Un bianco castello sull'Adriatico: La rocca di Miramare a Trieste

Di Alessandro Mella

L’Italia è terra di incantevoli città ricche di storia e cultura, di bellezza ed arte, e spesso crocevia di popoli diversi. Esempio tipico è la multietnicità culturale di Trieste, punto di convergenza di più popoli.

A poca distanza dal centro cittadino, dalla celeberrima piazza Unità d’Italia, sorge un magnifico castello, di sinistra ed infelice fama, di grande bellezza, posto sullo scoglio di Grignano ed eretto quasi a sentinella dell’Adriatico.

Il castello di Miramare è forse uno dei più belli tra i molti italiani e fu edificato a tra il 1856 ed il 1859 per l’arciduca Massimiliano d’Asburgo e sua moglie Carlotta nata principessa del Belgio. Erano gli anni della dominazione austriaca sulla città, da alcuni apprezzata, da altri sentita come soffocante ed oppressiva. Tempi di grandi tensioni ideali e di fermenti irredentisti di primaria importanza.

Si sa come finì, purtroppo Massimiliano, asceso poi al trono imperiale del Messico, fu alla fine fucilato dagli insorti. Dopo la sua scomparsa l’imperatrice Sisì, consorte di Francesco Giuseppe, scelse il castello come luogo ove fermarsi per i suoi viaggi in città. Com’è noto, anni dopo, ella fu assassinata da Lucheni a Ginevra e la sua sorte infausta non fece che contribuire all’immeritata fama del luogo.

Dopo l’unione di Trieste al Regno d’Italia il maniero visse alterne vicende finché divenne la dimora del duca d’Aosta Amedeo di Savoia che vi pose la propria residenza tra il 1931 ed il 1937 arrivandovi quando, vivente il padre Emanuele Filiberto, veniva ancora indicato come duca delle Puglie:

I Duchi delle Puglie hanno definitivamente scelto come loro residenza il castello di Miramare a Trieste. Essi vi si recheranno nel prossimo autunno e già fervono nel magnifico castello i preparativi per accogliere gli Ospiti Augusti. (1)

La coppia ducale e reale vi si stabilì senza troppo curarsi delle voci secondo cui quell’edificio mal portava ai suoi abitanti:

La prima volta, ricordo, che lo andai a trovare al Castello di Miramare, presso Trieste, dove si era stabilito («O Miramare, alle tue bianche torri - attediate per lo ciel piovorno...»), mi disse: - Mi avevano sconsigliato di prendere dimora in questo castello, donde l'arciduca Massimiliano mosse al suo tragico destino; perché dicevano che portasse jettatura. È ben strano che si creda alla jettatura, da parte di gente che quasi quasi non crede in Dio. Io credo in Dio; perciò, non credo alla jettatura. E con mio grande orgoglio, mi mostrava, nella biblioteca del castello, un pannello sovraporta dipinto, dove era rappresentato un episodio della conquista libica: e c'ero figurato anch'io al suo fianco. Ma purtroppo non fui al suo fianco, come più avrei amato, i giorni di Alagi. (Mario Bassi). (2)

A Miramare, comunque, non mancarono al nostro Amedeo anche momenti di serenità e di gioia:

Alla redazione dell’atto di nascita della principessa Maria Cristina di Savoia-Aosta son intervenuti, nel castello di Miramare, il sen. Luigi Federzoni — quale ufficiale di stato civile per gli atti di Casa Reale — ed il ministro De Bono — quale delegato del Primo Ministro, notaio della Corona. Alla principessa sono stati imposti i nomi di Maria Cristina Giusta Elena Giovanna. (3)

Tuttavia, la magnifica figura di Amedeo, uomo stimato e generoso, non ebbe a sua volta fortuna. Dopo l’eroica resistenza sull’Amba Alagi, che gli valse la medaglia d’oro al valor militare, morì nel 1942 prigioniero dei britannici in Kenya.

Un lutto che travolse e sconvolse tutto il paese.

Dopo l’occupazione tedesca del periodo 1943-1945 il castello fu anche sede di comandi militari alleati ed in particolare di reparti americani posti a presidio della città tra il 1947 ed il felice 1954 quando cessò il periodo del Territorio Libero di Trieste e la città torno ad unirsi all’Italia.

Percorrendo il lungomare oggi il castello si raggiunge con facilità e con un pizzico di fortuna qualche parcheggio libero si può trovare. Si accede dalla Porta della Bora su cui spicca un bronzeo stemma sabaudo. Da qui, lungo il viale dei Lecci, si prosegue a piedi potendo apprezzare il paesaggio, incantevole la sera, ma anche affrontare le tipiche folate di vento dell’Adriatico, la celeberrima Bora.

Il cortile è davvero notevole pur con una sua sobrietà spartana. Il percorso di visita interno segue una via vincolata che permette di esplorare i due piani partendo dall’atrio principale. Si incontrano gli appartamenti degli arciduchi austriaci con decori davvero straordinari. Incredibile è la stanza privata di Massimiliano realizzata a guisa di cabina navale con rivestimenti, mobilio e soffitto in legno. Camminarvi fa quasi sentire a bordo di un antico bastimento. Segue la monumentale biblioteca di rara ricchezza e bellezza con un patrimonio librario che può vantare migliaia di volumi, una lussuosissima scrivania e diverse opere d’arte classica.

Notevoli sono, poco dopo, i molti ritratti dei sovrani e principi di tutta Europa e non solo. Salendo, attraverso un imponente e magnifico scalone d’onore, si raggiungono diverse importanti sale tra cui quella del trono e gli appartamenti di Amedeo di Savoia i cui arredi sono di gran lunga più coerenti con l’epoca in cui lui vi visse. L’eroe è tra l’altro “presente” con un suo busto e si incontrano lungo il percorso anche i ritratti dei genitori.

Al visitatore attento, del resto, non sfuggirà anche il perpetuo alternarsi dell’araldica austriaca e di quella sabauda.

Meritevoli assolutamente di visita sono anche il grande parco con i suoi giardini e la darsena del castello.

Al piano terra è infine disponibile una libreria con souvenir, molto ben fornita ma, almeno ai tempi della nostra visita, con un’unica mancanza. Il materiale disponibile era tutto relativo agli Asburgo e nulla, nemmeno un libro, sui Savoia ed in particolare su Amedeo d’Aosta. Una mancanza che reputammo imperdonabile.

Nondimeno Miramare è un luogo magnifico, da visitare, amare ed apprezzare magari la sera, all’imbrunire, quando le sue luci si fondono a quelle della costa adriatica in un gioco ammaliante di luminescenze. Uno spettacolo raro per questa perla stupenda dell’italianissima Trieste!

Alessandro Mella

NOTE

1) Gazzetta d’Asti, 34, Anno XXXII, 30 agosto 1930, p. 2.

2) La Stampa, 55, Anno LXXVI, 5 marzo 1942, p. 1.

3) L’Azione, 37, Anno XXVIII, 29 settembre 1933, p. 1.

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Articolo pubblicato il 09/11/2022