Non si può smettere di respirare …

… ma si può cominciare a diventarne consapevoli per comprenderne l’importanza fondamentale!

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 64 del 23.11.2021 che è stato suddiviso in 10 articoli. Questo è il n°9.

 

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Ci sono assunti che non vengono mai messi in discussione; si prendono per buoni e veri senza neanche rifletterci minimamente. Su di essi è strutturata la nostra intera esistenza.

 

Chi fa sbaglia! È un dato di fatto anche per il migliore tra noi.

 

Allora dovremo stare fermi come dice qualcuno?

 

No, non servirebbe a niente. Non si può smettere di respirare.

 

No, però si può osservare quello che sta succedendo come osservandolo dal di fuori.

 

L’osservazione è sempre un buon punto di partenza, ma deve essere accompagnata dall’assenza di giudizio, o almeno da una sospensione temporanea di giudizio, e dal fare ciò che è nella propria possibilità, indipendentemente da ciò che si produce immediatamente quale conseguenza (questa infatti è la ragione dello stop impostoci dall’attuale emergenza socio-economico-politico-filosofico-sanitaria). Inoltre, avendone tutti gli strumenti necessari a disposizione, occorre usarli per comprendere ciò che deve essere fatto di conseguenza.

 

L’osservazione è importante per capire che non si va da nessuna parte in qualunque modo si cerchi di entrare in questo gioco secondo le modalità correnti. Infatti osservare senza giudicare significa non schierarsi da alcun parte anche quando questo ci fa temere per la nostra stessa vita, evitando di preoccuparci inutilmente. Alcuni detti ci ricordano che: “non muove foglia che dio non voglia” e “si preoccupano forse i gigli dei campi di come vestiranno e gli uccelli di che cosa si ciberanno? Non è forse l’uomo almeno come o forse più di loro? E allora di cosa egli si deve davvero preoccupare e di cosa occupare? Perché riempiamo la nostra vita di così tante preoccupazioni? Qualcuno dice: dici bene tu, ma mettiti al posto mio! Mi dispiace, ognuno ha il suo posto e insieme le sue preoccupazioni e compiti da assolvere per come richiede la vita, compiti in cui sono comprese anche le parti che servono agli altri, anche se non lo vediamo o crediamo. Ognuno ha le sue rogne che bastano e avanzano. Anche se non le vediamo subito ma solo quando approfondiamo la conoscenza dell’altro. La cosa più importante è fare almeno quello che dobbiamo e possiamo fare. In questo momento stiamo facendo qualcosa che nessuno ci ha chiesto di fare. Non stiamo producendo qualcosa di pratico che possiamo mostrare ad alcuno, della nostra vita. Ma vi garantisco, perché questo lo ha fatto su di me, che produce delle cose al cui confronto i miracoli sono inezie. Non perché sia diventato più alto e più bello: ciò ha poca importanza e non succederà mai, perché il prezzo da pagare sarebbe insostenibile. Però noi tutti possiamo fare qualcosa. Attivare un momento, uno spazio di neutralità.

 

Rispetto a quel momento vuol dire che noi stiamo interrompendo gli automatismi, lo stiamo facendo attraverso di noi e in quel momento noi siamo la forza più grande che esiste sulla faccia della terra perché in grado di sottrarsi praticamente e concretamente in modo evidente alla legge di gravità che trascina tutti verso l’uno o l’altro polo sempre. In quel momento noi non ne siamo soggetti.

 

Nel momento in cui mi è capitato di partecipare a discussioni - mi capita spesso di avere a che fare con il pubblico - e pur volendo stare nel punto zero di una non critica, ma essendo chiamati a schierarsi da coloro che ti vedono stare equidistante nel punto zero, attraverso la loro richiesta di un parere, a questo punto tu riconosci che qualcosa ti attrae e senti la necessità di chiederti: ma la coscienza del mio interlocutore (tu dicevi prima che non conosciamo il suo stato di coscienza) se si comporta così avrà le sue ragioni; è  costretto e non si può quindi giudicare, deve fare la sua esperienza e ciò che ne deriva. Però ho incontrato tante persone che non sono messe alle strette, non sembra esserci un motivo che le conduca a determinate scelte, lo fanno così nello sbandamento generale. Allora se me lo hai chiesto ti porto ad uno stato di informazione di maggiore coscienza in modo che la scelta non sia più fatta a caso ma con una certa consapevolezza … dare una mano ad una persona che in quel momento non sa come orientarsi … a quel punto invece c’è lo scontro e allora nuovamente ti ritrai dalla situazione e cerchi di nuovo di ritirarti nel punto zero. Quindi non riesci nemmeno ad avere un interscambio con queste persone che spesso se azzardi ad intervenire è perché ti sono vicine. Possono essere grandi amici o parenti stretti. Ci sono separazioni anche restando nel punto zero. Quale è allora il punto zero reale per non distanziare l’altro.

 

Con le tue parole hai evidenziato come funziona la trappola. La trappola consiste proprio nel voler per forza rispondere in un modo o nell’altro. La dinamica di tale trappola si mette in moto quando trascuriamo di riflettere prima di agire. Infatti, nel momento in cui vogliamo porgere un aiuto a qualcuno agiamo senza prima porci alcune domande essenziali. Quel qualcuno ce lo ha chiesto veramente? Siamo coscienti di cosa comporti? Di quanto siamo disponibili a sopportarne le conseguenze, visto che in ogni caso ci faremo male insieme a lui? Forse ancora più male perché aggiungeremo al suo male anche il nostro.

