Kherson: Ritirata o riposizionamento ?

Si sente parlare spesso di una possibile sconfitta russa a seguito della ritirata dalla città di Kherson. Ma sarà davvero così?

I giornaloni filo NATO danno Putin per sconfitto. La città di Kherson è persa per sempre. Grave sconfitta dell’esercito russo cacciato oltre il fiume Dnipro.

“Se i russi abbandoneranno Kherson sarà un’altra vittoria per l’Ucraina”. Ha detto il segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella dichiarazione al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.

Questa la propaganda occidentale, che come sempre non perde occasione per inventare notizie fondate su fonti completamente inesistenti, o peggio, inventate dall’intelligence britannica e americana.

Per ora la Russia ha detto che riposizionerà le sue truppe sulla sponda orientale del fiume Dnipro, e da lì cercherà di difendere le posizioni conquistate finora nell’Ucraina meridionale: i porti sul Mar d’Azov di Mariupol e Berdyansk, la regione di Zaporizhzhya, con la sua centrale nucleare e la città di Melitopol. Ma soprattutto cercherà di mantenere il controllo dei territori che collegano le zone occupate dell’Ucraina alla Crimea: la penisola è infatti il principale corridoio di terra per portare rifornimenti alle truppe russe nel sud dell’Ucraina.

Le prossime settimane saranno quindi fondamentali per capire come potrebbe proseguire la guerra: le forze ucraine potrebbero riprendere Kherson entro la fine di novembre, ma la stessa Ucraina avrebbe informato i paesi alleati di voler procedere con cautela, nel timore che in città potrebbero esserci ancora avamposti russi e che l’annuncio della ritirata sia in realtà “una trappola”.

Ed è da questo punto che occorre ripartire. Bisogna avere ben chiaro che dall’inizio del conflitto le forze armate russe ci hanno abituato a ritirate strategiche, atte al riposizionamento delle truppe e al consolidamento delle aree ucraine liberate dal regime di Kiev.

Più volte, dall’inizio dell’operazione militare speciale, il Generale Mini ci ha messo in guardia dalla differenza fra una ritirata dovuta ad una sconfitta bellica rispetto ad un riposizionamento tattico.

In questo caso, infatti, la ritirata strategica da Kherson è funzionale all’arrivo di truppe fresche oltre confine. In particolar modo, Mosca attende l’arrivo dei riservisti e dei volontari di leva, i quali andrebbero a rinforzare le zone costiere vicine alla Crimea, e in quando tali, fondamentali per la strategia militare russa.

Anche perché non dimentichiamo che i russi, ad oggi, controllano oltre il 30% di quello che è il secondo paese europeo per stensione, dopo la Russia stessa, posta al primo posto per dimensioni.

Inoltre, le aree attualmente controllate dai russi sono le parti più ricche dell’Ucraina, la quale privata delle stesse resisterà ben poco dinanzi ad una guerra ibrida e logorante come questa.

Inoltre, l’utilizzo dei droni kamikaze iraniani sta mettendo in difficoltà non poco i sistemi antimissili ucraini; i quali, utilizzano vecchie apparecchiature sovietiche, e in quanto tali, se colpite dai droni iraniani, necessitano di apparecchiature di ricambio che vengono però fabbricate in Russia. Da qui la richiesta di Zelensky di avere nuove piattaforme antimissile occidentali per contrastare le offensive russe. Piattaforme Nato che però scarseggiano e tardano ad arrivare; questo per via della reticenza dei paesi dell’Europa occidentale, la quale in termini di Difesa si esporrebbe troppo, rinunciando a sistemi antimissile che risultano limitati persino in casa propria.

Anche l’ipotesi di possibili aperture verso trattative fra Kiev e Mosca risultano al quanto effimere, poiché molto probabilmente si chiuderebbero con un nulla di fatto. Dando ai russi la possibilità di riorganizzarsi per nuove ed ulteriori offensive. Il Cremlino ha infatti già trasferito 150 mila uomini alla frontiera in Bielorussia e nelle zone di Kursk e Bryansk. Se non ci sarà una tregua, molto probabilmente attaccheranno di nuovo. Entrambe le parti, inoltre, non sono disposte a cedere nulla del proprio territorio, e soprattutto, entrambi i Vladimir non accetteranno mai la sconfitta militare dinanzi al proprio popolo.

 

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Articolo pubblicato il 11/11/2022