Quando Giuseppe Garibaldi sbarcò nel 1832 nella città russa di Taganrog

Un evento poco noto, che si inserisce nella storia del Risorgimento italiano

Ci giunge dalla prof.ssa Cristina Vernizzi, Presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana-Sezione di Torino-Piemonte e componente del Centro Internazionale Studi Risorgimentali Garibaldini di Marsala, l’interessante e curiosa segnalazione storica su un episodio della vita avventurosa di Giuseppe Garibaldi, che rientra nella categoria della “storia minore”, probabilmente poco nota al grande pubblico.

L’occasione di riproporre questo episodio non sembra occasionale, ma quasi inevitabilmente suggerito dai recenti tragici eventi dell’attuale conflitto russo – ucraino, dove la drammatica distruzione della città di Mariupol’ sul Mar d’Azov, pone l’attenzione per la vicinanza del luogo oggetto della presente trattazione: cioè la città portuale di Taganrog della Russia meridionale, situata nella regione di Rostov.

Qui nel lontano 1832 sbarcò Giuseppe Garibaldi, novello capitano di navi mercantili, dove incontrò altri esuli e patrioti italiani che segnarono buona parte del destino e delle vicissitudini politico – avventurose del suddetto.

Pertanto, la città di Tagarog, che vanta una importante storia (la città moderna fu fondata il 12 settembre del 1698 dallo zar Pietro il Grande), resta a pieno titolo, un riferimento storico – geografico che rientra nel grande circuito del Risorgimento italiano.

Nel ringraziare l’Autrice, per la sua preziosa collaborazione, auguriamo una buona lettura (m.b.).

 

Garibaldi a Taganrog

“…Feci il mio primo viaggio a Odessa… In un viaggio a Taganrog m’incontrai con un giovane ligure, che primo mi diede alcune notizie dell’andamento delle nostre cose…”.  

Chi scrive è Giuseppe Garibaldi.

Il nome e la presenza dell’”Eroe dei due mondi” ricorrono anche qui, nella guerra che si è scatenata in Ucraina, dove tra i territori interessati al conflitto, sono proprio Odessa e Taganrog.

Era nell’800 una piccola città con il porto sul Mar d’Azov, all’estremo nord della Crimea.

La Crimea e il Mar d’Azov sono familiari a Garibaldi e nelle sue Memorie leggiamo che tra le giovanili esperienze sul mare, seguite con apprensione dalla madre, ci fu il suo primo viaggio sul Brigantino Costanza a Odessa.

In un secondo viaggio andò con il Padre a Roma dove restò colpito dall’abbandono in cui la città versava e afferma ciò che per lui rappresentava la città eterna: “la Roma dell’avvenire… dell’idea rigeneratrice d’un popolo!”, quella idea che lo avrebbe condotto a tentare dall’Aspromonte la presa della capitale e porla a capo del nuovo Regno.

Sarebbero seguiti molti altri viaggi e in altre direzioni, e una volta consolidatasi la sua formazione di uomo di mare per il trasporto di merci, ritornò più volte sulla rotta verso il Medio Oriente. Non ancora capitano, sui bastimenti della casa Gioan si imbarcò sul brigantino Cortese, che sbarcò a Costantinopoli. Qui appare un Garibaldi inedito, e che val la pena ricordare, in una insolita veste di insegnante.

Infatti, la sosta prolungata nella capitale turca, dovuta alla inclemenza del clima e anche al perdurare della guerra tra Russia e Turchia per il predominio sugli stretti, finì per farlo ammalare. La presenza di un buon numero di Italiani lo aiutò in quel frangente. Trovandosi lui in difficoltà e non potendo partire e non volendo pesare sui compatrioti, iniziò a dare lezioni di calligrafia.

