Ciò che Salman Rushdie potrebbe spiegare a Joe Biden sull’Iran. Di Shmuley Boteach

Quando Khomeini proclamò che voleva Rushdie morto, intendeva morto e sepolto: non era una metafora. Lo stesso vale per le minacce dell’Iran allo stato ebraico

L’amministrazione Biden punta a concludere un nuovo accordo sul nucleare con l’Iran. Prima di farlo, sarebbe saggio che il presidente andasse a visitare Salman Rushdie in ospedale, dove sta cercando di riprendersi dopo una barbara aggressione. Pare che abbia perso un occhio e che i nervi di un braccio siano stati recisi. Non sarà mai più la stessa persona. Ora deve temere anche gli attacchi di eventuali emulatori e degli assassini islamisti sconcertati per il fatto che l’aggressore non lo ha finito.

 

Benché l’aspirante assassino vivesse nel New Jersey, la sua ideologia proviene direttamente dall’Iran. Ricordo bene quando, trent’anni fa, appena assunto l’incarico di rabbino a tempo pieno presso il residence studentesco dell’Università di Oxford (in Inghilterra), un imponente corteo di residenti musulmani sfilò davanti al nostro edificio, nel centro di Oxford, inneggiando alla fatwa con cui l’ayatollah Khomeini aveva comandato l’assassinio di Rushdie. Rimasi scioccato dal fatto che a Oxford, nel cuore della civiltà accademica occidentale, tanti musulmani che vivevano in Occidente prendessero sul serio l’istigazione all’omicidio di uno scrittore.

 

Negli anni che seguirono stabilii stretti rapporti con molti fratelli e sorelle musulmani che studiavano a Oxford, anche se discutevamo sempre in modo animato sul Medio Oriente. Rushdie dovette trascorrere un decennio nascosto prima che la sua vita tornasse in gran parte alla normalità. Poi si trasferì negli Stati Uniti dove si muoveva senza particolari protezioni. Finché…

 

Ed è proprio questa la lezione da apprendere. Il regime iraniano, i suoi tirapiedi e i suoi ideologi possono lasciar passare anche più di trent’anni prima di aggredirti. Tu puoi magari dimenticare, loro non dimenticano mai. La barbarie dell’Iran è reale, il suo antisemitismo concreto, la sua minaccia all’Occidente tangibile. Quando Khomeini più di tre decenni fa proclamò che voleva Rushdie morto, intendeva morto e sepolto. Non era un’allegoria. Non era una metafora.

 

A suo tempo il presidente Barack Obama firmò un accordo con l’Iran sul nucleare nella convinzione che il regime iraniano non dica sul serio quando afferma che distruggerà Israele, nella convinzione che sia una minaccia vuota, che non intendano davvero quello che dicono quando gridano “morte all’America”, che sia una inconsistente spacconata.

 

Andate a spiegarlo a Salman Rushdie, che ha commesso l’errore di rinunciare alla scorta nella convinzione che quelle dell’Iran fossero ormai minacce astratte, e nella speranza che si fossero dimenticati del suo libro I versetti satanici. Sia chiaro, non intendo incolpare in alcun modo la vittima. Rushdie è un uomo innocente e uno scrittore di talento, e non conta la mia opinione sui suoi libri: non sono un esperto. Ma rendo omaggio alla sua libertà di esprimere le proprie opinioni. E se avesse scritto un libro che bestemmia l’ebraismo, non ci sarebbe rabbino al mondo che potesse decretarne la condanna a morte senza essere considerato completamente pazzo.

 

È meglio che Israele si abitui al fatto che per i mullah iraniani lo stato ebraico è un gigantesco Salman Rushdie, un unico enorme atto di blasfemia. Il regime iraniano non si fermerà davanti a nulla pur di distruggere Israele. Lo dicono da più di quarant’anni, e lo dicono sul serio.

 

Il che ci riporta al presidente degli Stati Uniti. A detta di tutti, Joe Biden è un sincero e autentico amico di Israele, e lo è da prima che i rivoluzionari islamisti iraniani prendessero il potere a Teheran. Biden sa anche che il suo predecessore Obama si giocò tutto il proprio prestigio sull’accordo con l’Iran, che poi Donald Trump annullò con un tratto di penna presidenziale. Biden capisce che se gli succederà un presidente repubblicano, probabilmente la cosa accadrà di nuovo.

