Eugenio di Savoia e la campagna di Bosnia (seconda parte)

Eran trecento, eran giovani e forti?

Di Luca Guglielmino

La prima parte del lavoro è stata pubblicata il 7 settembre 2022:

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=45656

 

La campagna di Bosnia

Nelle sue “Memorie” Eugenio di Savoia non smette i panni del perfetto militare e descrive i fatti in modo asciutto e con poche parole. “J'allai prendre deux phalanges et des châteaux en Bosnie, brûler Seraglio, et retournai prendre mes quartiers d'hiver en Hongrie”. ( Mémoires di Prince Eugène de Savoie écrits par lui-même – Paris- éd. 1811 chez Duprat-Duverger – réimprimé St.Pétersbourg- avec permit de la censure- chez Alexandre Pluchart et Cie- Maison Koutatsoff, vis-à-vis de l 'Amirauté n. 106 ).

Egli scrisse anche il “ Journal de la marche en Bosnie ” corredato di successivi disegni. Si tratta di un'incursione che fa seguito alla vittoria di Zenta (Senta, ora nel Banato settentrionale serbo in Vojvodina), che inizia nella Slavonia croata per terminare a Sarajevo; un'azione rapida e imprevista, da ascrivere a ciò che i turchi ottomani denominavano akin (un'incursione in un paese nemico accompagnata da saccheggi e da comportamenti spietati verso i civili, condotta da una cavalleria leggera).

Questo tipo di azioni si trova anche nel vocabolario militare tedesco, con i termini Streifzug o Raubzug; il primo indica piuttosto una ricognizione a fini provocatori e punitivi, mentre il secondo evidenzia il saccheggio.

Il Pascialato di Bosnia (1) subì simili attacchi anche dai Veneziani, oltre che dalle truppe imperiali. L'operazione meglio documentata è quella di Eugenio di Savoia nel 1697, di cui egli stesso tenne un diario, il citato Journal.

Il testo Feldzüge des Prinzen Eugen von Savoyen : Feldzüge gegen die Türken 1697-1698 und der Karlowitzer Fiede 1699, Bearb von Moritz Edlen von Angeli, Vienna 1876pp. 80-85 (Campagne del Principe Eugenio di Savoia: campagne contro i Turchi 1697-1698 e fino alla pace di Karlowitz del 1699- a cura di Moritz Edlen von Angel) descrive come Eugenio scrisse all'imperatore Leopoldo I dai suoi accampamenti in Ungheria, dichiarando che intendeva invadere la Bosnia con truppe scelte. Eugenio intendeva attuare un attacco a sorpresa in Bosnia subito dopo la disfatta turca di Zenta, con lo scopo di prendere Sarajevo e costringere gli ottomani a chiedere la pace. I vincitori ne avrebbero tratto vantaggi militari e psicologici: si sarebbero prodotte confusione e paura dopo la distruzione di diverse fortezze e i musulmani bosniaci sarebbero stati costretti in futuro a preoccuparsi della loro sicurezza, venendo così esclusi dal fornire aiuto alle truppe turche nelle azioni future. Il Principe Eugenio, allora trentaquattrenne, non dubitava del successo dell'impresa, nonostante l'autunno imminente e le strade in pessime condizioni: infatti, ottenne l'approvazione dell'Imperatore e del Consiglio di guerra (Hofkriegsrat).

Eran trecento, eran giovani e forti?

Slavonski Brod, a quel tempo Brod o Brod na Savi, venne liberata dai Turchi il 12 ottobre 1691 e non fu interessata dalla prima grande migrazione serba del 1690-1694.

Nel prosieguo di questo lavoro si intende mettere in discussione un'affermazione che si trova in Jean Nouzille (“ La campagne décisive du Prince Eugène en Hongrie 1697” - Presses Universitaires de France- 2005/4 n.229 pp.627-639 -ISSN 0012 - 4273ISBN 9782130553106-DOI 10.3917/dss.054.0627 - pag.637 ) e che è tratta da AE- Parigi, cp Austria, vol. 68, fo 286.

Questa è la dimostrazione di come un dato venga esposto in modo diverso a seconda della parte che lo presenta; ciò rende difficile l'esame e la citazione corretta delle fonti.

Nouzille (cit., p. 637) afferma che Eugenio attraversò la Sava con 300 serbi aggregati alle sue truppe. In una fonte croata di Bosnia, lo storico Jozo Džambo che cita fedelmente il Journal, troviamo che Eugenio scrive“ Journal de la marche en Bosnie, commencée le 13 octobre 1697 avec 4000 chevaux, 2500 hommes de pied, 12 pièces de canon et deux mortiers. La cavalerie ayant du pain et de l'avoine jusqu'au 22, l'infanterie jusqu'au 20, et sur les chariots de provinade jusqu'au 24, pour tout le détachement. La cavalerie a passé la Save sur de grands bateaux à un grande heure audessous du Brod, l'infanterie et l'artillerie à une demi heure audessous du dit Brod, la première dans des schaiques et schanacles et l'artillerie sur un ponton. (Fol. 1r).

All'Archivio del Ministero degli Esteri francese, sotto la fonte fornita da Nouzille, non si trova nulla inerente Eugenio e la campagna in Bosnia. Una curiosità: i 300 erano gli uomini del capitano serbo Brcinlija (o von Pertscha o Percilia o Percinlija) che secondo il De Croy, che scrive in tedesco a Vienna il 24 ottobre, è un” so gar ein treuer und braver Mann “, cioè un uomo fedele ed onesto.

