Vince Lula di un soffio. Il Brasile rimane ingovernabile.
Lula, il Presidente del Brasile

Il ballottaggio vede Lula vincitore per la terza volta. Il Brasile rimane un Paese diviso.

Lula è il nuovo presidente del Brasile. Vince di pochissimo, il Paese rimane diviso. Il Tribunale superiore elettorale ha ufficializzato la vittoria, col 98, 86% del totale delle sezioni scrutinate, Lula ha ottenuto il 50,83% dei voti (59.596.247), contro il 49,17% di Bolsonaro (57.675.427).

Primo presidente di sinistra e primo operaio senza un diploma universitario a raggiungere la massima carica dello Stato, Lula è stato eletto per la prima volta alla guida del Paese nel 2002 e riconfermato nel 2006. Idealista ma pragmatico, durante il suo governo ha strappato alla fame milioni di persone con il programma di sovvenzioni "Bolsa Familia", diventando uno dei leader latinoamericani più popolari nel Paese e all'estero.

Jair Messias Bolsonaro, amato e odiato con la stessa intensità, fuori e dentro il Paese, per le sue tesi e parole sempre sopra le righe. Antiabortista, contrario all'identità di genere e alla legalizzazione delle droghe, difensore della famiglia tradizionale e del possesso di armi da fuoco; l'ex capitano dell'esercito di 67 anni ha condotto la campagna elettorale al motto di "Dio, patria e famiglia". Appoggiato dalla chiesa evangelica, dall'agrobusiness e dalla destra conservatrice, il paracadutista congedato delle Agulhas Negras è arrivato a palazzo Planalto il 1° gennaio 2019 dopo aver vinto al ballottaggio con il 55,1% dei voti validi le elezioni di ottobre 2018 come candidato del Partito social-liberale (Psl, di destra) contro il candidato del Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra), Fernando Haddad.

Nell'ultima campagna elettorale, Lula ha puntato tutto sulla nostalgia dei suoi governi, promettendo di “prendersi cura del popolo” e di ripetere l'impresa di debellare la fame che attanaglia i brasiliani.

Entrambi i candidati, che hanno diviso l'elettorato come mai si era visto nella storia recente del loro Paese, si sono affrettati fino all'ultimo minuto disponibile per chiudere una campagna feroce durata due mesi e mezzo.

Una campagna elettorale, la loro, che non ha risparmiato colpi bassi e che ha messo sul piatto temi scottanti come quello dell’aborto e della gestione della pandemia, emergenza a cui il Brasile ha pagato il più alto tributo di morti in questi ultimi due anni e mezzo.

Entrambi cattolici, Bolsonaro e Lula, hanno cercato ovviamente sostegno anche tra gli elettori cristiani evangelici, che costituiscono quasi un terzo della popolazione brasiliana.

La corruzione, spina nel fianco nelle istituzioni e nella classe politica brasiliana, è stata al centro della campagna per le presidenziali e delle accuse tra i due contendenti. Bolsonaro ha messo in luce un grave scandalo di corruzione iniziato durante il mandato di Lula, quando circa 18 miliardi di dollari sono stati rubati in tangenti e contratti petroliferi troppo cari legati alla compagnia petrolifera statale Petrobras. Lo stesso Lula è stato ritenuto colpevole di coinvolgimento e nel 2017 è finito in prigione, ma la sua condanna è stata annullata l'anno scorso, consentendogli di candidarsi a queste elezioni.

Da parte sua, Lula ha puntato il dito contro Bolsonaro per aver favorito la corruzione, accusandolo di aver perso il controllo delle finanze del Paese. Con questo si riferisce a un "bilancio segreto" incluso nella legge di bilancio approvata nel 2019, che consente la spesa di fondi pubblici da parte dei legislatori federali con una supervisione limitata.

La contrapposizione rimane. Lula vince per la terza volta, in un Paese dilaniato a metà. Difficilissimo da governare, specie dopo la possibile vittoria di Trump nelle prossime elezioni americane di medio termine.

Il Pentagono si risveglia con una Nazione nel proprio “giardino di casa” che strizza l’occhio a Pechino. Con delle Forze armate ancora legate al vecchio presidente, e quindi a Trump e a Putin.

Brasilia rafforzerà il legame storico con i BRICS, e cercherà di schierarsi contro l’Ucraina e il Patto atlantico. Da questo ballottaggio esce un Paese lacerato e poco coeso al suo interno. Entrambe le fazioni sono tendenzialmente nemiche dei Lib Dem americani, e questo non piace all’attuale dirigenza alla Casa Bianca. Vedremo come si evolverà questa situazione così precaria. Sicuramente quello che ne esce da queste urne non è piacevole per nessuno, tantomeno per i brasiliani.

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Articolo pubblicato il 31/10/2022