttrice artistica delle iniziative della Fondazione Acceglio dedicate a Olivero.

L’ingresso all’inaugurazione e la visita della mostra sono liberi e gratuiti.

Per informazioni: tel. 0171.904075 segreteria@espaci-occitan.org

 

(1) Per conoscere questa bella figura di donna, si veda la biografia romanzata Alice Schanzer. L’alambicco dei ricordi di Valentina Mattia, Primalpe 2018.

(2) "1879 - 15 giugno: Matteo Olivero (...) nasce ad Acceglio in borgata Villa" - Matteo Olivero. La formazione, i temi, la fortuna, Centro Studi Piemontesi 2019 (con regesto biografico a cura del prof. Antonio Musiari).

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Articolo pubblicato il 29/07/2022