Governo. E’ ormai tempo della svolta autonomista. L’esempio dell’Irlanda

Le ricette assistenziali e assistenzialiste per il Sud - in qualche modo estese all'Italia intera - hanno già da più tempo miseramente e definitivamente fallito.

Quale scenario si presenta oggi, alla vigilia dell’apertura delle Camere e l’inizio della legislatura?

Il PD ed i ciarpami dell’estrema sinistra tuonano contro la non ancor designata prima ministra; non accettano di fatto lo smacco elettorale ed il responso delle urne, rivelando ancora una volta la loro atavica natura antidemocratica.

Dimostrano così la loro vocazione totalitaria che ci riporta alle pagine oscure di un passato sanguinario, come ci ha ricordato un lettore, scrutando i volti rugosi ed invecchiati di alcuni esagitati esponenti e militanti della sinistra, presenti alla recente manifestazione di Roma, tanto attivi nel sostenere l’eversione, se non apertamente le lotta armata nelle tragica stagione del terrorismo e del “compagno che sbaglia”.

Giorgia Meloni prosegue il confronto con gli alleati per definire la squadra di governo ed armonizzare il programma elettorale con la questione energetica e le linee di politica economica in primo piano.

Su Economa e fiscalità, cosa emerge in un periodo di vacche magre e  di attenzione scrupolosa alla spesa pubblica, per evitare gli scivoloni del passato?

L’amara ammissione che le politiche assistenziali degli ultimi trent’anni inizialmente adottate al Sud e poi estese al Paese, sono miseramente fallite.

Urge quindi voltare pagina e cambiare indirizzo! A differenza di tutte le volte trascorse, l’occasione che oggi si presenta all’Italia e al Mezzogiorno sembra davvero unica.

L’elezione di una maggioranza di governo – solida, particolarmente attenta ai bisogni e sviluppi economici, essenzialmente autonomista – offre alla politica e alla società italiana l’opportunità d’intraprendere un percorso economico decisamente virtuoso.

Percorso non solo capace di liberare il Sud dalla trappola ultrasecolare del clientelismo, del consociativismo e dell’assistenzialismo ma, nello stesso tempo, anche capace di ristabilire per l’Italia intera un percorso di crescita economica solida e duratura.

Una crescita – come auspicato anche dal Presidente del Consiglio Mario Draghi – piuttosto “necessaria”, considerate anche le difficoltà attuali dei nostri privilegiati partner internazionali. 

Le ricette assistenziali e assistenzialiste per il Sud – in qualche modo estese nell’ultimo trentennio anche all’Italia intera – hanno già da più tempo miseramente e definitivamente fallito. Questo fallimento contrasta con quanto invece accaduto in altre nazioni europee, come ad esempio l’Irlanda, laddove una svolta autonomista e una fiscalità di vantaggio per imprese e famiglie hanno consentito un eccellente riscatto dello stato e dei cittadini dall’affrancamento politico e soprattutto economico che li ha attanagliati.

Oggi, l’economia dell’Irlanda è strutturalmente e senza dubbio alcuno un’economia prospera, a dispetto e oltre la crisi di debito pubblico intervenuta, così come per l’Italia, circa quindici anni orsono.

Liberare l’economia del Sud, e dell’Italia – dando così il sostegno che serve alla nostra intera Nazione – è il compito necessario e non più procrastinabile di cui si dovrebbe fare carico il prossimo governo, e a cui non dovrebbe mancare il consenso e il sostegno di ogni cittadino italiano che dicasi davvero libero e responsabile.

I più avveduti hanno da sempre sostenuto e ribadito queste tesi sin nel corso della prima repubblica.

Auguriamoci che Giorgia Meloni non sbagli ricetta. I percorsi virtuali a livello internazionale sono ampiamente riscontrabili se poi, a livello istituzionale ci si orientasse verso la riforma federalista dello Stato, potremo degnamente ricordare l’ottantesimo anniversario della “Carta di Chivasso” (19 dicembre 1943).

 

 

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Articolo pubblicato il 12/10/2022