La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

Maddalena Panitteri, legata, imbavagliata e uccisa con violenza disumana

È trascorso poco meno di un anno dal caso irrisolto dell’uccisione della pellicciaia Elena Debernardi, avvenuta all’antivigilia di Natale 1982, a breve distanza da Porta Nuova, quando il 4 ottobre 1983, sempre nei pressi di questa stazione avviene un secondo assassinio di una persona anziana: Maddalena Panitteri, che abita nell’elegante palazzo di via Sacchi 18, all’angolo di corso Stati Uniti, sotto i portici una Banca Cassa di Risparmio e il Cinema Alexandra.

Il delitto viene scoperto martedì 4 ottobre 1983 dalla figlia della vittima, Giulia, quando alle 7:30 passa a far visita alla madre prima di recarsi in ufficio. La trova morta, raggomitolata sul letto, con una lunga camicia da notte, le mani legate dietro la schiena e imbavagliata.

Maddalena Panitteri, la vittima, è nata a Bubbio (Asti). Il marito Giovanni, maresciallo della Guardia di Finanza, è morto nel 1976. Lei ha continuato a vivere da sola nell’alloggio che occupava da circa 25 anni, un alloggio elegante di sei camere, affacciato sul cortile, al piano nobile del palazzo di via Sacchi, quasi interamente di proprietà del Cottolengo, che ha pochi inquilini.

La figlia Giulia Panitteri, di 46 anni, sposata, lavora come impiegata in banca. Ha telefonato alla madre nella sera di lunedì, alle 21:00, e il mattino seguente è passata per aiutarla ad alzarsi.

Maddalena da mesi soffriva di artrosi alle gambe e usciva molto di rado da sola. Scendeva in portineria tutti i giorni per scambiare quattro chiacchiere e prendere il pane che le acquistavano. Pur di ridotta efficienza fisica, era gentile e arguta, simpatica a tutti i coinquilini, anche se dopo la vedovanza si era un poco chiusa in se stessa e parlava poco.

Su questo caso indagano Piero Sassi, capo della Squadra Mobile, e Andrea Ninetti, capo della Omicidi; coordina l’inchiesta il giudice Rinaudo.

Viene accertata la via di entrata degli aggressori, che si ritengono più di uno. Sono passati da via Camerana, dove si apre la porta di sicurezza del Cinema Alexandra. Issandosi su una palina stradale, sono saliti sul cornicione che sovrasta l’uscita, di qui con un balzo di un metro si sono arrampicati sul tettopiano della sala cinematografica. Sul fondo, in corrispondenza della cabina di proiezione, una zona rialzata arriva praticamente al lungo ballatoio dell’alloggio. Così gli aggressori sono facilmente saliti sul balcone.

Inizialmente si ritiene che abbiano forzato la porta finestra, protetta da vecchie imposte. La Scientifica accerta che sul vetro vi sono i segni di una ventosa, usata per tagliarlo, ma la porta si è aperta con una semplice spinta. Così sono entrati nell’appartamento.

Hanno agito non prima di mezzanotte, per evitare il viavai di una vicina discoteca, e hanno aggirato il portone di via Sacchi, regolarmente chiuso dal custode alle 20:00.

Maddalena non li ha nemmeno sentiti entrare. Era andata a letto, verosimilmente poco dopo le 21:00, dopo aver guardato la televisione collocata in tinello. Gli aggressori le sono arrivati addosso e subito l’hanno immobilizzata e imbavagliata con nastri di plastica da imballaggio. Volevano impedirle di gridare, anche se nella scala vivono soltanto pochi inquilini.

E poi una donna minuta, sorpresa nel sonno, con le gambe semiparalizzate, quale resistenza poteva mai opporre agli aggressori? Ma questi si sono ugualmente accaniti anche se lei non poteva reagire. L’hanno legata, imbavagliata nel letto e anche colpita all’occhio sinistro, forse con un pugno, forse con la bottiglia di acqua minerale posta sul tavolino da notte.

