Pavia ed i suoi musei: Il Castello Visconteo

di Alessandro Mella

Trovandomi in Pavia, tempo fa, decisi di recarmi a visitare il castello per approfittare della presenza di ben tre musei in un’unica sede. Volendo essere ottimisti potevo anche considerare di visitarne quattro ritenendo l’edificio che li ospita quasi un extra di non poco conto.

Ed è da quest’icona della cultura e memoria pavese che bisogna partire per contestualizzare le raccolte che oggi esso ospita.

Il Castello è oggi circondato da un piacevole e quieto parco che di certo non esisteva ai tempi d’oro della fortezza edificata a partire dal 1360 per volontà Galeazzo II Visconti il quale affidò i lavori, conclusi in prima fase attorno al 1365, all’ingegnere Bernardo da Venezia. Non che un parco enorme non ci fosse, per la caccia soprattutto, ma assai diverso e molto più esteso. Sul finire del XV secolo, era il 1495, fu affidato il rinnovo dei decori interni a Leonardo da Vinci e Bramante ma la loro opera andò perduta in seguito alla calcificazione delle pareti al tempo delle grandi epidemie.

Il palazzo fu in origine innalzato di forma quadrata, con quattro grandi torri poste a guardia della struttura difesa anche dal fossato voluto per proteggere il maniero. In una fu poi installata la ricchissima biblioteca in cui operò anche il Petrarca ed in un’altra la raccolta di reliquie. (1)

Tuttavia, questo non bastò a proteggere l’edificio dalla battaglia del 1525 e dal sacco del 1527 quando due torrioni furono abbattuti a colpi d’artiglieria ed il maniero subì il saccheggio che gli fece perdere gran parte degli allestimenti originali.

Dopo quegli eventi, e fino al 1921, il castello fu ridotto al ruolo di caserma e struttura prettamente militare. Un periodo nel corso del quale esso subì ancora alcuni assedi come quello di Tommaso di Savoia nel 1636 o del celeberrimo Eugenio di Savoia “Prinz Eugen” nel 1706 al tempo della Guerra di Successione Spagnola per non parlare dell’assalto subito dai pavesi per scacciare i francesi nel 1796. (2)

Giova ricordare che, nel corso dei secoli, furono ospiti del castello anche l’imperatore Carlo V ed i re Francesco I di Francia e Filippo III di Spagna. Ma il palazzo vide non solo ospiti illustri e guerre ma anche altre tragedie:

Martedì 30 ottobre 1480: È decapitato nel castello di Pavia per iniqua sentenza di Ludovico il Moro, Francesco Simonetta detto Cicco, capitano dello Sforza poi consigliere di Bona di Savoia. Era nato circa il 1453. (3)

Dopo queste secolari traversie il castello subì una serie di restauri ed interventi di recupero, in età umbertina, altamente invasivi che furono oggetto di moltissime critiche.  Un ulteriore ciclo di restauri fu avviato negli anni ’30:

Il Comune di Pavia ha in corso parecchie opere di restauro a monumenti d'arte che illustrano la città. Le più notevoli sono quelle che riguardano il Castello Visconteo. Il Capo del Governo si interessava personalmente perché lo Stato facesse dono al Comune di Pavia dell'antico maniero e il Comune, in corresponsione del dono, iniziava immediatamente il primo lotto di lavori per la somma di un milione e 500 mila lire: questi primi restauri daranno luogo, il 28 ottobre, alla visita ufficiale delle Autorità.

Infatti molte opere hanno avuto il loro suggello nell'interno del trecentesco monumento: le belle arcate romaniche sostenute da colonne con plinti e capitelli originali, già incassate in muri costruiti in epoche posteriori, sono state rivelate e si abbinano ora in elegante armonia con le quadrifore dei finestroni al primo piano rimesse in buono stato, rifornite di colonnine e di ghiere.

Sui lati esterni tutte le finestre, le cui bifore mancavano di colonne o di ornati in terracotta, distrutti dal tempo o dagli uomini, risplendono ora nel barbaglio nuovo del marmo di Candoglia che, all'uso lombardo, si sposa con melodiosa tonalità alla rosso-bruna terracotta del mattone.

Le merlature vengono rifatte, i tetti sopraelevati tornano ad incassarsi al loro posto primitivo e insieme alle strutture generali che maggiormente colpiscono la vista si provvede intanto a sistemare tutto quanto all'interno.

