
L'Opinione di Luigi Cabrino
Il Movimento 5 Stelle è nato per scardinare i sistemi incrostati della burocrazia e della partitocrazia e, aiutato dalle indubbie doti comunicative di Beppe Grillo, ha ottenuto brillanti risultati elettorali alle politiche del 2013 e 2018.
Oggi, molti dei volti sbucati dal niente e piombati nelle istituzioni, per la ferrea regola dei due mandati o per insuccessi elettorali non fanno più parte di quella casta che dovevano demolire ma in cui si sono trovati molto a proprio agio. Tanto da fare di tutto per continuare a farne parte.
Luigi Di Maio, fiutando la non ricandidatura , dopo una brillante scalata che in pochi anni lo ha portato dal vendere bibite allo stadio di Napoli al Ministero degli Esteri, in estate ha creato il proprio partito, seguito da buona parte delle truppe parlamentari desiderose di potersi ricandidare; abbiamo visto com’è andata, il partito non è decollato e Giggino, pur garantito dal paracadute di una candidatura PD, non è stato rieletto.
Ma non sono passati nemmeno due mesi ed ecco che il suo nome salta fuori per un incarico ai massimi livelli, rappresentante UE per il Medio Oriente e il Golfo Persico.
Niente da obiettare, gli anni alla Farnesina avranno pur instradato l’ex bibitaro nei palazzi che contano; ma per uno che ha scalato le gerarchie dei 5 stelle a suon di lotta alla casta non è il massimo della linearità.
E che dire di Paola Taverna e Vito Crimi?
Loro sono stati fedeli alle regole del movimento, pur sperando in un ripensamento di Grillo che permettesse loro di ricandidarsi, ma la ferrea regola dei due mandati è stata insuperabile.
Così per Crimi e per la pasionaria romana dei cinque stelle le porte del parlamento restano chiuse? La retorica anticasta dei due mandati e poi si torna alla vita di prima sarebbe stata incarnata dai due esponenti di spicco dei 5 stelle?
A quanto pare no; anche per loro il richiamo della casta e dei palazzi è troppo forte.
Secondo quanto riporta l’agenzia DC news, non potendo conferire loro un incarico da dirigenti di partito , roba che richiama troppo la prima Repubblica, si è pensato ad un ritorno in Parlamento a poche settimane dalla non rielezione.
Ovviamente da “nominati”, come amavano denunciare i pentastellati della prima ora i parlamentari eletti in virtù della nomina di partito in liste bloccate e sicure.
“ Paola Taverna e Vito Crimi saranno assunti in Parlamento con uno stipendio da 70mila euro l’anno. Come riferisce Repubblica uno finirà alla Camera, l’altra al Senato e diventeranno dipendenti del gruppo del Movimento 5 Stelle. “I due più meritevoli, i più esperti”, dicono fonti del M5S sulla scelta di Giuseppe Conte di salvare due tra i tanti epurati dalla tagliola del limite dei mandati voluta da Beppe Grillo”.
Questo affermano DC News e Repubblica su Taverna e Crimi.
Anche per questi paladini dell’anticasta è troppo forte il richiamo della casta.
Luigi Cabrino
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Articolo pubblicato il 16/11/2022