Parlamento. L’elezione dei presidenti del Senato e della Camera dei Deputati

Il crepuscolo amaro di Berlusconi

Il primo atto rilevante dell’iter post elettorale è ormai passato. Giovedì, pur con qualche fibrillazione, Ignazio La Russa è stato eletto Presidente del Senato, oltre al quorum, con 116 voti. Ieri Lorenzo Fontana ha ottenuto 222 voti nell’elezione alla guida della Camera dei Deputati.

Intanto pare ormai chiusa, nei tratti essenziali, l’intesa della coalizione di centrodestra sui papabili ministri e, terminati gli altri adempimenti relativi all’Ufficio di Presidenza di Camera e Senato, inclusa la costituzione dei gruppi parlamentari, il Presidente della Repubblica potrà aprire le rituali consultazioni ed affidare l’incarico a Giorgia Meloni pe la costituzione del nuovo Governo.

Sin dalla costituzione della repubblica l’avvio delle legislature ed il varo dei governi sono stati contrassegnati da imprevisti, bizzarrie e bracci di ferro e non è ancora finita, sin al giuramento dei ministri dinanzi al capo dello Stato, tutto potrebbe ancora avvenire.

Carlo Donat Cattin, leader storico della DC, designato ministro nel 1972 nel Governo Andreotti, arrivò a snobbare il giuramento al Quirinale, andando dal barbiere, per mostrare la sua contrarietà per l’esclusione dei socialisti dalla maggioranza del governo, anche se, solingo recuperò il giorno seguente su consiglio di Aldo Moro.

Per tornare alle vicende odierne, non possiamo che rimarcare la serietà con la quale Giorgia Meloni ha assunto il ruolo responsabile di presidente del consiglio in pectore segnando un cambio di passo significativo.

Non si è persa in chiacchiere. Ha ribadito che voleva costituire un governo di alto livello, per porre mano ai gravi problemi che attanagliano il Paese, le attività produttive e i bilanci delle famiglie, senza privilegiare le mediocrità di certi partitismi.

Silvio Berlusconi, che già nei giorni scorsi si era esibito nell’avanzare candidature di piccolo cabotaggio per la delegazione di FI al Governo, ha superato ogni limite, senza cogliere la gravità del momento, barattando il suo ostinato particulare, con il negato voto al candidato del centrodestra alla presidenza del Senato, seconda carica dello Stato.

Gli è andata male e ha perso la partita, causando l’irrilevanza politica di Forza Italia. I voti mancanti dei senatori di FI sono arrivati da estimatori di La Russa dell’opposizione, che hanno inteso privilegiare l’Italia al di sopra del nominativo del presidente del senato.

L’anziano leader ha sbagliato forse l’ultima mossa pubblica che avrebbe potuto sancire il suo ritorno solenne al senato, dopo essere stato cacciato nove anni or sono da una legge giustizialista proposta dalla canea della sinistra.

Oggi puntiamo l’attenzione sulla formazione del governo e sui primi passi promettenti. Se Giorgia Meloni sarà in grado di superare la prova decisiva, ed impostare l’agenda di governo con le urgenze che ci soffocano, si segnerà un abisso tra il suo pragmatismo, la fermezza dimostrata in ogni fase, contro la piccola politica del suo datato alleato.

Si è imboccata una svolta e la meschinità e vacuità dei vecchi riti ricattatori e inconcludenti, sarà definitivamente archiviata.

E’ finita un’epoca, da non rimpiangere.

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Articolo pubblicato il 15/10/2022