Il combattente del colera

Ricordo del valoroso medico Mariano Semmola (di Alessandro Mella)

Nella giornata del 29 luglio 1900, a Monza, fu drammaticamente assassinato il Re Umberto I. Per l’anarchismo un simbolo da colpire ma, in verità, un uomo che godeva di molta popolarità. I veterani ne ricordavano il coraggio nel quadrato di Villafranca nella guerra del 1866, la popolazione la presenza tra le macerie dei terremoti in Campania o la sua presenza a Napoli ai tempi del colera.

Ad accoglierlo, in quella terribile situazione, c’era un uomo straordinario. Una di quelle persone che ha reso onore alla storia del capoluogo partenopeo:

E poi accadde, come notò un cronista del «Piccolo» che era diretto da Rocco de' Zerbi, che visitando gli ospedali e i lazzaretti il bravo Umberto «...mentre alcuni si tenevano lontani coprendosi il naso e la bocca con pezzuole bagnate di essenza, rifiutando simili cose non temette di avvicinarsi e di soffermarsi ai letti più pericolosi, e non indietreggiò davanti alle chiazze recentissime di vomito».

Accorse il direttore degli ospedali di Napoli, Mariano Semmola, per dirgli: «Maestà, partite! La vostra visita è già stata un gran rimedio per la città. Ma adesso il pericolo è imminente». «Allora adesso debbo rimanere - disse lui - rimango, e se le Camere faranno delle interpellanze, si potrà dire che ho risposto: "Io voglio rimanere"». Partì difatti solo due giorni dopo. (1)

Mariano Semmola era nato a Napoli il 29 gennaio del lontano 1831, figlio del luminare Giovanni e di Giovanna Panico, al tempo in cui la città si trovava ancora sotto il dominio borbonico che mal gli calzava. Tanto che non mancò di partecipare ai moti di Marigliano travolto dagli ideali gloriosi dell’Ottocento. Nondimeno a quella passione politica s’affiancò presto quella per la medicina e la scienza. Si laureò, quindi, in medicina e chirurgia dandosi alla professione medica ed all’insegnamento mentre, con la moglie Cristina Cerretelli, mise su famiglia unendo alla gioia del matrimonio quella della paternità con la nascita del figlio Giovanni e della figlia Eleonora. (2)

Mariano avviò una prodigiosa carriera nel corso della quale si susseguirono prestigiosi incarichi: professore di Clinica terapeutica e farmacologia sperimentale all'Università di Napoli (1864), preside della Facoltà di medicina chirurgica e farmacia dell'Università di Napoli, medico capo dell'Ospedale degli incurabili di Napoli, medico consulente dell'Ospedale della Pace di Napoli, medico consulente dell'Ospedale di S. Eligio di Napoli, medico consulente dell'Ospedale dei Pellegrini di Napoli, medico direttore della Croce bianca (1884), direttore del Gabinetto di materia medica dell'Università di Napoli, fondatore e direttore della Clinica terapeutica annessa all'Ospedale della Pace di Napoli, socio ordinario dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli nonché membro corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano (4 febbraio 1869). (3)

Il suo impegno nella lotta al colera, coraggioso e prodigioso, gli valse la concessione della medaglia d’oro ai benemeriti della salute pubblica da parte di Re Umberto I. (4) Così come già Vittorio Emanuele II aveva voluto rendergli merito con le insegne della Corona d’Italia:

ATTI UFFICIALI. La Gazzetta Ufficiale del 6 febbraio reca: 1. Nomine nell'Ordine della Corona d'Italia, fra cui notiamo quelle del tenente-generale cav. Giuseppe Angelino, del comm. prof. Mariano Semmola (…). (5)

La devozione per la causa italiana ed il progresso della nazione fu ricambiata da Casa Savoia al punto che egli raggiunse il grado di grande ufficiale dello stesso Ordine della Corona d’Italia e di commendatore dei Santi Maurizio e Lazzaro.

Tuttavia, furono molti, anche, i governi stranieri che vollero onorare l’illustre medico per i suoi studi ed il suo impegno in ambito scientifico:

Il prof. Semmola decorato della Legione d'onore. - Scrive il Capitan Fracassa: «Il Governo della Repubblica francese ha conferito all'on. prof. Mariano Semmola, deputato al Parlamento, la croce della Legion d'onore.

Fu l'Accademia di medicina di Parigi che fece al ministro francese di pubblica istruzione la domanda di questa onorificenza. Quell'eminente Corpo scientifico ebbe teste l'occasione di apprezzare l'alto valore scientifico dell'insigne cattedratico napolitano.

I lettori ricorderanno l'impressione prodotta a Parigi dal prof. Semmola. L'onorificenza a lui accordata, in seguito a rapporto dell'Accademia di medicina, prova fino all'evidenza che nulla c'era di esagerato nelle relazioni pubblicate, e che, in terra straniera, si rese omaggio a un ingegno che tanto onora la scienza medica italiana. (6)

Alla celeberrima onorificenza francese altre di molte importanti nazioni s’aggiunsero: grande ufficiale dell'Ordine del Nicham Iftikar (Tunisi), commendatore dell'Ordine imperiale di Leopoldo (Austria-Ungheria), gran cordone dell'Ordine di Isabella la cattolica (Spagna), grande ufficiale dell'Ordine di Carlo III (Spagna), grande ufficiale dell'Ordine della Stella polare (Svezia) e gran cordone dell'Ordine di Nostra Signora della Concezione (Portogallo).