 

Ecco un esempio pratico di cosa accade nella maggioranza dei casi.

Stiamo osservando la strada su cui circolano delle automobili e ci stiamo accorgendo che una di queste sta andando a sbattere contro un paracarro. Allora ci sbracciamo per segnalare l’ostacolo ed evitargli l’incidente. Così il conducente ci guarda e va a sbattere contro il paracarro. Scende e ci dice che siamo noi la causa del suo incidente perché lo abbiamo distratto e così non ha visto il paracarro e lo ha centrato. Ma anche se noi non lo avessimo distratto in alcun modo e lui fosse andato a sbattere contro il paracarro, vedendo che noi stavamo osservando la scena, scendendo ci avrebbe detto che era colpa nostra se aveva centrato il paracarro perché noi, che ci eravamo resi conto di cosa stava accadendo, non l’avevamo avvisato. Se stavamo osservando con l’intenzione di intervenire, la colpa sarà sempre in parte attribuita a noi, in quanto in qualche modo partecipi, anche se l’incidente sarebbe comunque avvenuto. Non può che essere così. Gravità e polarità, non c’è niente da fare. Perché questa è la dinamica delle cose, quella originale che fa sì che noi siamo costretti a fare un’azione specifica rispetto a quelle di default, basiche, una azione che ci permetta di far lavorare la coscienza e farci dire a quella persona; hai ragione! Potevo fare qualcosa di diverso e non l’ho fatto.

 

Ma nel momento in cui accetterai il fatto e dirai così vedrai cadere la tensione perché viene a mancare l’altro polo che la mantiene attiva, il tuo. E la stessa cosa avviene quanto tu chiedi scusa per aver sbagliato in un qualsiasi altro frangente, indipendentemente dal fatto che tu abbia sbagliato o meno. La persona che era arrabbiata con te nel momento in cui tu dici “scusa, ho sbagliato” smette di essere arrabbiato. Avviene così anche nell’universo, non sono solo dinamiche terrestri, umane, comportamenti stupidi dell’essere umano. Ci sono perfino negli animali, tra i vegetali, tra le rocce, tra i pianeti dell’universo, tra gli universi. Ovviamente descrivibili diversamente, ma valgono e si esprimono le stesse leggi. Perciò si dice che quando tu riesci a cambiare te stesso, cioè a non appartenere o non seguire più quelle dinamiche, costringi l’universo intero a cambiare. È un percorso molto efficace se si ha voglia di percorrerlo, perché non c’è bisogno di alcuna tecnica, non occorre alcun marchingegno tecnologico; occorre cominciare dalle regole fondamentali e osservare cosa avviene su di sé. Poi si potrà estendere l’osservazione a cosa accade a tutto il resto. Allora ci si potrà rendere conto che anche chi ha agito verso di te in un certo modo non poteva che fare ciò che ha fatto e non gliene vorrai anche se fosse il tuo assassino. Perché la vita continua anche se la nostra forma termina incidentalmente. È chiaro che per la nostra modalità di approccio alle cose non è qualcosa di piacevole; ma non finisce lì. E quindi, se avremo la pazienza di continuare questi scambi, avremo modo di attivare questa dinamica, non perché messa in moto da una persona terza, ma attraverso l’esperienza personale, chiamando, con la nostra diversità, l’intero universo a rispondere alle esigenze del tutto, comprese le sue e le nostre, all’interno e all’esterno, in autonomia rispetto a qualsiasi autorità precostituita su basi errate.

 

Comunque non è facile mettersi in discussione, affrontare cose che non ti piacevano, un percorso che ho cominciato con te diversi anni fa e forse solo adesso comincio a capire il senso di cose che tu avevi detto all’inizio, sperimentandole su di me, specialmente in questo periodo. Come operatore sanitario, sospeso da settembre per mia scelta, sto scoprendo un mondo di persone che sento affini anche solo così, girato l’angolo della strada. Una realtà che non immaginavo. E mi sto riappropriando di me stessa.

 

Ogni cosa ha il suo prezzo, no? Ma qualche volta vale la pena.

 

Sì, ne sono consapevole e voglio andare avanti in questo percorso. Mi piace, ma non è facile tutti i giorni. La scorsa settimana ho detto adesso vado e mi vaccino. Poi ci ho pensato e ho detto no. Ci sono alti e bassi. Ma devo dire che sono più i momenti del giorno in cui sono serena.

 

E questo è estremamente importante. Non solo per te, ma anche per le persone che in questo momento ti stanno ascoltando visto che sembra impossibile poter vivere diversamente. Invece lo è. E poi le cose sono destinate a cambiare e ciò che abbiamo sentito come un problema fino ad un certo momento, di punto in bianco sparisce, trova la sua risoluzione. E noi intanto ci troviamo a fare altro rispetto a prima.

 

Abbiamo cambiato il nostro punto di osservazione e la nostra prospettiva.

Quindi vediamo la vita diversamente.

Così si rivelano a noi possibilità insperate!

 

L’esperienza personale è insostituibile ed indispensabile per comprendere!

 

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prosegue nei prossimi articoli …

 

foto e testo

pietro cartella

 

 

 

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Articolo pubblicato il 11/08/2022