Il mio cammino di San Vicinio (prima parte)
Sarsina. Duomo di San Vicinio

In Romagna: Sarsina, Lago di Quarto, Castel d’Alfero

La storia e la geografia del Medioevo italiano ed europeo sono costellate da un fitto reticolo di cattedrali, reliquie, santi patroni, al punto da segnarne la vita e la cultura, fino a improntare l’arte e e l’architettura. In questo contesto si innesta il Cammino di San Vicinio. Si tratta di un percorso devozionale di circa 300 chilometri che si snoda fra Romagna e Toscana, toccando in undici tappe una serie di luoghi di culto importanti per il territorio: l’Abbazia di Santa Maria del Monte a Cesena, l’Eremo di S. Alberico alle Balze di Verghereto, la Pieve di Monte Sorbo a Mercato Saraceno, la ConCattedrale di Sarsina, Monte San Vicinio, l’Eremo di Corzano a Bagno di Romagna, il Santuario francescano della Verna, il Santuario della Madonna del Soccorso a Sant’Agata Feltria, l’Eremo di Camaldoli. Strade, mulattiere e sentieri percorsi per secoli da pellegrini sono oggi battuti dagli amanti del turismo lento: questo percorso è uno dei motivi del mio viaggio in Romagna, che sarà per me un itinerario storico e religioso ai confini con la Toscana.

La più antica attestazione del culto a San Vicinio è una preghiera attribuita a San Guglielmo da Volpiano (Isola di San Giulio d’Orta 962 – Fécamp 1031), fondatore di molte abbazie, tra cui Fruttuaria (1). Questo fatto dimostra come i viaggi e le conoscenze reciproche fossero in quel tempo ben maggiori di quanto si è immaginato per lungo tempo, descrivendo Il Medioevo come un periodo esclusivamente buio. La seconda testimonianza si trova in un testo agiografico (Sancti Rophilli episcopi Foropopiliensis miracula post mortem), un codice del secolo XI, il cui secondo episodio è dedicato proprio a San Vicinio. La “ufficializzazione” del suo culto si deve ad un privilegio del 1182 di Papa Lucio III (2), che cita i mercanti in transito a Sarsina per la festa di San Vicinio, obbligati a versare la terza parte delle tasse dovute al Capitolo della Cattedrale. Infine, il sinodo diocesano del 1380 testimonia la presenza di una chiesa dedicata al Santo sul monte di San Vicinio, fra Musella e Monte Sorbo.

Nella ConCattedrale il Santo è celebrato, oltre che con il sepolcro e il Collare, con una serie di affreschi del pittore Michele Valbonesi di Ranchio (1731 – 1808), ispirati alla sua biografia: Punizione della mugnaia che aveva irriso s. Vicinio; Guarigione del colono di Arezzo; Ritrovamento della catena di s. Vicinio nel fiume Savio; Guarigione di una indemoniata ad opera di s. Vicinio.

Il mio viaggio in questa terra (il mio percorso di scoperta, storica e religiosa) quest’anno va da Sarsina a Camaldoli, copre le prime quattro tappe dell’itinerario ufficiale: Sarsina – Quarto; Quarto – Acquapartita; Acquapartita – Bagno di Romagna; Bagno di Romagna – Camaldoli.

Prima tappa. Da Sarsina a Quarto

Il lago di Quarto è il secondo, per ampiezza, della provincia di Forlì – Cesena, dopo quello di Ridracoli (che in questa torrida e siccitosa estate ha dissetato tutta la Romagna, grazie all’abbassamento del livello delle sue acque). Si è formato dopo la frana dell’altura di Montalto, nel 1812, che ha causato 18 morti e ha sommerso una vasta area agricola. Nel 1925, con il bacino quasi interrato, la SIDAS (Società Elettrica Alto Savio) ha iniziato a sfruttarlo con la costruzione di una diga e di una centrale idroelettrica. A settembre il suo livello è molto basso e la vegetazione e gli arbusti sopravanzano l’acqua. Risalgo la vallata, i panorami ondeggiano fra collina e montagna, affascinanti allo sguardo. La strada si inerpica, nessuna presenza umana per un lungo tratto, fino a scoprire due luoghi abbandonati: una costruzione in alto, a sinistra della strada, esposta al sole e alle intemperie, su un terreno roccioso; e un gruppo di case in basso, a destra, dove il bosco avanza anno dopo anno e i tetti e i muri hanno ceduto all’azione del tempo. Il suo nome era Ca I Bigoli, con questa propensione sarsinate a dare un nome ad ogni gruppo di case. Riprendo la strada e, poco più in alto, incontro il minuscolo abitato di Massa. La piccola chiesa, il cimitero, la vecchia scuola era una casetta oggi adibita a deposito. Una vena di malinconia mi fa pensare a una vita, agricola e sociale, spesso di sussistenza, che non esiste più, cancellata da una modernità fatta di rapporti veloci, centri commerciali dove si trova di tutto… e forse abbiamo dimenticato come si produce quel che arriva sulle nostre tavole per essere mangiato!