 

Biden sa anche che l’Iran è uno stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin e del presidente siriano Bashar al-Assad, due dittatori con le mani sporche di sangue più di qualsiasi altro nel mondo di oggi. Biden ha visto come l’Iran ha mandato degli scagnozzi, identificati dall’intelligence statunitense, a tentare di uccidere l’ex segretario di stato Mike Pompeo e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton.

 

Più di ogni altra cosa, Biden ha visto per più di quattro decenni il popolo ebraico continuamente minacciato di annientamento da parte dell’Iran. Cosa può pensare di un nuovo accordo che concederebbe all’Iran un programma nucleare legittimato e circa 100 miliardi di dollari con cui minacciare e uccidere con attacchi terroristici in tutto il mondo?

 

Cerchiamo di essere chiari. I fan di destra che calunniano Biden come terribile per Israele non dicono la verità. (…) Biden non sta facendo pressioni su Israele perché ceda territori in cambio di una pace falsa. Si è schierato a fianco di Israele quando lo stato ebraico ha dovuto difendersi da reiterati attacchi missilistici del gruppo genocida Hamas. Non ha fatto pressioni per creare in questo momento uno stato palestinese che diventerebbe un altro stato fallimentare e terrorista controllato da Hamas ai confini di Israele. E ha resistito alle pressioni dei fanatici all’interno del suo partito che odiano Israele e vorrebbero che Washington voltasse le spalle allo stato ebraico.

 

In breve, Biden era ed è un amico leale del popolo ebraico. Per tutte queste ragioni e altre ancora, un accordo con l’Iran che lasciasse mano libera a Teheran macchierebbe per sempre la figura di Biden.

 

Trent’anni fa, Cory Booker (Democratico, il primo senatore afroamericano del New Jersey ndr) era presidente della mia società studentesca L’Chaim a Oxford, e al ritorno negli Stati Uniti divenne il beniamino della comunità ebraica americana che lo ha sostenuto con convinzione in ogni successiva campagna politica. Poi ha votato per l’accordo con l’Iran e si è bruciato i rapporti con gli ebrei americani. Gli ho spiegato perché. Ognuno ha il diritto di criticare Israele. È una democrazia, dopotutto, e questo è proprio il punto: libertà di parola, libertà di espressione e libertà di attivismo politico.

 

Quello che non si ha il diritto di fare è dare forza e potere ai nemici di Israele la cui dichiarata intenzione è perpetrare un altro olocausto degli ebrei. Cory votò a favore dell’accordo con l’Iran senza condannare nemmeno una volta dall’aula del Senato la retorica genocida del regime iraniano.

 

Biden non è più un semplice senatore del Delaware. Non è più il numero due di Obama, con il dovere di sostenere gli errori in politica estera dell’allora presidente. Ora è lui il presidente a pieno titolo. Prima di commettere l’errore di Obama sull’Iran, Biden dovrebbe far visita a Salman Rushdie in ospedale e fargli una semplice domanda: “Credi al regime iraniano quando afferma che alla fine riusciranno a ucciderti o pensi che si sia trattato dell’attacco di un ‘lupo solitario’ nient’affatto ispirato dai mullah?”.

 

Non sono il portavoce di Rushdie, ma azzardo un’ipotesi su quale sarebbe la risposta: “Khomeini ha ordinato la mia morte e i suoi seguaci, ho appena appreso, non si fermeranno davanti a nulla finché non eseguiranno i suoi ordini”.

 

E quella era una sola fatwa di Khomeini. I suoi ordini su morte all’America e distruzione di Israele sono stati ripetuti all’infinito da lui e ora dal suo successore, l’ayatollah Khamenei. Il regime iraniano intende fare quello che dice, e dice quello che intende fare. È ora di fermare i mullah, adesso.

 

Fonte: Jerusalem Post

 

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Articolo pubblicato il 29/08/2022