Piemonte. In montagna mancano i medici e la gente fatica a curarsi

I medici non sentono l'attrattiva per i comuni montani e disertano le assegnazioni in quei territori.

Il Piemonte si prepara ad affrontare i difficili mesi invernali in cui, complici le temperature rigide, aumenteranno i malanni di stagione e la necessità di essere visitati da un medico per intraprendere la terapia migliore possibile.

Per i piemontesi che abitano nei capoluoghi di provincia, nei grandi centri urbani, nei comuni di pianura e collina questo non sarà un problema. Per i piemontesi che, invece, vivono nei bellissimi comuni montani del Piemonte le cose si complicano.

Citando il collega Andrea Parisotto di “Ossola News” possiamo infatti dire che “in montagna e nelle valli piemontesi continuano a mancare medici di base. Tra pensionamenti e sempre meno nuovi ingressi, sono pochi i professionisti sanitari che accettano di andare a lavorare in luoghi meno abitati”.

Questo ci fa riflettere su due aspetti.

Il primo è quello legato alla professione medica. Una volta chi accedeva a Medicina e Chirurgia era animato dal sacro fuoco della scienza e non vedeva l’ora di indossare il camice bianco per essere “l’angelo custode” della comunità in cui sarebbe andato ad operare.

Oggi, a quanto pare, non è più così. Spesso, troppo spesso, i medici cercano fama, gloria e notorietà come abbiamo visto nel periodo pandemico del Covid-19. C’erano più medici in televisione, nei salotti e sui social network che in corsia o negli ambulatori. Come dimenticare le strazianti interviste in cui i parenti dei deceduti per il Covid affermavano di aver chiamato più volte il medico a casa senza mai vederlo arrivare?

Il secondo aspetto è quello legato alla programmazione della sanità sul territorio che le Regioni ignorano sistematicamente in virtù di cose più eclatanti e “porta voti”.

Il fatto che il territorio montano piemontese sia in crisi di personale medico per l’assistenza sanitaria di medicina generale la dice lunga sull’operato dell’Assessorato Regionale alla Sanità attualmente guidato da Luigi Genesio Icardi (“Lega”).

Molti nostri intervistati ci hanno detto che, a loro avviso, Icardi avrebbe fatto meglio a concentrare le energie della Regione Piemonte sulla sanità di base, la sanità territoriale e quella di prossimità invece di interrompere le attività ambulatoriali di screening e prevenzione per occuparsi in modo quasi esclusivo del Covid-19.

Questo sistema gestionale ha favorito in modo propizio gli ambulatori privati, le cliniche non convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale e i professionisti che svolgono la libera professione.

E’ superfluo dirlo ma con questa metodologia d’intervento si sono penalizzate le persone a basso reddito, impossibilitate a ricorrere alla sanità privata per via dei costi più che esorbitanti.

Il Consiglio Regionale del Piemonte, incalzato dai cittadini residenti nelle aree montane piemontesi, ha chiesto all’Assessore Icardi di dare una risposta alla mancanza di Medici di Medicina Generale nei piccoli comuni montani.

La risposta dell’Assessore è stata: “Il 3 ottobre è stato deciso di concedere a due ulteriori tipologie di candidati di concorrere per tutte le zone carenti non assegnate con il precedente procedimento [del 20 settembre 2022]. Qualora anche dopo questo secondo intervento alcune zone non dovessero essere assegnate, la Regione pubblicherà un nuovo provvedimento che consentirà agli iscritti al Corso di Formazione in Medicina Generale di diventare medici di base”.

Ad oggi un Medico di Medicina Generale che sigla un accordo di collaborazione con le ASL per fare il medico di base può avere fino ad un massimo di 1500 pazienti. In caso di estrema carenza di “camici bianchi” e di impossibilità per i residenti di avere un medico, la Regione permetterà ai medici di alzare il tetto massimo a 1800 pazienti per un periodo di 6 mesi (che potrà essere rinnovato per tre volte).

Insomma, per molti medici andare a svolgere la professione nei comuni montani non è redditizio, prestigioso e degno di gloria. Le persone che vivono in montagna, però, pagano le tasse come tutte le altre ed hanno diritto ad avere una sanità efficiente ed efficace proprio come quella che c’è nei capoluoghi di provincia o nei centri urbani più popolosi.

Seguiremo senz’altro l’evolversi della situazione nella speranza di potervi raccontare che tutto questo è stato solo un brutto sogno e che, nella realtà, la classe medica è ancora animata dal sacro fuoco della scienza e dal bene dei pazienti ad essa affidati.

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Articolo pubblicato il 10/10/2022