Un ponte per Pont
Pont Saint Martin (Aosta)

L’antico passaggio di Pont Saint Martin (di Alessandro Mella)

La Valle d’Aosta unisce alla bellezza paesaggistica e naturale un’importante ricchezza storica e culturale beneficiando la stessa di straordinarie reminiscenze monumentali ed architettoniche del passato. Il che, se si considera quanti eserciti transitarono sul suo territorio di passaggio, ha quasi qualcosa di miracoloso.

Tra gli innumerevoli esempi possiamo citare il ponte romano che si trova a Pont Saint Martin (Aosta) il quale da duemila anni vede genti, carri, merci e turisti transitare sulla sua lunga campata unica. Fu edificato un secolo prima della nascita di Cristo e nel tempo in cui su Roma regnava l’imperatore Ottaviano Augusto. Uno dei principali artefici dei grandi mutamenti della civiltà romana.

La struttura sorge nella località e nel comune che da essa ha preso il celebre nome:

Avanti, avanti, fino a Pont-S.-Martin, dove ferve l’industria metallurgica, dov’è il ponte romano che dà il nome al paese e che forma l’ammirazione di quanti lo contemplano. Vuolsi sia il più grande dei ponti romani conosciuti, che siano stati costruiti al tempo della repubblica. (1)

Spiegheremo, tra poco, il perché qui si parli di un periodo precedente o si faccia riferimento a Roma ancora repubblicana.

Il ponte era parte integrante della strada delle Gallie di cui è possibile percepire ed osservare, al meglio, alcune vestigia a Donnas (ne parlammo in altro articolo).

Questo tratto della via portava da Aosta (Augusta Praetoria) ai valichi alpini del piccolo e grande San Bernardo. Presso quest’ultimo, tra l’altro, sorgeva allora un tempio importante con foresterie per i viaggiatori ed i cui scavi hanno concorso alla realizzazione del bel museo che vi sorge (anche di questo parlammo in altro articolo).

Il ponte è particolarissimo, ad unica campata, realizzato con tecniche e modalità insolite per l’architettura romana ma che rivela anche un’incredibile versatilità degli architetti del tempo capaci di superare la propria inclinazione a ripetere standard precisi per adattarsi alle particolarità del territorio in cui dovevano operare.

Sulla datazione vi sono discordanze, alcuni lo datano al 120 a.C. circa mentre altri attorno al 25 a.C. pur essendoci un’ulteriore corrente di pensiero che sposa entrambe le datazioni ritenendo che questo ponte sorga al posto di uno preesistente che ebbe minore durata e, forse, fu costruito proprio seguendo le rigide forme mentis romane che si rivelarono fallaci in questo ambito costringendo i costruttori del secondo a maggiore elasticità mentale. Tuttavia, questa incertezza ha concorso ad attribuire l’opera a volte al periodo repubblicano ed altre agli albori di quello imperiale quando Augusto succedette alla dittatura del padre adottivo Giulio Cesare.

In ogni caso questo passaggio alpestre è alto 25 metri e si allunga, su arcata unica, per 35. Indubbiamente un’opera prodigiosa che, ovviamente, subì mutamenti nei secoli fino al consolidamento ottocentesco mediante l’installazione di chiavi apposite atte a sostenerlo al meglio.

Un particolare davvero curioso è la leggenda popolare sorta attorno al ponte la quale ricorda, quasi perfettamente, quella del ponte di Lanzo Torinese.

In sostanza anche qui il diavolo offrì la costruzione dell’infrastruttura in una notte in cambio della prima anima che vi fosse transitata ed anche in questo caso il demonio fu giocato mediante l’anima di un animale. Scherzo tesogli, in questo caso, da San Martino vescovo di Tours che vi fece passare un’innocente cagnolino.

Le due leggende coincidono quasi perfettamente al punto da sembrare sovrapponibili ed anche questo è un interessante aspetto storico e sociologico.

La bellezza di questo ponte fu oggetto di numerose rappresentazioni nei secoli ed un’interessante descrizione fu posta anche nelle celeberrime opere di Gustavo Strafforello:

Il centro dell’abitato dista un quarto d’ora dalla stazione, di qua e di là del torrente accavalciato da un ponte moderno e da un magnifico ponte romano (…). Codesto ponte fu costruito un buon secolo prima dell’era nostra: è ad un solo arco elevato di circa 22 metri sul fondo della valle ed avente m. 35.64 di corda, misura che supera, a dire del Promis, quella di tutti i ponti costruiti sotto la repubblica.

 La saetta è un terzo della corda; la carreggiata è a due pioventi e della larghezza fra i due parapetti di metri 4.625. Parte del lastrico è ancora quello dei tempi romani formato da grossi poliedri di pietra. Al nascimento dell’arco sono da notare cinque massi prismatici sporgenti a guisa di maniglioni. (2)

Quest’opera magnifica sorge ancora oggi a Pont Saint Martin ed in qualche modo ne domina il paesaggio. Risalendo dalla piazza è possibile raggiungerlo ed a piedi percorrerlo per scoprirne le piccole e grandi bellezze. Monumento perpetuo alla presenza romana in questa regione dalla lunga ed appassionante storia.

Alessandro Mella

 

NOTE

1) L’Amico dei Fanciulli, 7, Anno XXX, 1° luglio 1899, p. 2.

2) La Patria - Geografia dell’Italia, Tomo II, Provincia di Torino, Gustavo Strafforello, Unione Tipografica Editrice, Torino, 1891, p. 212.

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Articolo pubblicato il 03/08/2022