Un'estate all'inferno
Bergeggi, la spiaggia del Lido delle Sirene

Il mare è diventato un brodo senza cappelletti, e potrebbero scomparire molte specie di esseri viventi

Una estate infernale è dire poco. Neppure il mar Ligure, notoriamente meno caldo dei mari meridionali riesce a dare un poco di refrigerio ai bagnanti.

Parlo del mare che conosco meglio, quello di Bergeggi, con l’omonima isola che troneggia tra gli abitati della zona vecchia del piccolo Comune e la più recente località di Torre del Mare.

Un tuffo per cercare un po’ di refrigerio e ci troviamo con una sorpresa piuttosto sgradita.

Tratto di costa tra Bergeggi e Torre del Mare

Il bellissimo tratto di costa che separa le due sopracitate aree comunali, dipinge il perimetro dell’Aurelia tra l’inizio della salita che unisce Torre del Mare a Bergeggi ed il tratto in discesa che ci riporta a livello del mare nelle spiagge della zona vecchia. Circa a metà di questo percorso vi è l’ingresso, chiuso da alcuni anni, che dovrebbe permettere l’accesso alla splendida spiaggia nera del “Lido delle Sirene”.

Percorrendo con maschera e pinne il tratto di mare che unisce la spiaggia del Lido delle Sirene con quella di Torre del Mare, scopriamo che quelle scogliere poco profonde fino a pochi anni fa erano rivestite di una alga verde, chiamata Lattuga di Mare (Ulva lactuca) e una più scura (Fucus) che davano alimento e rifugio a migliaia di piccoli pesci e invertebrati, ora del tutto scomparsi.

Il tratto di scogli ora appare completamente deserto, solo pochi ricci di mare riescono a strappare alla roccia qualche frammento vegetale che ne garantisce la sopravvivenza.

Il paesaggio subacqueo è veramente desolante.

Nessuna stella di mare rossa, (Echinaster sepositus), nessuna forma coralligena, come Parazoanthus axinellae a ricoprire le zone d’ombra nelle pareti non esposte al sole.

Veniamo a scoprire che la causa di questo drammatico impoverimento è l’aumento di temperatura dell’acqua.

L’ambiente sembra aver accelerato esponenzialmente l’aumento di temperatura, obbligando i suoi ospiti a sopravvivere quando il termometro segna più di 24-26 gradi.

I satelliti del servizio europeo Copernicus, ai primi d’agosto hanno misurato 6 gradi oltre la media nel Mar Ligure e nel sud della Spagna.

Come afferma il Prof. Roberto Danovaro, presidente della Stazione zoologica Anthon Dohrn di Napoli e professore di biologia marina al politecnico delle Marche, in un'intervista pubblicata da "Repubblica" il 2 agosto:

«Ondate di caldo come l’attuale sono devastanti per le creature del mare». Tali ondate possono determinare morie di massa, epidemie, carenza di ossigeno e insorgenza di malattie dovute all’indebolimento delle difese immunitarie degli organismi.

Roberto Danovaro ci riferisce che proprio in alcune immersioni fatte nelle Marche e in Liguria ha potuto constatare vaste morie di pesci rovesciati sul fondo…

Quello che appare ancora più grave è la scomparsa di coralli, gorgonie e spugne, animali che sono costretti a rimanere attaccati al luogo che li ha visti nascere e che ora assisterà alla loro inevitabile morte.

La mancanza di ossigeno, che si scioglie in bassa percentuale nelle acque calde, causa una ipossia dei fondali sabbiosi o melmosi, con l’impoverimento della fauna che li abita.

 

A causa del caldo cambiano anche le rotte dei pesci pelagici, alcuni pescherecci sabato hanno fatto man bassa di 20 tonnellate di ricciole nel mar Ligure, tra Genova e le Cinque Terre. Il branco è stato spinto a nord dal caldo, trovandosi intrappolato nelle reti. 
Molte specie ittiche come sogliole, sardine, merluzzi, passere di mare e rombi soffrono terribilmente per il cambiamento climatico.

 

6 gradi sono un’enormità, una vera follia. Inoltre la bonaccia sta causando l’immobilità delle acque, creando, soprattutto nei bacini chiusi come l’Adriatico delle autentiche stratificazioni che creano strati immobili di acque più calde che si posizionano verso la superficie. Il caldo determina l’accelerazione dei processi di decomposizione delle sostanze organiche e causa un forte consumo d’ossigeno soprattutto sui fondali. Questa causa determina le numerose morie di pesci, molluschi e altri animali che vivono su fondo.

 

Uno studio francese ha persino evidenziato una rilevante riduzione delle taglie dei pesci: le sardine sono passate dai 15 agli 11 cm di lunghezza.

 

Se non interverranno a breve delle forti mareggiate, in grado di rimescolare le acque, apportando ossigeno negli strati più profondi e raffreddando quelli superficiali, la situazione potrebbe precipitare, al punto che molte specie potrebbero scarseggiare nsulle nostre tavole e, cosa assai più grave, modificare radicalmente i delicati equilibri biologici.

Come ben sappiamo i dispiaceri di qualcuno sono fonte di gioia per qualcun altro. L’improvvisa ondata di meduse si spiega con il loro miglior adattamento  al brodo che costituisce il mediterraneo. Gli idrozoi come la Caravella portoghese, un animaletto simile alle meduse ma assai più pericoloso, a causa dei suoi tentacoli lunghi più di 10 metri, ha mandato all’ospedale una donna in Sicilia. Sempre in Sicilia, per ora, si sono avvistati animali tropicali, provenienti dal Mar rosso che si stanno adattando ai nostri climi, come il pesce scorpione, il pesce coniglio scuro e quello striato (grandi divoratori di alghe e dotati di spine assai dolorose).

Ferdinando Boero, insegnante di zoologia all’Università degli Studi Federico II di Napoli, fornisce, sul web, una spiegazione all'aumento di meduse nei nostri mari: “Le meduse ci avvertono che l’essere umano sta esagerando nello sfruttamento delle risorse. Abbiamo depauperato in modo significativo le popolazioni di pesci, con la pesca industriale, lasciando più spazio alle meduse, che si nutrono degli stessi microrganismi che mangiano le larve dei pesci, all’inizio del ciclo biologico. Alterando l’ecososistema, abbiamo sottratto un competitor per le meduse, passando gradualmente da un mare di pesci a un mare di meduse, con una notevole perdita in termini di biodiversità”.

Il futuro è incerto, se pochi gradi sono la causa di cambiamenti gravissimi dell’ambiente potremmo ancora vivere sonni tranquilli?

E’ possibile che l’opera dell’uomo non sia l’unica causa che determina questi sconvolgimenti climatici, il cui “effetto domino” è assolutamente incontrollato e imprevedibile.

In fondo, come dicono alcuni, i periodi caldi si sono sempre alternati a periodi freddi, le ere glaciali e quelle interglaciali sembrano dimostrarlo, tuttavia quello che sembra caratterizzare questo peculiare momento storico è la rapidità con la quale si manifestano tali eventi.

La responsabilità dell’uomo è cosa certa, il suo delirio di potere e di onnipotenza sembra essere inarrestabile. Gli esperimenti di genetica e la creazione di armi biologiche che possono sfuggire al controllo sono cosa certa, i palliativi che l’uomo stesso potrebbe creare per rimediare ai propri errori… potrebbero avere effetti tutt’altro che desiderati.

 

 

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Articolo pubblicato il 05/08/2022