
Quel che stenta a capire il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo
Da poco più di un anno Stefano Lo Russo ricopre il ruolo di sindaco di Torino. Nel ricordare l’anniversario, sono stati riportati sugli organi di stampa e sul web, i dati di differenti rilievi e sondaggi, tutto concordi nel rilevare la decadenza della città e le pecche della civica amministrazione e del sindaco, con le sue distrazioni rispetto ai problemi vitali per i torinesi.
La città è sporca, insicura, pericolosa e non cresce. I problemi della sicurezza e della tutela della dignità per chi vive in zone difficili non sono stati minimamente affrontati da sindaco ed assessori.
Torino, dopo una serie di sindaci incapaci e ideologicamente pilotati, da Chiamparino in poi, continua a perdere competitività, occupazione nell’industria e anche la vocazione a città del terziario, delle fiere dei congressi, ingiustamente decantata, perde colpi.
L’ultimo abbandono si chiama Automoretrò. Il sindaco Lo Russo, pur in un contesto difficile, nei ruoli decisori sta piazzando gli amici degli amici, non certo competenti, come peraltro i suoi assessori ed i risultati si vedono.
Si è parlato negli anni scorsi del primato della cultura, ma l’unica realtà che è competitiva rimane il glorioso Museo Egizio, retto da una manager di ferro e da un egittologo di fama mondiale, estranei ai giochini delle conventicole partitiche.
Lì tutto funziona, dalle scale mobili all’esposizione dei reperti, all’illustrazione delle varie fasi della civiltà egiziana. L’ambiente è ottimale per ospitare migliaia di visitatori che giungono da ogni parte del mondo.
Altrove è un disastro. Le iniziative non fanno muovere visitatori paganti, come in altre città. Anche arrivare Torino è difficile, dai voli che atterrano a Caselle, alle vie delle grandi comunicazioni. La realizzazione della M2, seppur finanziata dal Governo Draghi, appare al di là da venire.
Sul piano dei servizi, le scale mobili della metropolitana e della stazione di Porta Susa sono perennemente fuori uso e l’ambiente circostante non invoglia il visitatore a procedere oltre.
Anche sul tanto conclamato tempo libero, la civica amministrazione non è stata in grado di affrontare tutti gli aspetti della funzionalità e dell’accoglienza in modo organico, come avviene in altre città italiane ed europee.
Torino, purtroppo sta diventando ogni giorno di più, inospitale, nonostante il tanto acclamato show di Capodanno in piazza Castello.
Cosa stanno a cuore al sindaco Lo Russo? Le piste ciclabili, il centro chiuso, le tante illogiche isole pedonali, in ossequio alla resilienza ecologica.
Della qualità della vita dei suoi concittadini, poco gli importa.
Ultimamente si è dimostrato un alfiere delle scelte di Stellantis, sulla conversione progressiva alla produzione dell’auto elettrica che farà perdere oltre 72000 posti di lavoro alle aziende dell’indotto auto ubicate nella nostra città e dintorni entro il 2035.
E’ una scelta suicida, ma il teorico Lo Russo, si inchina al diktat europeo ed è ancor più impegnato nel voler limitare il traffico veicolare, a vantaggio dei mezzi pubblici in gran parte ancora obsoleti e con un servizio non certo ottimale, ignorando che la città invecchia e non tutti potrebbero fruirne o cambiare il tipo di auto per compiacere le fobie dei burocrati di Bruxelles e di un teorico assiso a Palazzo Civico.
Per contrastare l’indifferenza e la latitanza del sindaco rispetto ai problemi vitali per i cittadini, in aggiunta a precedenti iniziative, l’immarcescibile Mino Giachino, d’intesa con gli industriali, in questi giorni sta raccogliendo adesioni alla petizione: “Per ridurre l’inquinamento puntare solo sull’auto elettrica è sbagliato” lanciata su una piattaforma on line per scongiurare l’ulteriore mazzata sull’occupazione nella nostra Torino.
Nonostante il silenzio complice della nostra amministrazione civica, ci conforta constatare che il tema è perfettamente a conoscenza del presidente del Consiglio.
Infatti, tra gli innumerevoli temi toccati da Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno c'è stato anche l'auto. E, più precisamente, il bando alla vendita dei motori endotermici, partorito da un’insana Unione Europea per il 2035, cioè dietro l’angolo. Al termine delle tre ore dell'incontro, al premier è stato chiesto se ritenesse ragionevole l'imposizione dell'Ue sulle tempistiche per l'uscita di scena delle auto con propulsori a combustione interna e la risposta è stata estremamente chiara: "No, non lo ritengo ragionevole – ha esordito la Meloni – e lo considero profondamente lesivo per il nostro sistema produttivo"
"Mi pare – ha proseguito il presidente del Consiglio – che questa sia materia sulla quale c'è una convergenza trasversale a livello italiano. E intendo utilizzare quella convergenza per porre la questione con forza".
Il prossimo anno, dunque, il governo italiano potrebbe proporre all'Unione europea delle modifiche al bando delle endotermiche nel 2035 e, probabilmente, sarà supportato anche da altri Paesi che fanno dell'automotive uno dei propri punti di forza a livello industriale.
Infatti, l'unica soluzione concreta per la sostituzione dei motori a combustione è l'elettrico, tecnologia di cui la Cina è tra i leader indiscussi a livello globale.
Ciò penalizzerebbe in maniera marcata l'industria europea dell'auto, che potrebbe invece trovare soluzioni alternative, alcune delle quali – come le fuel cell a idrogeno o i carburanti sintetici – sono già in fase di sviluppo avanzato.
Nell'incontro con la stampa, Giorgia Meloni ha toccato svariate tematiche, compresa la fabbrica di chip che Intel potrebbe realizzare in Veneto per porre fine all’ostaggio dell’industria dell’auto che è stata altresì penalizzata dal mancato arrivo dei componenti elettronici, principalmente dalla Cina.
A poche ore dalle dichiarazioni del capo del governo, il presidente dell'Aci Angelo Sticchi Damiani ha voluto esprimere il proprio sostegno alle affermazioni riguardanti il 2035: "Un plauso al coraggio e alla chiarezza del Premier Giorgia Meloni, che afferma con nettezza una verità ormai diventata verificabile da chiunque. Ovvero, che la messa al bando delle vetture endotermiche nel 2035 appaia una scelta davvero poco sensata".
"Già dal 2019, durante l'annuale Conferenza nazionale del traffico, l'Automobile club d'Italia, prosegue Sticchi Damiani, aveva lanciato lo stesso monito, più volte ribadito in questi anni e in tutte le occasioni e sedi possibili. Ci sono adesso le condizioni di scenario per poter ragionare e rivedere finalmente quella scadenza e le politiche che l'hanno generata, pur mantenendo l'obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti e del raggiungimento della massima sostenibilità ambientale, nell'interesse non solo del comparto automotive nazionale ma anche dei cittadini italiani", ha concluso il presidente dell'Automobile club d'Italia.
Siamo confortati di venire a conoscenza che il governo abbia attenzione al problema che rischierebbe di penalizzare drasticamente, la produzione e l’occupazione nella nostra città e si stia attivando.
L’unico pesce lesso rischia di rimanere Stefano Lo Russo. Se si desse una mossa eviterebbe di passare alla storia come il becchino dell’industrializzazione in un’area che sin dell’800 si distingueva nel mondo.
Ma lui, forse la storia ed i primati di Torino ancora non li conosce!
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Articolo pubblicato il 02/01/2023