
di Alessandro Mella
Le città italiane sono tutte ricchissime di reminiscenze, ricordi e grandi bellezze architettoniche, artistiche e culturali. Tali da offrire ai turisti ed agli appassionati innumerevoli spunti di riflessioni e cose da vedere ed apprezzare.
Seconda a nessuno è senz’altro Brescia, la Leonessa d’Italia, nel cui centro storico non c’è epoca che non sia in qualche modo rappresentata e ricordata dalle testimonianze del proprio tempo. Monumenti, chiese, vicoli, piazze, palazzi, musei e tanto altro ancora.
Meravigliosi il foro ed il teatro romano le cui vestigia sono ampiamente percettibili ed apprezzabili con i loro resti che si innalzano in tutta la loro residua maestosità.
Proprio lasciando il foro, imboccando via Carlo Cattaneo, si può raggiungere l’antica contrada d’Ercole ove sorge, quasi a sorpresa, la torre omonima detta anche Torre dei Palazzi.
Se nel medioevo si tendeva a costruire con sovrabbondanza di legname, pur tuttavia le costruzioni in muratura non mancavano e le città tendevano ad autorigenerarsi attingendo a se stesse. I costruttori, infatti, erano soliti andare a prelevare marmi e pietre direttamente dalle rovine della civiltà romana che, del resto, erano disponibili praticamente ovunque.
Quando l’antica e nobile famiglia dei Palazzi commissionò le proprie residenze, dunque, le maestranze si recarono nel vicinissimo foro ed estrassero i materiali necessari.
Del resto, la torre sorse all’incrocio tra il decumano massimo ed il cardo massimo e quindi nel cuore dell’antica Brixia romana sui resti delle cui costruzioni l’edificio venne innalzato.
L’occhio attento non fatica a cogliere, nella torre, le lastre ed i materiali romani, tra i quali una lastra con iscrizioni latine posta sul lato est.
Oggi l’edificio è alto circa 15 metri ma, anticamente, dove essere più alta poiché venne modificata quando Ezzellino da Romano prese la città nel 1258.
Malgrado la “mutilazione”, essa resta un raro e magnifico esempio di residenza medievale e stupisce per la sua sobria, massiccia ed imponente struttura che, pur nella sua estrema sobrietà, unisce l’utilità ad un pizzico di gusto del suo tempo.
Così descrisse l’antica struttura Fausto Lechi: «Alla guisa delle sue consorelle, è formata di massi di pietra rozzamente squadrati, parecchi dei quali tradiscono la loro provenienza cioè da quella cava cittadina, a portata di mano, che era il teatro romano ormai in pieno disfacimento.
Diciamo il teatro in quanto esso doveva essere, con le sue ampie gradinate, l'edificio più ricco di pietre belle squadrate, pronte per le costruzioni, ma chissà quanti altri belli e nobili fabbricati dell'epoca romana avranno servito allo stesso scopo.
In questo posto, secondo il fantasioso Rossi, dovevano sorgere le terme, mentre il nome dato alla contrada di Torre d'Ercole potrebbe far pensare che in questi paraggi vi fosse il tempio dedicato ad Ercole, il mitico fondatore della città».
Il nome con cui la torre è nota è quello dato alla stessa contrada ed i più ritengono, appunto, che questo derivi, “contrada De Herculis”, dalla presenza in epoca romana di un tempio dedicato alla mitologica figura od almeno da una statua o sua rappresentazione.
Alessandro Mella
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Articolo pubblicato il 10/08/2022