Ma per potersi sostenere ebbe il soccorso di un amico medico, Diego, che gli trovò un lavoro che svolse volentieri: accettò di diventare precettore di tre ragazzi figli di una vedova, Timoni. Insegnava loro francese, italiano e matematica. Il comandante di navi, il futuro condottiero di truppe, aveva avuto una buona educazione e un bagaglio culturale che non sempre i suoi biografi evidenziano, ma tale che, come lui stesso scrisse, gli consentiva ora una vita dignitosa.

Si fermò alcuni mesi in quella casa che ricorderà sempre con gratitudine

Diventato nel 1832 capitano di nave mercantile salpò con la Goletta Clorinda , da Costantinopoli per il Mar Nero e dopo una sosta a Odessa, fece rotta verso Taganrog, dove approdò con un carico di arance e vi rimase una decina di giorni.

Fu qui che fece un incontro che lo avrebbe segnato profondamente. Andando a frequentare lungo il porto, i locali più popolosi, si imbatté in un italiano di Oneglia, Giambattista Cuneo.

Questi era stato inviato da Mazzini per fare opera di propaganda tra i marinai. Parlava della Giovine Italia, dei principi di libertà e indipendenza d’Italia. Garibaldi restò avvinto da quelle parole. Confessa nelle Memorie: “Certo non provò Colombo tanta soddisfazione alla scoperta d’America, come ne provai io al ritrovare chi s’occupasse della redenzione della patria. Mi tuffai intieramente in quel elemento che sentivo essere il mio da tanto tempo”.

Cuneo lo introdusse e lo convinse sulle idee e ai progetti mazziniani. Fu quindi a Taganrog che egli pronunciò il giuramento di affiliazione alla Giovine Italia che mirava ad una “Repubblica una e indivisibile, e tutto il territorio italiano indipendente, uno e libero”.

Lo stesso Cuneo lo mise in contatto con il mondo mazziniano degli esuli a Marsiglia dove Garibaldi si recò nell’estate del 1833 e iniziò quel percorso che lo avrebbe condotto a combattere per la liberazione dei popoli. Rispose subito al richiamo di Mazzini e aderì alla spedizione della Savoia nell’anno successivo, volta ad una insurrezione a Genova: ma preparata affrettatamente, finì con un insuccesso che ebbe una conclusione drammatica per i congiurati, tra cui Garibaldi: la condanna a morte e l’esilio.

Ma Taganrog non dimenticò quell’ospite che sarebbe diventato l’Eroe dei due Mondi: nel 1961, a 100 anni dalla unità d’Italia cui lui diede un contributo decisivo, gli fu dedicato un monumento, l’unico esistente in Russia. Si trova sul lungomare nella zona del porto, realizzato da un artista locale, è una stele  alta cinque metri  con un bassorilievo raffigurante  Garibaldi che poggia su  uno stendardo.

In origine recava due scritte, una dettata da Engels recitava: “Nella persona di Garibaldi l’Italia ha partorito in tempi antichi un eroe capace di fare miracoli e che li ha realmente prodotti”. Poi cancellata, è rimasta la seconda in cui si legge: “Nel 1833 Garibaldi giurò di dedicare la sua vita alla liberazione e all’unità del suo Paese. Fu sotto il comando dell’eroe nazionale Giuseppe Garibaldi che il Paese fu liberato e unificato”.

Il monumento fu restaurato e di seguito inaugurato il 12 settembre 2007 alla presenza della pronipote Annita Garibaldi Jallet.

Anche una via, Strada Oulitsa Garibaldi, ricorda il giovane Garibaldi sbarcato nella città della Crimea.

Speriamo che il conflitto che ora ci ha colpito, riesca a restare lontano dalla bella e antica città di Taganrog, e risparmi per tutti noi, per la nostra comune storia, queste memorie così lontane nel tempo, ma con luoghi diventati drammaticamente attuali. 

Cristina Vernizzi

 

La vicenda di Giuseppe Garibaldi a Taganrog è ricordata nel video di “Storie di Napoli”, intitolato “Taganrog, il grano dell'est che ha reso speciale la pasta italiana”, a partire dal minuto 3.15.

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Articolo pubblicato il 03/11/2022