Peste Suina: l'Asl Roma 1 vuole abbattere 120 ospiti della "Sfattoria degli ultimi"

La struttura ha ricevuto la notifica di abbattimento di tutti i maiali e i cinghiali, circa 120 esemplari, salvati da situazioni di maltrattamento

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato delle associazioni SOS Gaia e Artists United for Animals in merito alla decisione, da parte dell’ASL di Roma 1, di abbattere i 120 maiali e cinghiali ospitati dalla “Sfattoria degli ultimi”.

Civico 20 News, nel confermare la sua tradizione di tribuna libera e aperta, ovviamente ospiterà le voci di critica e di proposte alternative alla presente problematica (m.b.).

 

In riferimento alle notizie di un intervento predisposto per l’abbattimento degli animali presenti nella struttura “La Sfattoria degli ultimi”, il dottor Enrico Moriconi, Medico veterinario, già Garante dei diritti degli animali della Regione Piemonte, ha scritto una lettera agli enti interessati in cui ha espresso quanto segue:

 

“La Peste Suina Africana è certamente una forma infettiva altamente trasmissibile tuttavia, come tutte le patologie, si può affrontare con i moderni metodi che la conoscenza scientifica rende disponibili. Come noto i primi casi di PSA si sono verificati proprio in Piemonte al confine con la Liguria e la stessa ISPRA ha ammesso che non sia stata introdotta da cinghiali spostatisi dalle zone dove la patologia infettiva era presente, vista la grande distanza intercorrente dall’area di provenienza, l’Est Europa. Così pure l’arrivo della malattia nel Lazio pone molti dubbi sul motivo della sua manifestazione in tale area.

Il dato dell’arrivo del contagio in Piemonte dimostra come si debba prestare attenzione soprattutto ai movimenti delle persone e dei prodotti di origine animale più che ai cinghiali vivi.

Anche il, tutto sommato, basso numero di cinghiali che sono stati trovati portatori del virus sostiene un quadro epidemiologico di basso profilo, senza certamente dimenticare la necessità di un’attenta azione di sorveglianza e contrasto. Soprattutto il quadro epidemiologico sostiene una posizione di controllo ai fini della prevenzione che deve essere finalizzata a impedire la diffusione del virus senza prendere decisioni oltremodo forzate.

Proprio le modalità di diffusione della PSA in Italia e le modeste cifre di cinghiali infetti portano a considerare come assolutamente sufficienti le azioni volte soprattutto, per quanto concerne gli animali vivi, a impedire il contatto tra animali liberi e quelli confinati.

Misure di tale tipo si devono ritenere del tutto sufficienti a fermare la diffusione del contagio.

La struttura della “Sfattoria” risponde alle necessità di contenimento e tutela degli animali rispetto alle possibilità di contagio con altri animali, in base alle norme di biosicurezza, e pertanto si deve ritenere che i suidi ospitati siano al sicuro per quanto riguarda la possibilità di contagiarsi e quindi di allargare l’infezione ad altri soggetti.

Non si comprende, sulla base dei riscontri epidemiologici e della situazione della struttura in oggetto la necessità di procedere all’abbattimento previsto dei suidi, poiché il problema non può essere il numero ma la modalità di confinamento degli animali atta a preservare da eventuali contatti; due soggetti potrebbero essere contagiati esattamente come se vi fosse presente un numero maggiore.

La protezione dal contagio richiede attenzione soprattutto rispetto ai cinghiali liberi e non dovrebbe richiedere interventi di difficile realizzazione, per la Sfattoria, nel caso in cui si verificasse la necessità di implementare la biosicurezza.

Il problema dei suini oggetto di ricovero in strutture che si dedicano al recupero e alla salvezza di animali che escono dal circuito della zootecnia e della macellazione, presenti in numerosi rifugi attivi in Italia, è stato preso in considerazione a livello ministeriale decidendo di adottare una linea di identificazione che ne valorizzi l’aspetto specifico di non essere animali da riproduzione o da ingrasso per l’utilizzo della carne (dpa).

La decisione dimostra la particolarità di questi animali che assumono le caratteristiche di animali di affezione in quanto coloro che li ospitano affrontano sacrifici, anche economici, proprio in virtù di un approccio basato sull’affettività.

Le misure sanitarie non possono ignorare il particolare status dei suini e cinghiali della Sfattoria soprattutto perché le norme di biosicurezza sono sufficienti a eliminare il rischio connesso alla diffusione del virus della PSA.

Si auspica che si analizzi con attenzione la situazione presente alla Sfattoria anche in vista di eventuali ulteriori accorgimenti e tutela che si ritenessero opportuni per eliminare qualsiasi dubbio relativo alla sicurezza nei confronti della diffusione della PSA”.

 

Le Associazioni SOS Gaia e Artists United for Animals pertanto si augurano che le motivazioni addotte dal Dr. Moriconi vengano prese in considerazione e che gli animali ospitati presso “La sfattoria degli ultimi” vengano salvati.

Per SOS Gaia e Artists United for Animals:

Rosalba Nattero - Presidente

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Articolo pubblicato il 17/08/2022