Sarebbe morta tra le 2:00 e le 3:00 della notte tra martedì e mercoledì. In attesa dell’autopsia, si parla di varie cause, forse soffocata dal bavaglio o da un cuscino schiacciato sul volto, forse per il colpo al viso, oppure in conseguenza dello spavento.

Gli aggressori hanno frugato con minuzia in tutti i cassetti, rovistando tra indumenti e ricordi, per mettere insieme circa 600.000 lire e un po’ di gioielli.

Il portinaio, che ha la camera da letto proprio al piano di sotto, non ha sentito rumori.

Se ne sono andati ripercorrendo la strada dalla parte del cortile, da dove erano passati per salire, evitando il portone chiuso di via Sacchi. Inoltre, da questa parte vi è una filiale della Cassa di Risparmio con guardie private che la controllano. Praticamente non hanno lasciato tracce, soltanto impronte di scarpe da tennis con suola gommata, che il dottor Gigi La Sala, capo della Scientifica, reperta nel corso di un lungo sopralluogo, sul muro accanto al balcone.

Dalle dichiarazioni degli inquirenti, riportate dai cronisti, emerge che gli assassini sarebbero almeno due, giovani e violenti, forse tossicomani. Il dottor Sassi afferma che occorre capire come potessero conoscere la donna che non usciva mai di casa: perché hanno creduto che potesse nascondere tanto denaro, visto che viveva con la pensione di riversibilità del marito e pagava un affitto di 160.000 Lire al mese? Hanno studiato una elaborata via di ingresso che presuppone una certa conoscenza dei luoghi. Pare di capire che stia pensando a qualche informatore che vive nel palazzo, o che almeno lo conosce bene.

Questo delitto non solleva ipotesi inquietanti perché appare opera di ladri e niente autorizza a supporre l’intervento di un maniaco, di un mostro, di un serial killer. Desta comunque preoccupazioni per l’elevato tasso criminale del quartiere. Si ricordano altri efferati delitti analoghi, uno in particolare, in una soffitta nella vicina via Camerana, e quello già citato di Elena Debernardi. L’atroce uccisione di Maddalena Panitteri è avvenuta in una zona dove, soprattutto di notte, si muove la Torino più violenta: sbandati, rapinatori, drogati, prostitute, truffatori, assassini.

A questo proposito, un articolo di Stampa Sera esprime il rimpianto del mitico maresciallo Gerardo Rizzo, che a Porta Nuova agiva soprattutto di notte e aveva la sua riserva di caccia. Dopo la pensione non è stato sostituito, ora controllano le volanti, il cui intervento appare, in un certo senso meno efficace. La situazione del quartiere è difficile. Gli abitanti delle case e gli ospiti degli alberghi sono spesso vittime di aggressioni lungo le scale e negli ascensori, che non vengono nemmeno denunciate.

Il risultato dell’autopsia appare su La Stampa del 6 ottobre. Il professor Carlo Torre parla di una morte straziante conseguente a una grave lesione alla spina dorsale nella zona cervicale, come se qualcuno l’avesse stretta con le mani al collo scuotendola con rabbia. Si tratta di una morte violenta inflitta da assassini che hanno infierito su una anziana inerme, sorpresa nel sonno, semiparalizzata e sconvolta dall’aggressione notturna. Erano almeno due, animati da una violenza disumana, enfatizzata anche dai titoli giornalistici.

Le cronache, in parte a firma del valoroso giornalista Ezio Mascarino, non si prolungano a lungo dopo i risultati dell’autopsia. I funzionari di Polizia parlano ancora di «inchiesta non facile», di «ladri di appartamento, topi di alloggio». L’ipotesi del dottor Sassi pare non trovare adeguati sviluppi.

Maddalena Panitteri attende ancora verità e giustizia.

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Articolo pubblicato il 20/01/2023