Cercare se stessi

...a volte, all'improvviso... un pensiero...

Immergendoci nei frammenti di discorsi che ci sfiorano durante una passeggiata in mezzo alla gente, o che esplodono come fuochi d’artificio tra gli ombrelloni nelle caldissime giornate di questa estate rovente, veniamo, a volte, colti da una sorta di sconcerto.

Le frasi, spesso sconnesse, che sembrano vivere indipendentemente dalle voci che le creano, possono esprimere immagini negative come paura, insoddisfazione, preoccupazione per il futuro o malessere generale, così come gioia, spensieratezza o progettualità costruttiva.

Nel contesto vacanziero, i pensieri si svincolano, assumono vita propria e respirano quella situazione di inaspettata libertà che stupisce soprattutto chi li ha manifestati.

Succede una cosa simile agli animali chiusi in un trasportino, quando vengono liberati in un luogo che non conoscono: appena vedono lo sportellino socchiudersi provano ansia, non sanno cosa li aspetterà fuori da quella confortevole prigione…

Lentamente e con circospezione mettono fuori la testa, attendono di capire che non ci siano pericoli e poi, facendosi molto coraggio, fuggono verso la nuova realtà. Nel caso dei pensieri vengono alla luce.

I nostri pensieri sono solo delle rappresentazioni mentali di ciò che siamo, le manifestazioni delle nostre paure e dei nostri desideri. Sono le espressioni di ciò che abbiamo imparato a desiderare, subendo i condizionamenti quotidiani della famiglia, degli amici, della scuola, del capufficio, delle religioni o dei vari gruppi d’appartenenza.

I nostri pensieri non siamo noi, ma la quintessenza dei condizionamenti che abbiamo ricevuto e l’espressione di ciò che ancora non conosciamo di noi stessi.

Vengono in mente film come “Matrix” o “Truman show”, vengono in mente le prigioni o i luoghi nei quali si raccolgono le persone per isolarle dal resto del mondo.

I pensieri sono i primi a percepire l’assenza di libertà e a denunciare a noi stessi la situazione di prigionia.

Per riuscire a comprendere meglio questo singolare concetto risulta necessario imparare ad osservarci dall’esterno, imparare a vedere noi nel contesto nel quale siamo immersi.

Questa tecnica, che spesso impariamo spontaneamente e senza neppure rendercene conto, permette di avvicinarci ad una profonda conoscenza di noi stessi.

Torniamo ai nostri pensieri, e domandiamoci dove siano le idee o le forme pensiero che non abbiamo ancora…

Quelle idee o intuizioni che potremmo definire illuminazioni, che ci appaiono a volte durante il sogno o grazie ad una associazione casuale… che ci capita per caso… Ho messo in “corsivo” casuale e caso, perché in una prospettiva junghiana sarebbe più corretto il termine “sincronicità”.

Impiegheremo il termine “sincronicità” utilizzando la definizione dello stesso Jung:

“Gli eventi sincronici si basano sulla simultaneità di due diversi stati mentali”

“ecco quindi il concetto generale di sincronicità nel senso speciale di coincidenza temporale di due o più eventi senza nesso di causalità tra di loro e con lo stesso o simile significato.

Il termine si oppone al sincronismo che denota la semplice simultaneità di due eventi. La sincronicità significa quindi anzitutto la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale del momento, ed – eventualmente – viceversa.

Voglio dire per sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare causalmente, almeno con le nostre risorse attuali.”   C. G. Jung, Les Racines de la conscience (1954), p. 528

I pensieri sembrano possedere una propria vita, emergono misteriosamente, ci mettono spesso in imbarazzo con le loro allusioni o associazioni, e possono scomparire senza lasciare tracce apparenti.

Si parla di libere associazioni, di sincronicità o di emersione dall’inconscio. Per completare il pensiero potremmo anche supporre che quelle frasi o parole captate distrattamente nell’ambiente abbiano liberato con la loro energia i nostri pensieri, fino ad allora ancorati agli abissi del profondo.

Quelle frasi che sentiamo quando passiamo distrattamente vicino a qualcuno, magari, visto il periodo, tra un ombrellone e l’altro, a volte riecheggiano in noi muovendo qualche fantasia che, svincolata dalla mente, riemerge alla nostra consapevolezza.

Questi fenomeni nascono soprattutto quando non siamo impegnati nel lavoro o in attività che coinvolgano la nostra attenzione, assorbendoci profondamente.

I pensieri possono manifestarsi in qualunque momento, anche in mezzo alla gente, nel frastuono di una discoteca o di un evento sportivo.

I messaggi possono essere fastidiosi, a volte ossessivi e ripetuti nel tempo. Vorremmo dimenticarli ma riemergono come cadaveri dal fondo di uno stagno e ci creano ansia e disagio.

Eppure tutto ha un senso ed imparare ad ascoltarli/ascoltarci può essere un primo passo per iniziare quel difficile percorso di autoconoscenza che potrebbe condurci a capire chi realmente siamo.

Foto Giancarlo Guerreri

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 18/08/2022