Non visibile all'esteta è invece la preoccupazione del comm. Castelli che insieme al Direttore dei lavori, Ing. Gara, e all'Ing. Balducci scrutano nelle muraglie, nei colonnati, nelle scale e negli androni per trovare le fessure interne e le rovine che il tempo e il cannoneggiamento di Lautrec hanno provocato (…). (4)

In seguito a queste opere iniziò l’uso del maniero come sede di mostre ed esposizioni culturali. Spesso oggetto della visita e dell’attenzione dei principi della Real Casa di Savoia:

Il Principe (Umberto di Piemonte nda) con le autorità si è poi recato al Castello Visconteo per l'inaugurazione della prima grande Mostra dell'industria e dell'artigianato della provincia. (5)

Pavia, sabato sera. S.A.R. il Conte di Torino, accompagnato dal suo aiutante di campo, si è recato al Castello Visconteo, ossequiato da S. E. il Prefetto, dal Federale, dal Podestà e dal Preside della Provincia. Quindi, accompagnato dal prof. Nicodemi, ha visitato minutamente la Mostra di Tranquillo Cremona. (6)

Anche il re Vittorio Emanuele III vi si recò, nel 1938, per inaugurare una mostra dedicata a Tranquillo Cremona. (7)

Tornando al nostro tempo iniziamo a dire che oggi il castello ospita ben tre musei. Debbo subito dire che purtroppo, al tempo della mia visita, quello più caro al mio cuore risultò essere temporaneamente non visitabile e quindi nulla posso dire sul Museo del Risorgimento.

Ebbi modo, però, di apprezzare la ricca pinacoteca nel cui percorso espositivo si possono ammirare opere di grandissimo pregio e di notevole bellezza ed importanza.

Particolarmente rilevante per la qualità e grandezza delle collezioni è invece la parte museale archeologica composta in massima parte, salvo alcune raccolte ospiti, da reperti rinvenuti nel territorio provinciale pavese.

Di epoca romana si possono apprezzare prima di tutto i corredi funebri rinvenuti nelle locali sepolture con ceramiche, opere d’arte vetraria, monetazione, fibule, monili, oggetti di vita quotidiana, chiavi, pesi da fuso, amuleti fallici, campanelli per i tintinnabulum, lucerne e molto altro ancora compresi marmi, busti, are, lapidi e mosaici.

Una piccola ma ricca collezione egizia è esposta in una vetrina dedicata con vasi canopi, idoli di vario tipo e formato, scarabei ed un magnifico anello sigillo.

Di raro incanto sono poi le raccolte di materiale longobardo, memoria dei tempi in cui Ticinum fu capitale del re Desiderio poi sconfitto da Carlo Magno. Fibule, spilloni, monete, croci da petto, orecchini, fibbie e finimenti, monili ed anelli spesso d’oro e gemme lasciano il visitatore esterrefatto. Più sobrie ma non meno impressionanti le armi longobarde con umboni di scudi, spade, punte di lancia e finiture metalliche delle antiche buffetterie.

Una grande sala successiva ospita invece gli antichi mosaici di epoca romana cui seguono poi capitelli ed insegne araldiche medievali e rinascimentali.

Un bookshop permette di acquistare volumi e ricordi della visita.

Indiscutibilmente la struttura risente dei tanti e troppi tagli imposti dalla politica alla cultura, ma le raccolte, in specie quelle archeologiche, sono così belle ed importanti che non si può non consigliarne la visita con la calma ed attenzione dovute. Per immergersi nella storia più remota di Pavia, l’antica Ticinum.

Alessandro Mella

NOTE

1) La biblioteca fu saccheggiata nel 1499 dalle milizie di Luigi XII re di Francia.

2) La Patria. Geografia dell’Italia, Provincia di Pavia, Gustavo Strafforello, Utet, Torino, 1896, pp. 40-42.

3) La Gazzetta di Mondovì, 126, Anno XXXII, 30 ottobre 1900, p. 2.

4) La Stampa, 276, Anno LXVII, 21 novembre 1933, p. 3.

5) Ibid., 103, Anno LXX, 1° giugno 1936, p. 2.

6) Ibid., 120, Anno LXXII, 21 maggio 1938, p. 3.

7) Ibid., 96, Anno LXXII, 23 aprile 1938, p. 3.

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Articolo pubblicato il 07/12/2022