Governo. Quali adeguamenti si prospettano con la nuova manovra di bilancio? Il primo intervento pubblico di Giorgia Meloni

A rischio tagli sono soprattutto il Superbonus 110% e il bonus facciate, reddito di cittadinanza e qualche promessa elettorale

I mancati interventi dell’Europa sui costi energetici, l’innalzamento delle quotazioni del gas e le ricadute drammatiche all’orizzonte conseguenti alla guerra in corso, contribuiscono a mutare in peggio gli scenari economici, nel momento decisivo dell’impostazione delle politica economica del governo per il  2023.

Quello della prossima manovra è un vero e proprio rebus da sciogliere: le nascenti emergenze e gli impegni già assunti dal governo in carica nei mesi scorsi sono onerosi, ma  mancano le coperture, quindi rischiano di saltare altri provvedimenti, volti a contenere le conseguenze dei costi energetici folli.  Solo per confermare gli attuali aiuti alle famiglie e alle imprese contro il caro-energia, nel primo trimestre del 2023 servirebbero almeno 15 miliardi di euro.

Per il resto necessitano circa 20 miliardi per: confermare il taglio del cuneo fiscale del 2% per i redditi fino a 35mila euro; rinnovare i contratti degli statali; rivalutare le pensioni adeguandole all’inflazione; coprire una serie di spese indifferibili.

A questo si aggiungono le promesse elettorali della coalizione vincente. Il partito di Giorgia Meloni si è speso per l’estensione del taglio del cuneo fiscale e per una deduzione extra sul costo del lavoro. Poi ci sono l’estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro e l’intervento sulle pensioni per non tornare alle regole previste dalla legge Fornero.

I fabbisogni salgono fino a raggiungere i 45 miliardi di euro.

Dove trovare le risorse? Le extra-entrate delle tasse dovute all’inflazione e i prelievi dagli extraprofitti delle società energetiche non basteranno, anche perché probabilmente serviranno a finanziare un primo decreto taglia-bollette da 20 miliardi. Fratelli d’Italia punta così a una pace fiscale e una rimodulazione dei fondi strutturali europei non spesi, con la speranza di ricavarne circa 25 miliardi. Ma la necessaria negoziazione con l’Europa può richiedere mesi.

Per trovare altri mezzi, quindi, non c’è tempo da perdere. Si dovrà riformulare o addirittura abolire il Reddito di cittadinanza, con Giuseppe Conte in agguato e pronto, come ha già minacciato nel corso della campagna elettorale, a chiamare alla raccolta i suoi fedeli elettori del sud.

Il governo, gioco forza potrebbe poi procedere alla rimodulazione dei bonus casa: a rischio tagli sono soprattutto il Superbonus 110% e il bonus facciate. Quasi sicuramente, poi, slitteranno l’aumento delle pensioni minime, l’allargamento del bonus 150 euro e il taglio di Iva, Irap, Ires e Irpef.

Scenari purtroppo drammatici e imprevedibili, proprio mentre il governo Meloni muoverà i primi passi, già oberato da pesanti ipoteche.

Come fronteggerà la prossima premier, la situazione facendo intendere che la musica è cambiata? Ancora una volta i tagli dovranno essere seguiti da lungimiranti scelte, come l’intervento massiccio contro la burocrazia che, oltre a costare, limita la capacità imprenditoriale  e s’introduce anche nelle tasche dei cittadini.

Giorgia Meloni sabato scorso, partecipando ad un convegno di agricoltori a Milano, è stata chiarissima ribadendo che, se chiamata governare si sarebbe dedicata alle realtà più urgenti ed incombenti. Non basteranno esclusivamente gli interventi finanziari del governo per ovviare  l’impennata dei costi energetici, a tenere in piedi le aziende.

Il mondo produttivo ha sempre subito limitazioni da astruse disposizioni di legge e limitazioni dovute a impostazioni ideologiche, elefantiasi burocratica,  norme ambientali astruse e imposizioni di ogni tipo.

Giorgia Meloni dichiara che l'obiettivo del suo governo sarà "non disturbare chi produce". La leader di Fratelli d'Italia lo dice al Villaggio Coldiretti di Milano spiegando: "La ricchezza la fanno i lavoratori e le imprese, lo Stato deve metterli in grado di produrla". E aggiunge: "Abbiamo fatto la campagna elettorale dicendo che ci saremmo dati come grande obiettivo quello di modificare il rapporto Stato-cittadini e Stato-imprese".

Meloni sottolinea poi che il suo partito intende "restituire una strategia industriale a questa nazione, che da tempo non l'ha avuta" e promette: "Sapete che in questi giorni ho scelto di limitare le uscite pubbliche per dedicarmi anima e corpo ad affrontare i dossier più urgenti. Se saremo chiamati a governare questa nazione, è chiaro da subito che abbiamo in mente di dare risposte efficaci e immediate ai principali problemi". "L'Italia - avverte - deve tornare alla difesa del suo interessa per trovare soluzioni comuni". 

Presupposti positivi. Dopo anni di prevalenza dello stato gattopardesco e della burocrazia oppressiva, queste frasi rappresentano una speranza e una boccata d’ossigeno insperate. Analogo principio potrebbe trovare applicazione con la drastica rimodulazione del reddito di cittadinanza che, oltre ad aver generato vistose e onerose ingiustizie, ha tenuto lontano i giovani dal mercato del lavoro.

Sarebbe poi opportuno che il nuovo governo proceda nell’analisi degli “oneri impropri” sui quali nessun governo si è mai misurato.

In un momento difficile urgono misure volte  a ridurre oneri a carico di imprese e cittadini e spese parassitarie a carico dello Stato, guardando oltre all’emergenza e  puntando allo sviluppo.

Il cittadino dovrà percepire che l’aria è cambiata. Altrimenti!

 

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Articolo pubblicato il 03/10/2022