Quest’ultima onorificenza è ancor oggi patrimonio dinastico della Real Casa del Portogallo con gran maestro il Capo della Real Casa del Portogallo, Dom Pedro Duca di Braganza e di Loulè e con cancelliere Dom Nuno Cabral da Camara Pereira Marchese di Castel Rodrigo e Connestabile del Portogallo. Ordine che molte volte ha ornato ed orna il petto di numerosi italiani.

Frattanto egli si interessò anche alla politica venendo eletto alla Camera dei Deputati nel collegio di Caserta nel 1882. Andò a sedere nelle file della sinistra ma già nel 1886, quale importante contribuente, fu nominato senatore del Regno.

Tale fu la sua fama, guadagnata in molti convegni internazionali, che nel 1888 dovete recarsi d’urgenza ad assistere l’imperatore del Brasile:

Telegrafano da Milano in data del 6: «Don Pedro, imperatore del Brasile, colpito da febbre tre giorni fa, ha improvvisamente peggiorato tanto, che oggi si temevano complicazioni da mettere in pericolo la sua vita. L’imperatrice telegrafò subito al Papa chiedendone le preghiere e la benedizione. Stamane fece celebrare una messa e incominciare preghiere nella chiesa di S. Francesco per la guarigione di Sua Maestà. Oggi giunsero dispacci dal Re Umberto e da donna Isabella, reggente del Brasile, figlia primogenita dei sovrani.  L’imperatrice ha fatto chiamare telegraficamente per la cura di Don Pedro il prof. Semmola da Napoli, il prof. Charcot da Parigi ed un dottore di Barcellona (…)». (7)

L’opera del bravo medico napoletano si dimostrò subito preziosa al punto che il sovrano brasiliano prese rapidamente a migliorare quasi fosse stato beneficiato da un ormai inatteso miracolo:

Continua il ristoro progressivo delle forze dell’Imperatore del Brasile, che può dirsi convalescente. Il re Umberto si congratulò in uno speciale telegramma col senatore Semmola per l’esito felice nella cura dell’Imperatore del Brasile. (8)

L’esistenza epica e gloriosa di questo medico straordinario, tuttavia, si avvio presto alla fine ed il 5 aprile 1896, nella sua amata Napoli, il Semmola si spense:

La morte del sen. Semmola. Napoli, 5 (Stefani). È morto il senatore Semmola. Mariano Semmola era nato a Napoli nel 1831. Fu un ingegno vivace e pronto: già mentre studiava medicina all'Università si segnalò per alcune sue ricerche originali.

Appena laureato si conquistò subito un bel nome con le sue investigazioni sperimentali sull'influenza del regime alimentale negli albuminurici, dimostrando per la prima volta che la quantità di albumina eliminata per le urine nel morbo di Brigt era direttamente, influenzata dalla qualità dell'alimentazione.

Il Semmola divenne poi specialista nella cura di questa micidiale e misteriosa malattia. Avanzando nella carriera, il Semmola accrebbe sempre più la sua fama per la copia delle sue memorie scientifiche e per la parte attiva, sempre presa in Congressi medici, in cui la naturale sua facondia lo faceva emergere.

Per lo doti oratorie che si accompagnavano in lui al valore scientifico, cui, anzi, sapevano dare molto rilievo, fu relatore ricercato ed apprezzato in molte questioni: mentr'egli poi, dal suo canto, aveva caro di assumere la rappresentanza della scienza italiana nelle riunioni di medici all'estero, allargando così la propria nomea e la sfera delle personali conoscenze.

Fu così ch'egli si guadagnò un'estesa e ricca clientela cosmopolita, in cui figurarono anche teste coronate o persone di sangue principesco: fra gli altri, don Pedro, allora imperatore del Brasile, che, ammalatosi di pleurite in Milano, ricorse al Semmola e gli dovette l'insperata guarigione.

Circondato oramai da una notorietà internazionale, il Semmola amava intorno, al proprio nome il rumore della pubblicità.

Si ricordano tuttora i suoi scritti, le sue lezioni, le sue interviste su taluni argomenti scientifici fatti per appassionare più vivacemente il pubblico, quale fu la linfa del Koch, e, ultimamente, la acro terapia Maragliano contro la tubercolosi.

Il Semmola era professore nell'Ateneo Napolitano. Fu deputato nella XV legislatura; nel 1884 venne nominato senatore.

Fra i suoi titoli di benemerenza v'e l'opera prestata nel 1884 durante il colera, come medico-direttore della Croce Bianca di Napoli. Era un bell'uomo, con una testa artistica. Lo sapeva, e vi teneva. (9)

Come d’uso per i membri del Senato del Regno poco tempo dopo si tenne in aula la commemorazione dell’illustre medico e luminare:

Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! [...]