Seconda tappa. Da Quarto a Acquapartita

Sul percorso incontro il paese di Castel d’Alfero, quasi abbandonato, edificato tra il XV e il XVI secolo. Appare in una curva, a lato della strada, le case digradano in basso. Percorro il sentiero sterrato fra le abitazioni, alcune ristrutturate, altre con una trave di fronte alla porta, qualcuna con lavori in corso che forse non vedranno la fine. Lo ha descritto con tratti poetici Simonetta Timoncini nel suo libro Sussurri di siti silenti, a partire dal primo sguardo: “Da qui il paesaggio che si apre sui boschi e pascoli del complesso del monte Comero e del monte Fumaiolo incanta, finché lo sguardo non si volge verso lo scorcio del piccolo borgo, che si apre di fianco all’oratorio”.  Una tradizione tramanda che il 5 agosto di un anno imprecisato cadde la neve su un terreno: così nasce l’oratorio della Madonna della Neve. Castel d’Alfero è stato abbandonato a partire dagli Anni Settanta del Novecento, poi sottoposto a vincolo dai Beni Culturali. Il 27 e 28 giugno 2020 il FAI (Fondo Ambiente Italiano) ha condotto visite guidate al borgo, per risvegliare un’attenzione che non è arrivata. Soltanto silenzio accompagna i miei passi fra le case, il giusto compagno ad un personale itinerario sul Cammino di San Vicinio.

(continua)

Note

(1) Guglielmo da Volpiano. Figlio del nobile Roberto da Volpiano, vassallo di Berengario II, e di Perinzia, forse sorella di Re Arduino d'Ivrea. Monaco benedettino, allievo di Majolo, aderisce alla riforma che ha il suo centro nell'Abbazia di Cluny. Amante dell'architettura, lavora tra la Francia e l'Italia fondando una quarantina di monasteri e chiese. Con l'attività di promozione dell'edilizia religiosa, contribuisce anche al diffondersi in Francia della cultura architettonica romanica e, in particolare, della tecnica della copertura a volta.

(2) Papa Lucio III. Nato Ubaldo Allucingoli (Lucca, 1097/1110 – Verona, 25 novembre 1185), è stato il 171º papa dal 1181 alla sua morte. Dopo essere stato eletto papa in tarda età, è incoronato a Velletri, dov'era vescovo, e tiene qui anche la sede pontificia per due anni. Vive a Roma dal novembre 1181 al marzo 1182, ma il dissenso che regnava in città lo spinge a passare il resto del suo pontificato fuori dall'Urbe, principalmente a Velletri e Anagni, infine a Verona. Nel novembre 1184 tiene un sinodo a Verona, che condanna Càtari, Patarini, Valdesi e Arnaldisti, e scomunica tutti quelli che erano stati dichiarati come eretici, con i loro sostenitori. Al termine del sinodo con la bolla “Ad abolendam” condanna ogni forma di eresia e ingiunge a tutti i vescovi di compiere accurate inchieste sull'eresia nella loro diocesi, una o due volte l'anno.

Bibliografia

Timoncini Simonetta – Sussurri di siti silenti – Il Ponte Vecchio – 2021 – Cesena

Vita di Vicinio – a cura di Marino Mengozzi – Il Ponte Vecchio – 2012 - Cesena

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Articolo pubblicato il 16/12/2022