Russia: la fine della mobilitazione parziale e l'inizio della tensione globale

Il Cremlino dichiara che la mobilitazione parziale è terminata. La tensione però rimane alta.

Il Ministero della Difesa russo ha dichiarato lunedì che tutte le attività di mobilitazione militare parziale e l'emissione di convocazioni per combattere in prima linea nel conflitto contro l'Ucraina sono state interrotte. Ricordiamo che per mobilitazione parziale si intende il richiamo alle armi solo di una parte di popolazione, ovvero solo quella parte che ha ricevuto addestramento o che in passato ha prestato servizio di leva, da un età che va dai 18 ai 65 anni, da quì la dicitura "parziale".

Il governo è stato chiaro: "Tutte le attività relative al reclutamento dei riservisti per il servizio militare da parte degli uffici di arruolamento e dei governi regionali sono state sospese. La preparazione e l'emissione di convocazioni militari sono ora sospese", ha dichiarato il dipartimento, secondo l'agenzia di stampa russa TASS.

Ha inoltre dichiarato che i rapporti sulla mobilitazione parziale dovevano essere presentati entro martedì e che erano state inviate istruzioni ai comandanti delle truppe nei vari distretti militari.

Il Ministero ha indicato che gli uffici di isolamento d'ora in poi recluteranno solo volontari e assumeranno personale militare per le forze armate sfollate in guerra. Hanno inoltre specificato che gli edifici utilizzati per la mobilitazione parziale saranno restituiti ai loro usi precedenti.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che il decreto di mobilitazione parziale è stato eseguito.

Il governo ha dichiarato che d'ora in poi gli uffici di isolamento assumeranno solo volontari. Sergei Pobirokhin, uno dei responsabili del reclutamento nelle forze armate, ha dichiarato che più di 75.000 persone si sono arruolate volontariamente per partecipare al conflitto.

Il 28 ottobre il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha comunicato al presidente Vladimir Putin che la mobilitazione parziale, iniziata il 21 settembre, è terminata. Shoigu ha dichiarato che un totale di 300.000 persone è stato richiamato e che non sono stati pianificati altri obiettivi nell'ambito della mobilitazione parziale.

In un messaggio lasciato su Telegram, il collaboratore di Vladimir Putin ha scritto: "L'Occidente spinge il mondo verso una guerra globale, solo la vittoria russa è una garanzia contro la guerra mondiale". Una minaccia diretta ai Paesi che stanno supportando l'Ucraina e alla stessa Ucraina, che nelle parole di Medvedev si concretizza con il rischio di una prossima escalation nucleare.

Nel suo messaggio, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo scrive che l'Occidente continua a ripetere che "non si può permettere alla Russia di vincere. Che significa? Se non vince la Russia, deve vincere l'Ucraina. E l'obiettivo di Kiev è il ritorno di tutti i territori che in precedenza le appartenevano". Stando alle parole di Medvedev, questa sarebbe "una minaccia all'esistenza stessa del nostro Stato. E rappresenta una ragione diretta per l'applicazione della clausola 19 dei Fondamenti della politica della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare".

Le parole del collaboratore di Vladimir Putin si inseriscono in un quadro di escalation che da qualche settimana è tornato a farsi sempre più marcato.

L'ultima mossa di Putin è stata schierare missili ipersonici in una base militare della Bielorussia. È la prima volta che accade. A segnalarlo è stato il ministero della Difesa britannico, che ha condiviso un'immagine satellitare che mostrava due aerei da guerra di Mosca, insieme a un container ben protetto che si ritiene contenga missili Kinzhal, capaci di trasportare testate nucleari tattiche.

Nel mirino diretto della Russia c'è finita anche l'Italia per alcune dichiarazioni di Sergej Razov, ambasciatore russo a Roma. Il diplomatico, nel corso di un'intervista concessa a "Oval Media" a margine del Forum eurasiatico di Verona tenuto a Baku il 27 e 28 ottobre, ha dichiarato: "In otto anni sono state uccise 14mila persone nel Donbass e questi sono i motivi per cui, come ha spiegato il presidente Putin, abbiamo dovuto iniziare l'operazione militare speciale. Forse anche alcuni italiani erano impegnati nel Donbass. Posso assicurare, come ha detto Putin, che il Donbass ora fa parte dei territori russi. Qualsiasi conflitto deve prima o poi finire con un accordo di pace, ma che forma avrà questo accordo lo vedremo solo in futuro".

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Articolo pubblicato il 02/11/2022