Dopo il Trattato di Rijswijk del 20 settembre 1697 (2) è istituita un'Ambasciata del Regno di Francia a Vienna, con a capo il duca di Villars. In una lettera da Vienna del 12 ottobre 1697 la fonte di ambasciata parla chiaramente di “5.000 croati” in aggiunta ai 6.500 uomini schierati, tra fanti e cavalieri (Archives du ministère des Affaires étrangères. La Courneuve, Correspondance politique, Autriche, vol 68 (11CP/68), folios 304-305). Una parte di essi si dirigerà verso Sarajevo, l'altra verso Banja Luka, per evitare accerchiamenti nemici. Nelle fonti francesi non si trova traccia dei 300, che comunque erano poco più di una banda.

Su Zenta, infatti, già il 18 settembre Parigi riceve notizie. Eugenio aggrega al suo esercito “i confinari o granicari” di Brod che vi erano acquartierati. Da Zenta attraversa il Danubio presso Darda (5 ottobre), poi si reca a Osijek- Esseck an der Drau (vi arriva il 6 sera dopo aver stanziato le truppe e da dove riparte l'8 ottobre) ea Djakovo (9 ottobre), fino a Brod. Non una parola sull'attraversamento della Sava. Il suo diario assomiglia a un rapporto militare ed anche Eugenio non cita questi “300 serbi”.

Il comandante della fortezza di Brod è il barone Johann Ferdinand Kyba von Kinitzfeld (1648 – 1703), fedelissimo di Eugenio. In una tesi di laurea dal titolo “ Organizacija i uprava Vojne Krajine“ (Organizzazione e amministrazione dei Confini Militari) di Tomislav Farkaš e Nemaja Spasenovski del 7 gennaio 2016 si elencano soldati confinari - in maggioranza croati e in numero assai minore serbi -, cui erano aggregati gli ussari croati o cavalleria leggera, ei fanti croati (guerriglieri) in genere non pagati; contrapposti vi erano i “martolozi”(armati) cristiani e pagati Vlasi (di lingua non slava, poi divenuti serbi) che erano sotto comando ottomano. In caso di mancanza di mezzi, da entrambe le parti, ci si sostentava con i saccheggi a danno delle popolazioni civili (il tempo trascorre e i sistemi imposti dalle guerre non cambiano mai).

Anche le “ Lettres Historiques contenant ce qui se passe de plus important en Europe ”- annata 1697 mese di novembre pp. 523 – 526 - La Haye chez Adrian Moetjens Marchand Libraire prés de la Cour, à la Librairie Françoise 1697- ed. Jacques Bernard), informative indirizzate al re di Francia con la descrizione della situazione sul terreno, si attengono alle cifre fornite da Eugenio. Da questa lettura apprendiamo come i croati erano stati inviati contro Banja Luka per tenere con il fiato sospeso il nemico, mentre le truppe austriache e distaccamenti locali si radunavano a Brod.

In questo contesto il generale Rabutin è inviato verso Temesvar (l'attuale Timisoara) per spezzare i contatti e i soccorsi verso la Bosnia. Da due prigionieri turchi si apprende che il Pascià di Bosnia è morto qualche giorno prima (Mustaj Pascià), e questo fatto inaspettato regala ancora un insperato vantaggio a Eugenio di Savoia.

Vienna, è così lontana, non riuscirà ad approfittare della vittoria in Bosnia - e questa, secondo i disegni di Eugenio - avrebbe potuto non rimanere in uso solo come quartiere militare invernale, ma venir liberata e annessa nella primavera successiva.

 

Luca Guglielmino

(fine seconda parte - continua)

 

Note

(1) Il Pascialato di Bosnia fu una provincia-chiave ottomana, la più occidentale, in massima parte basata sul territorio dell'attuale Stato della Bosnia ed Erzegovina. Durante l'epoca ottomana fu dapprima un Sangiaccato (sanjak) e, dopo il 1580, un Pascialato (pashaluk) diviso in diversi sanjak.  A metà del XVII secolo, al suo apogeo, il Pascialato di Bosnia copriva tutto il territorio dell'attuale Bosnia ed Erzegovina come pure gran parte della Slavonia, Lika e Dalmazia, oggi nella Croazia. Comprendeva otto sangiaccati e 29 capitanati (comandi militari e strutture di governo ai confini dell'eyalet bosniaco) (3).

(2) Il Trattato di Rijswijk (dal nome della cittadina olandese nei pressi dell'Aja) fu siglato il 20 settembre 1697 e pose fine alla Guerra della Lega di Augusta. La sigla del Trattato avvenne in tempi diversi tra le varie potenze coinvolte, il 30 ottobre tra Francia e Sacro Romano Impero, e segnò l'inizio del declino della macchina bellica di Luigi XIV.

(3) Nel 1580 la Bosnia divenne eyalet o pascialato autonomo (si trova anche il termine di beglerbegluk); nel 1609, secondo l'elenco di Ayn Alì, vi erano 32 eyalet nell'impero ottomano. Successivamente, nel 1795, una riorganizzazione dell'amministrazione provinciale decretò la suddivisione in 28 provincie, ciascuna governata da un vizir (Bosnia ed Erzegovina nel territorio di nostro interesse in questo lavoro).

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Articolo pubblicato il 13/09/2022