Le Virtù i pilastri della morale

Un contributo del Prof. Antonio Binni Gran Maestro Emerito della GLDI - Seconda Parte

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Seconda Parte

 

La ragione pratica viene perfezionata dalla prudenza; la volontà, dalla giustizia; le passioni dell’irascibile, dalla fortezza; quelle del concupiscibile, dalla temperanza; quelle dell'afflitto, dalla speranza. Anche se la più importante resta la prudenza, in quanto perfezione della ragione, mentre la giustizia è chiamata a realizzare il bene. A tutte le altre virtù è affidato invece il compito di conservarlo, in odio al vizio definibile come tutto ciò del quale non si può fare a meno.

 

       L’argomento trattato, come è ovvio, ci riporta inevitabilmente sul terreno scivoloso della morale e del suo fondamento. A tutt'oggi, rimane infatti ancora senza risposta persuasiva la domanda per eccellenza dell'etica: perché si sceglie il bene, anziché il male, non superando le secche nessuna delle proposte che hanno dominato la riflessione filosofica basata via via sul mero criterio razionale (è la ragione a scegliere); sul dovere (no perché il regno della morale è la libertà); sull'utile (scegliere il bene assicura un guadagno. Sempre?); o sul mero sentire (istinto). Nessuna di queste teorie è infatti in grado di fornire un sicuro fondamento all'etica. A ben considerare va osservato invece che i criteri proposti finiscono proprio per dissolvere la distinzione stessa di bene e di male.

       Da qui la crisi della filosofia morale, oggetto, peraltro, di critica spietata da parte di Freud che, nella stessa, come noto, ha ravvisato una visione punitiva della vita proprio perché mirante a reprimere pulsioni e desideri rendendo così le persone non buone, ma infelici e nevrotiche. A differenza del vizio considerato invece come qualcosa di attraente capace di dare gusto all'esistenza. Dunque, non una fatica frustrante, ma una via, più o meno diretta, verso, se non la felicità, quantomeno, una vita serena priva di nevrosi. Pericoloso capovolgimento che ha determinato scelte di vita finite talora perfino nella licenziosità. Come, del resto, aveva predicato pure il noto marchese dal fondo della prigione dove era stato incatenato.

 

       La denunciata scomparsa delle virtù dalla riflessione filosofica è parallela alla crisi della morale: crisi non solo speculativa, ma soprattutto di apprezzamento da parte del comune sentire portato a considerare la morale in termini di proibizione e, al postutto, proprio come sostenuto da Freud, di negazione del piacere di vivere. Un inciampo da rimuovere al pari di ogni altro ostacolo alla felicità della vita.

 

       Anche a motivo della dilagante e preoccupante disaffezione dell'etica nella vita comune la filosofia contemporanea ha ripreso a occuparsi del tema delle virtù, aprendo un fecondo dialogo con le scienze umane e le neuroscienze. È in votis che si prosegua su questa strada sulla quale, data la sede, non ci è possibile addentrarci.

 

       Delineata così una sintesi - riteniamo - sufficientemente completa dell'argomento; considerato, altresì, che queste note sono destinate essenzialmente a lettori, che sono pure amati Fratelli di chi scrive; prima di concludere, sia allora consentito un sia pur rapido accenno al tema sul quale ha riflettuto il nostro pensiero interrogante dal profilo latomistico.

 

       Va riconosciuto che nella libera muratoria la virtù è tenuta nella massima considerazione. Come è ovvio che sia visto che "l'uomo nuovo", che nasce con l'iniziazione, non può che essere virtuoso. Questo viene precisato al profano che chiede la Luce con una definizione di virtù che, sicuramente, è tra le più felici. Come recita il Rituale di iniziazione, la virtù è infatti tratteggiata come «la forza di fare il bene, compimento del proprio dovere». Dove "la forza" non è altro che quella energia esterna (passione) che alimenta l'impegno di realizzarlo, nell'adempimento di un «dovere» iscritto nella natura umana. Col che, da subito, viene all'iniziando messo in evidenza il carattere deontico della massoneria, che non conosce appunto diritti, ma solo obblighi verso sé stessi, verso l'istituto massonico, verso la società.

 

       Subito dopo di avere delineato e precisato il concetto di virtù, a chi ha manifestato l'ardente desiderio di ricevere la Luce, lo stesso Rituale puntualizza cosa debba poi intendersi per morale dallo stesso ancorata a quelle «leggi naturali, universali e eterne che reggono tutti gli esseri». Dove, in questo ultimo inciso, è fin troppo scoperto il ricordo delle parole pronunciate da Antigone a contrasto del tiranno che ha decretato il divieto di seppellire il fratello. Per giustificare il proprio comportamento eversivo, Antigone invoca infatti le leggi antiche come le stelle, norme iscritte nel cuore degli uomini ben superiori e ben più stringenti di quelle dettate dal potere.

 

       Nella definizione del concetto di morale non manca neppure l'espresso richiamo al «concetto etico della vita» proprio per rimarcare che la morale deve essere consustanziale all'iniziato, condizione indispensabile «per assicurare il trionfo della ragione e della virtù».

 

       Insegnamento prezioso pure per tutto il mondo profano, che obbliga pertanto l'iniziato a fare uscire questa irrinunciabile lezione di vita al di fuori del perimetro della Loggia. Spandere la Luce. Questo il dovere che grava su ciascuno di noi.

 

       Il che poi spiega - e motiva - la ragione del nostro lungo impegno a scandagliare il tema della virtù: dovere, ineludibile, specialmente oggi, casualmente chiamati a vivere in una società che è capace solo di rivendicare diritti, o, a volere essere ancora più rispettosi del vero, piuttosto dissennata licenza e totale anarchia.

 

       Quello che si vede è tutto. Molto di più è però quello che non si vede. È in questo terreno oscuro che si deve scavare se si vuole, così come si deve, diventare uomini autentici, amanti del Bene, base indispensabile per la rinascita di una società, confusa e smarrita, come quella odierna, che, purtroppo, mostra di avere perso i valori fondanti che, soli, assicurano invece una convivenza armoniosa rispettosa dei doveri, oltre che dell'uso «ragionato dei diritti» (dal Rituale di iniziazione) da parte di tutti.

 

FOTO GIANCARLO GUERRERI

 

 

 

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Articolo pubblicato il 15/11/2022