"Sportiva d’autore. LMX, Un sogno italiano degli anni Sessanta", a Torino

Cronaca della mostra al Museo dell’Automobile di cinque LMX, 4 coupé e 1 spider, riunite tutte insieme dopo 50 anni (di Michele Franco)

Sirex, 42 stelle nella polvere

Una parabola velocissima, un’avventura imprenditoriale che ha lasciato sul terreno, anzi sull’asfalto, quarantadue splendidi esemplari di un’auto per molti aspetti rivoluzionaria. Chissà perché ci affascinano le storie “finite male”?

Forse perché hanno tanto da insegnare? Perché ci piace riconoscerci in chi ha osato esser folle? O perché partono da ideali e passioni intense, passano attraverso difficoltà gigantesche, terminano con vite travolte da risultati scarsi o da inconcludenti esiti?

Forse anche perché queste storie lasciano risultati spesso anticipatori dei tempi. E, a volte, lasciano ai posteri oggetti affascinanti, racchiusi in forme estetiche splendide e con contenuti innovativi rispetto all’epoca in cui nacquero.

Il mondo dell’auto è fatto anche di visionari coraggiosi!

Le quarantadue auto che orgogliosamente inalberavano il marchio Sirex avevano l’intento di portare il logo del Dragone nei continenti. Questo il desiderio. La realtà fu spietata!

5 Sirex al MAuTo, occasione unica!

Il Museo ha dedicato grande spazio a questa esposizione di rarità. Le Sirex, queste sconosciute, sono esposte su una superficie dove l’occhio spazia ammirando 4 diverse versioni di Sirex Coupé (tra cui una HCS High Compression Sport Coupé) e un quasi unico esemplare della HCSS Spider, splendida nella sua carrozzeria scoperta.

Inoltre, il famoso telaio affiancato da un mock-up in vetroresina rendono idea del miracolo ottenuto nella parte nascosta dell’auto. Come sempre perfettamente illuminate, sembrano modelle seducenti dalla pelle colorata, distese nel loro ambiente ideale. Attendono con quell’aria un po’ sorniona e un po’ minacciosa, da sportive americane, pronte a farsi guardare o fotografare. Perfetti oggetti del desiderio, costruite in numero limitatissimo e introvabili, sono talmente belle che non potevano che essere italiane! Tranne il cuore pulsante, appunto made in USA.

Si tratta della collezione di Renato Montalbano cultore collezionista che le ha inseguite e “scovate” in varie parti del mondo, e restaurate. Ora sono qui, al MAuTo, ben distribuite in uno spazio ampio, perfettamente illuminate, godibilissime allo sguardo e ai “click”, correlate di una breve storia che, a grandi linee, racconta cosa fu questa avventura terminata male. Storie di vetture e di uomini su cui l’oblio ha steso il velo, che ora rivivono in “LMX SIREX, SPORTIVA D’AUTORE, un sogno italiano degli Anni Sessanta” mostra curata da Raffaele Porro, grande appassionato d’auto.

Teniamo presente che il restauro di un singolo modello è impresa dai costi molto elevati. Ma le auto esposte ormai fan parte del “Registro Storico LMX Sirex” nato a Bra (CN), per volontà di Renato Montalbano e del figlio Giorgio. Va da sé che, aumentando l’interesse per la riscoperta di questi modelli, viene valorizzata l’auto. Non si deve essere indovini per capire come le cifre non potranno che lievitare nel futuro. Aggiungo meritatamente per queste rarità splendide!

Come nasce il gioiellino LMX Sirex?

LMX (acronimo di Linea Moderna Executive) ha il Dragone come simbolo che sottolinea l’origine milanese del progetto. Gli ideatori del sogno impossibile sono due “Tucker” milanesi: l’ingegner Michael Liprandi e Giovanni Mandelli. Dalle discussioni e confronti dei due “gentleman driver”, imprenditori nel settore delle materie plastiche, prende forma un’avventura umana e artigianale-industriale fatta di visioni automobilistiche preconitrici e di fallimentari fatiche. I problemi economici han spesso fermato storie uniche, e la storia dell’automobile è ricca di esempi su questo versante. Però i nostri due riescono a vedere il loro sogno prender vita in un’auto sportiva milanese tutta loro. Non è cosa da poco.

