La situazione in Ucraina e gli alleati della Russia
Il presidente bielorusso Lukashenko con i suoi militari

Da diverso tempo si paventa un possibile intervento bielorusso da Nord. Sarà davvero fattibile?

Il “generale inverno” sta piombando sull'Ucraina. A Kiev le temperature notturne scendono già sotto lo zero, mentre nelle trincee del Donbass il freddo negli ultimi giorni sta dando una tregua, in vista di mesi che si annunciano però durissimi. Neve e ghiaccio imporranno un rallentamento dei combattimenti: le strade non asfaltate saranno coperte di fango, i mezzi andranno in panne, le riparazioni saranno complicatissime e i soldati nei trinceramenti dovranno resistere a temperature che non di rado scenderanno a venti gradi sottozero.

In questo quadro, nei giorni scorsi il capo di stato maggiore Usa, Mark Milley, ha invitato Kiev e Mosca ad avviare dei colloqui che portino almeno a un cessate il fuoco, asserendo che: "La probabilità di una vittoria militare ucraina che cacci via tutti i russi dal Paese, inclusa la Crimea, è molto bassa". Con queste dichiarazioni intende rimarcare qualcosa che molteplici analisti già sostenevano, ovvero che l’Ucraina sia un polmone malandato tenuto in vita artificialmente dall’invio delle armi occidentali. Senza gli aiuti militari e l’isolamento internazionale a danno della Russia, l’Ucraina e il governo illegittimo di Kiev avrebbero già capitolato a marzo del ’22.

Tuttavia, al “generale inverno” occorre aggiungere un altro possibile alleato, di cui noi di Civico20News già ci eravamo occupati; mi riferisco alla Bielorussia.

Finora, il supporto è stato esclusivamente di tipo logistico; La Russia Bianca non vorrebbe intervenire direttamente nel conflitto. Ha evitato un coinvolgimento diretto. Rispetto alle sue dimensioni possiede molti carri armati, ma tutti datati anni 70-80. Pochi uomini rispetto ai mezzi in possesso. Pochissimi per attaccare il secondo Paese più grande del Continente, l’Ucraina. E, per la dottrina militare sovietica si sa, il rapporto di un attaccante rispetto ad un difensore dev’essere almeno di 3 a 1; rapporto che non può essere garantito e onorato da Lukashenko.

Il governo di Minsk, in questi ultimi anni, pur rimanendo fedele alla linea di Mosca, ha sempre cercato di ritagliarsi un suo spazio nel mondo. Dialogando spesso anche con l’Occidente, cercando sponde favorevoli, soprattutto a livello commerciale. Spesso la Federazione Russa ha usato l’alleato bielorusso come uno “stato-magazzino”, atto a mantenere la merce e i prodotti destinati alla Russia, per circuire possibili restrizioni o sanzioni.

Questa volta però la questione è diversa. Vi è in gioco la credibilità del Cremlino e dell’Impero russo agli occhi del mondo. Molti sospettano che la morte del ministro degli esteri bielorusso sia un segnale di ammonimento di Mosca. Altri, pensano ad una resa dei conti interna al Paese. In ogni caso gli equilibri politici e geopolitici stanno mutando. Specie nel Paesi ex Urss, dove Mosca un tempo aveva il controllo totale.

Altro caso emblematico è il Kazakistan. Il protetto principale di Mosca ora guarderebbe più alla Cina che non al Cremlino, generando non pochi malumori nella Federazione Russa. Chiaramente, la Russia possiede tutti i mezzi di persuasione possibile per convincere Astana ad entrare nel conflitto o a sopportarla, anche solo marginalmente. La tenuta del governo kazaco dipende sempre dallo strettissimo legame con l’ex Domino sovietico.

Quando si parla degli ex Stati sovietici, non dobbiamo dimenticarsi l’enorme minoranza russa presente ancora al loro interno, i cosiddetti “piedi rossi”. Tempo fa, ne avevamo già parlato noi di Civico20news, approfondendo l’importante legame che hanno questi cittadini con l’ex Madre Patria sovietica. Qest'ultimi potrebbero essere anch'essi utilizzati da Mosca come mezzo di persuasione interna negli ex Paesi del Patto di Varsavia.

Se il campo orientale appare diviso, quello occidentale non gode di migliore salute. Anzi, non è mai stato così frammentato. L’Europa continua ad essere la parte del mondo più debole. In Unione Europea il processo di superamento degli Stati nazionali, infatti, non ha creato un nuovo soggetto politico, ma un vuoto di autorità interno e una debolezza gigantesca lungo i propri confini. La pochezza in una politica estera mancata così come in una totale assenza di difesa comune grava terribilmente su di una situazione già delicata di per sé come quella in Ucraina.

 

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Articolo pubblicato il 04/12/2022