Governo in arrivo. Ma quale sarà la linea Meloni?

Gli italiani si aspettano molto dal prossimo governo, che emergerà da un chiaro risultato alle urne

L’impennata di Berlusconi al Senato che ha rischiato di vanificare l’elezione di Ignazio La Russa alla Presidenza della Camera Alta, pare sfumata, grazie ai pontieri ed al senso dello Stato che in particolar modo, nei momenti difficili, deve prevalere.

C’è intesa dei partiti della coalizione, sulla rosa dei candidati ministri sui quali Giorgia Meloni potrà decidere la collocazione, sino al momento della salita al Colle.

 

Ieri senatori e deputati hanno completato l’elezione dei capigruppo ed oggi proseguiranno con gli uffici di Presidenza delle assemblee legislative.

E’ probabile che il presidente della Repubblica compia consultazioni lampo ed entro la settimana Giorgia Meloni potrebbe, ottenuto formalmente l’incarico, presentare il suo governo.

Il toto-ministri tiene ancora banco nei palazzi della politica, ma senza infiammare più di tanto l’opinione pubblica. I problemi sul tappeto sono ben altri.

 

La società civile si aspetta tanto dalla nascita del governo Meloni, anche in ragione del fatto che la situazione italiana è grave, soprattutto dal punto di vista economico, e che occorrono soluzioni credibili a problemi seri e complicati.

Dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018, che non produssero né vincitori né vinti, ci vollero tre mesi per formare il primo governo giallo-verde a guida Giuseppe Conte, un non eletto, ma scelto a caso, che contribuì a svilire ancor più l’istituzione parlamentare e la democrazia. Se non ci fosse stata l’imminenza della festa del 2 giugno probabilmente i tempi sarebbero stati ancora più lunghi.

 

Il 25 settembre di quest’anno, quanto meno c’è stato un verdetto chiaro delle urne e ora c’è una premier in pectore che sta già studiando dossier e disegnando la squadra di governo. Dal carisma dell’esecutivo, potremo già capire il percorso del Governo.

 

Il programma di centrodestra è molto chiaro perché la coalizione, nonostante qualche fibrillazione interna, è rimasta coesa e ha prevalso nettamente in quasi tutti i collegi uninominali. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

La scelta dei ministri, ad esempio, è decisiva.

È vero che la riuscita delle politiche di governo è dovuta in larga parte ai burocrati, alle figure tecniche che assicurano procedure spedite.

Tuttavia, l’autorevolezza e l’affidabilità dei ministri sono ingredienti quanto mai importanti, visto lo scetticismo nazionale e internazionale che sta accompagnando la nascita del governo Meloni.

 

Lasciano ben sperare le parole che la leader di Fratelli d’Italia ha pronunciato con un videomessaggio all'evento del partito spagnolo Vox, nel quale ha ironizzato sul suo discorso dell'ottobre 2021: "Questa volta – ha detto la Meloni – parlo a voce bassa. La stampa e la sinistra in Italia saranno obbligate a confrontarsi su questi argomenti", ha detto parlando della politica di immigrazione cinese, della natalità e della libertà educativa della famiglia. Ha poi aggiunto: "Avremo la grande responsabilità di dare risposte immediate ai problemi degli italiani, non abbiamo un minuto da perdere".

 

Giorgia Meloni nei giorni scorsi, rivolgendosi ai parlamentari di FdI e anche agli alleati del centrodestra, ha dichiarato: "Puntiamo a dar vita a un governo autorevole e di altissimo livello, che parta dalle competenze. Puntiamo a dare a questa nazione il governo più autorevole possibile. Non c'è spazio per questioni secondarie rispetto a questo obiettivo".

 

Alludeva, molto probabilmente, anche al caso di Licia Ronzulli, fedelissima di Silvio Berlusconi, che quest’ultimo avrebbe voluto Ministro della Salute e che però non appariva gradita alla premier in pectore. Berlusconi non l’ha presa bene, come abbiamo già ampiamente riferito in precedenti articoli.

 

Bene invece ha fatto, Giorgia Meloni a resistere su questo punto, considerate le posizioni davvero allarmiste e oltranziste che la Ronzulli ha assunto sul Covid, anche con attacchi feroci ai non vaccinati e, in generale, a tutti quelli che osavano contestare i provvedimenti governativi. Non sarebbe affatto un segnale di discontinuità rispetto alla gestione Speranza.

 

Ieri intanto, Licia Ronzulli è stata eletta ieri all’unanimità alla presidenza dei senatori di FI.

 

Non meno infelice risulterebbe la scelta di collocare Anna Maria Bernini al Ministero dell’Istruzione, il che preluderebbe ad aperture in tema di ideologia gender, considerato il fatto che già due anni fa la capogruppo dei senatori azzurri si rese protagonista di endorsement in favore del gay pride e dei diritti Lgbt.

 

Questo atteggiamento avrebbe inevitabilmente ricadute sull’impostazione dei programmi scolastici e dei metodi di insegnamento, mentre la Meloni si è sempre chiaramente espressa in altri termini su quelle questioni.

La presidente Meloni voleva includere nel governo, tecnici di area di assoluto livello. Non siamo ancora in grado di capire come potrà concretizzare la sua indicazione.

Va tenuto presente che Il ministro non parlamentare, oltre a fruire di una retribuzione modesta, è soggetto ad obblighi ed incompatibilità di natura economica, che si trascinano ben oltre al termine dell’esperienza ministeriale, rendendo difficoltose anche le scelte personali di un soggetto privato.

 

In queste ora si riparla di spostamenti di caselle rispetto al totonomine diffuso nella giornata di ieri.

Preferiamo non seguire i fantasmi ben sapendo che per moltleplici ragioni, come le esperienze precedenti insegnano. la candidata presidente del Consiglio potrà modificare ogni previsione e indicazione, anche quando si troverà al cospetto del Capo dello Stato.

Avremo tempo e modi per esprimere opinioni e riserve pertinenti sui nominativi ufficiali. Qui sono in ballo le sorti del Paese.

 

Infine, per un’attenzione davvero concreta ai temi della natalità e della tutela della famiglia naturale, c’è da auspicare che il governo Meloni possa individuare figure attente al valore della vita fin dal suo concepimento. Anche su questo punto, dunque, discontinuità rispetto agli ultimi governi e coerenza con quanto detto in campagna elettorale dovranno essere le cifre dominanti della nuova era Meloni.

 

 

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Articolo pubblicato il 19/10/2022