Liprandi usa un telaio con struttura a trave centrale elaborato sapientemente da Gioachino Colombo per ottenere una robustissima struttura di lamiere scatolate e forate dal peso di soli 74 Kg, un mezzo miracolo. L’auto avrà motore longitudinale subito dietro l’asse anteriore, sospensioni indipendenti e trazione posteriore. Franco Scaglione vestirà la meccanica con una azzeccatissima carrozzeria che fa l’occhiolino alle “muscle car” americane, con linee pulite, felice incontro tra morbidezze e spigolosità. Lo stile “fastback” è accattivante, e Scaglione trasfonde qui le esperienze avute nel creare auto cult come le Alfa Romeo Giulietta SS e l’Alfa 33 stradale, capolavoro considerata una delle auto più belle di ogni tempo.

Liprandi e Mandelli, che di auto se ne intendono, “mettono insieme” una piccola squadra di esperti di comprovata capacità per ottenere un risultato che porti la LMX SIREX ad elevarsi, sotto diversi aspetti qualitativi ed estetici, tra le concorrenti di “fascia alta” del periodo.

Così si affidano per la parte motoristica al propulsore 2.300cc - 6 cilindri a V HC high Compression - 126Cv della FORD Taunus RS. L’auto, grazie al peso a vuoto di soli 950 Kg, frutto di un telaio avanzatissimo e di carrozzeria in vetroresina, pur avendo “solo” 126 Cv di potenza sfiora i 200 Km/h. Tra l’altro, la sicurezza è esaltata dal nuovo materiale: la vetroresina risente poco degli agenti atmosferici e corrosivi, ed ha la capacità di assorbire le onde d’urto degli impatti di 7 volte superiore alla lamiera. I consumi restano però assai elevati, nell’ordine dei 14 lt per 100 km!

Alcuni esemplari più performanti monteranno un compressore Constantin. Successivamente, con l’intervento di Michael May, saranno 210 i Cv spremuti dal propulsore Ford. May, ex pilota svizzero, è ideatore di soluzioni tecniche quali l’alettone (con profilo di ala rovesciata), in BOSCH sviluppò impianti di iniezione carburante, in Ferrari si occupò di iniezione e motori ma convinse anche Ferrari a passare ai cerchi in magnesio per le sue vetture. Una mente intuitiva e geniale che diede il suo importante contributo all’avventura SIREX.

L’esordio e l’oblio

L’assemblaggio finale viene affidato ad un’azienda che si è fatta un nome con le costose “auto di nicchia”, la Eurostyle di Torino. Ma le difficoltà economiche aumentano, e per i due soci “il fiato si fa corto”: al salone dell’auto di Torino del 1968 i soldi per affittare lo stand ufficiale non ci sono, così la Coupé LMX Sirex è ospitata nella “Exhibition hall” in spazio esterno alla Fiera! Con gli occhi di oggi, si sarebbero potuto creare eventi di lancio diversi per questa meraviglia, che non lo stare mestamente in uno spazio generico all’aperto. Era pur sempre tra le vetture più significative del prestigioso Salone, e negli annali è ben ricordata la sua presenza in quel lontano 1968. 

Nella ricerca di alternative per la clientela facoltosa, verrà anche realizzata una versione Spider: la Sirex scoperta (sigla interna HCSS) prodotta in soli due esemplari al costo di 4.000.000 di lire l’uno, cifra con la quale si acquistava all’epoca la Ferrari Dino 206 GT!

Al momento del doppio fallimento, sia dell’accoppiata Liprandi-Mandelli che della Eurostyle, restano in fase di costruzione una ventina di autotelai, così le auto saranno completate dalla SAMAS, azienda di Diano d’Alba in provincia di Cuneo, equipaggiate di turbocompressore May-Bosch e infine vendute principalmente sul mercato elvetico. La forsennata corsa contro il tempo e contro le spese di Liprandi e Mandelli con la loro Sirex era giunta al termine. Purtroppo.

Incidenti, guasti, rottamazioni e il lavorio instancabile del tempo hanno messo fine a gran parte di quella manciata di esemplari. La mostra è terminata da pochi giorni ma mi pareva doveroso rendere omaggio alla sfortunata avventura imprenditoriale, e alla mostra che ci ha fatto assaporare la vista di cinque Sirex, gran bella sorpresa per i visitatori e i cultori di auto rare e, soprattutto, belle. Buone visite al MAuTo a tutte e tutti.

Michele Franco

Foto di Michele Franco.

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Articolo pubblicato il 29/11/2022