Un piccolo eroe

Antonio Benassi medaglia d’argento (di Alessandro Mella)

Erano gli anni dell’età giolittiana quando l’Italia, vigorosa e speranzosa, guardava al futuro con ottimismo pur al netto dei tanti problemi sociali che ancora c’erano da affrontare. Una parte del paese si era ormai avviata con rapidità verso l’industrializzazione ma il resto del territorio restava a vocazione pienamente rurale. Con le sue campagne, i campi, molini e allevamenti ed anche con i molti canali che si erano resi necessari tanto per l’irrigazione delle colture tanto per la forza motrice da fornire ai mulini stessi.

Anche nei piccoli paesi di provincia, comunque, i bambini avevano preso ad andare a scuola, salvo alcune eccezioni, con maggiore costanza anche grazie alle norme postunitarie che disciplinavano gli obblighi scolastici sottraendoli per qualche anno alle fatiche dei campi.

Ed a scuola ai giovani venivano insegnati quei valori e quei buoni sentimenti che oggi sembrano ristagnare solamente, purtroppo, tra le pagine, dai più ritenute stantie, del libro Cuore di De Amicis. Eppure, quel volume aveva dipinto un’Italia che esisteva davvero, non certo di piena fantasia.

Era il dicembre del lontanissimo anno 1900 ed il nostro paese veniva da mesi assai tormentosi. Solo pochi mesi prima il Re Umberto I era stato assassinato a Monza e quell’evento aveva sconvolto la società più di quanto oggi si immagini.

Quel freddo giorno invernale il piccolo Antonio Benassi andava giocando nei pressi del canale del Molino Nuovo ai Cinque Cerri nel territorio di Sasso di Bologna. (1)

Ad un tratto il bambino sentì un rumore come di qualcosa caduto in acqua e vi si recò di corsa preso da curiosità e forse un pizzico di angoscia. E subito vide le dita di una piccola mano che affannosamente si muovevano uscendo disperatamente dall’acqua gelida. Non ci pensò a lungo ed, incurante del gelo, si gettò in acqua per trarre in salvo la piccola Cesarina Fanti di soli quattro anni.

La corrente si faceva via via più impetuosa ma il fanciullo, di poco meno di dieci anni, non si perse d’animo e condusse la sventurata a riva ove era giunta, ad attenderli ed aiutarli, un’altra bambina tale figlia dei Carboni.

Il piccolo Antonio, in verità, aveva già dimostrato due volte una grande presenza di spirito come quando, in ottobre, aveva salvato due altri bimbi (la Carboni stessa e Bruno Fortuzzi) caduti in acqua presso la paratia del mulino o come quando, nel 1897, aveva impedito che una bambina caduta in un pozzo scendesse sul fondo trattenendola per la veste fino all’arrivo dei soccorritori adulti mentre tutti gli altri bambini, in preda al panico, erano fuggiti.

Non si sa se fu per merito del sindaco, il cav. Rossi, o d’altri ma alla fine il vociare su questi atti d’eroismo, coraggiosi e ripetuti, del piccolo Antonio giunse a Roma fino al governo per poi risalire il colle fino al Quirinale.

Ed ovviamente parve subito evidente come quel bambino, giovane ma pieno di energie e di spirito, meritasse di vedersi riconosciuto il proprio valore al pari degli adulti. Per questo gli venne concessa la medaglia d’argento al valore civile con una bella motivazione:

Benassi Antonio, d’anni 9, il giorno 7 dicembre 1900, in Praduro e Sasso (Bologna), sprezzando il pericolo cui andava incontro, si gettò, vestito com’era, nelle acque del canale del Molino Nuovo, e riuscì, dopo molti stenti, a trarre in salvo una bambina di anni 4. (2)

Alla fine di luglio dello stesso 1901 il sottosegretario di stato on. Luigi Rava si portò a Sasso recando con sé un attestato ed un cofanetto. (3)

Nel corso di una pubblica cerimonia, di fronte alla madre commossa ed al paese festoso ed orgoglioso, egli appuntò la medaglia, nel nome del Re Vittorio Emanuele III, al petto del piccolo Antonio.

I giornali del tempo ne parlarono e la vicenda ebbe vasta in eco in un’Italia che sapeva ancora prendersi a cuore casi così belli, al limite dell’incantevole favola. Fatti ed eventi che oggi pare prezioso e bello ricordare e consegnare ai posteri.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Domenica del Corriere, 32, Anno III, 11 agosto 1901, p. 4.

2) Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 130, 1° giugno 1901, p. 2359.

3) Luigi Rava (1860-1938) ravennate, fu più volte ministro, sindaco di Roma e senatore del Regno. Presidente della società Dante Alighieri e decorato di più ordini cavallereschi.

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Articolo pubblicato il 22/08/2022