Cacciare su terreno coperto da neve?
Pernice bianca (Lagopus muta)

La Regione Piemonte intende modificare la normativa che disciplina l’esercizio venatorio, in particolare per quanto riguarda la possibilità di cacciare su terreno coperto da neve

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato inviato da Rosalba Nattero, Presidente SOS Gaia - associazione animalista e antispecista - e per conto del Tavolo Animali & Ambiente – relativo alla possibilità che la Regione Piemonte intenda modificare la normativa che disciplina l’esercizio venatorio, in particolare per quanto riguarda la possibilità di cacciare su terreno coperto da neve.

Civico 20 News, nel confermare la sua tradizione di tribuna libera e aperta, ovviamente ospiterà le voci di critica e di proposte alternative a questa problematica (m.b.).

 

Al "Tavolo Animali & Ambiente", costituito dalle associazioni animaliste e ambientaliste ENPA, LAV, LEGAMBIENTE Piemonte e VdA, LIDA, LIPU, OIPA, PAN, PRO NATURA e SOS Gaia, è giunta notizia sul fatto che la Giunta Regionale del Piemonte, nell’ambito dei provvedimenti di fine anno noti come “legge Omnibus” intende modificare la normativa che disciplina l’esercizio venatorio, in particolare per quanto riguarda la possibilità di cacciare su terreno coperto da neve.

La legge nazionale di riferimento (n. 157/1992) limita tale attività alle zone montane e incarica le Regioni di stabilirne le modalità attuative. La Regione Piemonte, nell’ambito della Legge Regionale 5/2018 conferma il divieto, anche se prevede un numero così rilevante di eccezioni da vanificare quasi del tutto gli effetti della norma di tutela. Nella nostra Regione, infatti, è vietata: “la caccia sui terreni coperti in tutto o nella maggior parte di neve, fatta eccezione per la caccia agli ungulati, cinghiali e alla volpe nella zona faunistica delle Alpi, per la caccia agli ungulati nella restante parte del territorio regionale e per l'attività di controllo” (art. 23, comma e).

Ma ciò evidentemente non è sufficiente per placare le brame del mondo venatorio. Nel Disegno di Legge di cui sopra, infatti, è prevista l’estensione della possibilità di cacciare su terreni innevati anche ai Tetraonidi. Si tratta di una sottofamiglia dei Fasianidi, che comprende una ventina di specie tipiche delle zone montane dell’emisfero boreale. Sono specie stanziali, nelle quali di solito il maschio presenta un piumaggio molto vistoso, soprattutto durante le fasi di corteggiamento. Sono, nella quasi totalità, specie in marcata sofferenza, spesso anche a rischio di estinzione, quanto meno su scala locale. I motivi di questa situazione sono molteplici e riconducibili soprattutto all’alterazione del loro ambiente naturale, anche come conseguenza dei cambiamenti climatici. A ciò si aggiunga un prelievo venatorio eccessivo e assolutamente insostenibile rispetto alle prioritarie esigenze di tutela delle specie.

Nel nostro Paese tre specie di Tetraonidi risultano cacciabili: la pernice bianca (Lagopus muta), il fagiano di monte o gallo forcello (Tetrao tetrix) e il francolino di monte (Bonasia bonasia). In Piemonte la caccia è consentita solo alle prime due specie, soprattutto a causa della presenza estremamente sporadica nella nostra Regione del francolino di monte.

Ma anche per pernice bianca e fagiano di monte la situazione è tutt’altro che positiva: il numero di individui presenti ammonta a pochissime migliaia, ma soprattutto il trend è quasi ovunque in diminuzione. Lo conferma la recentissima (2022) pubblicazione delle “Liste rosse” da parte dell’UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, il massimo organismo scientifico di livello europeo che si occupa di fauna selvatica).

Secondo lo studio citato, sia pernice bianca che fagiano di monte risultano specie “a rischio”, ricadendo nelle categorie “specie vulnerabili” (pernice bianca) e addirittura “specie minacciate” (fagiano di monte). Nonostante si tratti di specie prioritarie secondo le norme di tutela comunitarie (Direttive “Habitat” e “Uccelli”), come detto la caccia nel nostro Paese, e in particolare in Piemonte, è consentita, sia pure sulla base di piani di prelievo che dovrebbero tener conto della consistenza delle specie.

Questa, a sua volta, viene determinata a seguito di censimenti, svolti in periodo primaverile e poi ripetuti in piena estate, allo scopo di verificare il successo delle attività riproduttive.

A prescindere dalle aree protette, ove le attività di monitoraggio vengono gestite da personale interno all’Ente gestore, i censimenti dei tetraonidi (ma anche di tutte le altre specie cacciabili) vengono affidati ai Comprensori Alpini, cioè proprio a coloro che hanno interesse a che il numero di animali risulti alto, in modo da poter prevedere elevati numero di capi da abbattere.

In questa situazione, che le Associazioni ambientaliste da tempo denunciano, ci pare che prevedere ulteriori facilitazioni al prelievo venatorio di specie a rischio di estinzione sia un atteggiamento del tutto irresponsabile ed inaccettabile.

Le Associazioni quindi ribadiscono con forza la loro richiesta di vietare la caccia a specie in palese sofferenza e, in ogni caso, di non adottare norme legislative che rendano più agevole il loro abbattimento.

Il Tavolo Animali & Ambiente ha pertanto scritto una lettera a tutti i Consiglieri del Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere di farsi portavoce delle esigenze di tutela delle specie della tipica fauna alpina: tra l’altro, in questo caso, non esistono problematiche legate a danni all’agricoltura o potenziali pericoli per la circolazione. Il consentire la caccia a questi animali è pertanto unicamente una scelta politica, che vede, contrapposti in misura netta, da un lato gli interessi ludici di una esigua minoranza della popolazione, dall’altra la necessità di operare per la salvaguardia dell’ambiente naturale, come richiesto dalla maggioranza della popolazione.

Con la speranza di essere ascoltati.

Per il Tavolo Animali & Ambiente

Piero Belletti

Pro Natura Piemonte

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Articolo pubblicato il 24/12/2022