Il professor Mariano Semmola visse sessantacinque anni, due mesi, sette giorni.

Da poco laureato, e in un'età nella quale altri cerca a tentoni il sentiero della vita, egli, favorito dall'ingegno e dalla fortuna, fu accarezzato da precoce notorietà, assorta di mano in mano a rinomanza.

Insegnante di materia medica e terapia dappoi il 1865 nell'ateneo napolitano; direttore del gabinetto unito a quella cattedra e della Scuola di farmacia; preside della facoltà medica; fondatore e capo dell'unico istituto di clinica terapeutica presso di noi esistente, egli, per oltre trent'anni empì del suo nome l'insegnamento e l'esercizio dell'arte salutare.

Nelle assemblee degli specialisti si dirà quello che io, se anche il dovessi, non saprei: gli studi, le fatiche, le ragioni, le vie, come nel praticar la medicina e nelle elucubrazioni intorno ad essa salisse in grido. Neppure so o devo enumerare i libri, le memorie, le scritture colle quali rese di pubblica ragione il frutto de' suoi studi, delle sue ricerche; né giudicare, o tampoco accennare le dottrine con che le illustrò ovvero ne dedusse, dibattendo le altrui indagini, le opinioni altrui confutando.

Si affermò, si contestò avere egli avanzato la scienza che indaga gli oscuri fenomeni della vita, rischiarato di bella luce i presidi contro certe alterazioni della sanità, per indugiarne almeno il fatale andare, l'esito letale. Quantunque cercatore di soluzioni nuove, o da mettere innanzi in nuova veste, si accampò con spietate argomentazioni contro pretese panacee, favorite e preconizzate da molto rumore, e che l'esperienza poi sfatò.

Spirito indipendente, innata tendenza a singolarizzare, umor battagliero gli fecero volentieri affrontare, lo esposero a giudizi non sempre miti, né spassionati in disputazioni che trascesero i segni d'un dissidio dottrinale.

Comunque, tutti videro la prodigalità con che natura aveva dotato Mariano Semmola, le qualità che lo studio, l'osservazione, svolgendo i suoi talenti, gli conferirono. Scintillio d'ingegno, labbro facondo, penna scorrevole ed elegante furongli efficacissimi strumenti. La persona aggraziata gli valse facile ascendente; la fede in sé stesso, che ad occhio veggente manifestava, inspirò, impose agli altri la fiducia.

Insegnante applaudito; dei primi studî sulla nostra legislazione sanitaria cooperatore; al letto di ammalati cospicui, nelle accademie, nei congressi scientifici, oratore ascoltato, in Italia e fuori, divulgò le dottrine, le opinioni, le pubblicazioni sue; diffuse il suo nome.

La Camera dei deputati, nella quale sedette per il primo collegio di Caserta, durante la XV legislatura; il Senato cui nel giugno 1886 fu ascritto, per il titolo del largo censo colla professione accumulato, gli fornirono autorevole tribuna per raccomandare l'incremento, le esigenze dell'insegnamento medico, in ispecie nell'Università di Napoli.

Della vasta metropoli, che gli diede culla e tomba addì 5 di aprile, fu benemerito, fra il molto altro anche per questo; e per l'abnegazione, al tempo dell'epidemia colerica, di cui la medaglia d'oro lo aveva premiato.

Attestarono sulla sua salma il rimpianto, l'alta stima che godeva, i meriti suoi di cittadino, di medico, di scienziato, i rappresentanti della facoltà e dell'Accademia medica, dei discepoli, dei collaboratori, degli amici, dei maestri suoi.

A quel rammarico si unisce il rammarico del Senato. (Benissimo). (10)

Non basterebbero libri e libri per narrare nel dettaglio l’operosa e prodigiosa vita di questa figura importantissima della storia italiana e della scienza. Mariano Semmola fu un grandissimo italiano ed un magnifico rappresentante dei talenti e della genialità che Napoli ha regalato, nella storia, all’Italia ed al mondo. Ricordarne le vicende, dunque, ha un profondo valore morale e materiale. Perché non vengano mai dimenticate queste persone del cui impegno, ancora oggi, tutti beneficiamo.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Nuova Stampa, 179, Anno 6, 29 luglio 1950, p. 3.

2) Annuario della Nobiltà Italiana, Edizione XXXI, Tomo II, Andrea Borella a cura di, 2011, p. 1912.

3) Archivio del Senato.

4) Gazzetta Piemontese, 17, Anno XX; 17 gennaio 1886, p. 1.

5) Ibid., 40, Anno IX, 9 febbraio 1875, p. 1.

6) Ibid., 205, Anno XVII, 27 luglio 1883, p. 1.

7) Gazzetta d’Alba, 35, Anno VII, 9 maggio 1888, p. 2.

8) La Gazzetta di Mondovì, 57, Anno XX, 17 maggio 1888, p. 1.

9) La Stampa – Gazzetta Piemontese, 96, Anno XXX, 6 aprile 1896, p. 3.

10) Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 4 maggio 1896.

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Articolo pubblicato il 01/08/2022