Dentro o fuori, di qua o di là, sopra o sotto …

… non sappiamo mai bene da che parte stare, neppure se sia obbligatorio stare da qualche parte e perché da qualunque parte stiamo è sempre quella sbagliata.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 67 del 14.12.2021 che è stato suddiviso in 8 articoli. Questo è il n°8.

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Come sono strani i fatti della vita! Prima li chiamiamo a noi e poi, quando essi si palesano, esattamente come li avevamo chiesti, immediatamente li ricusiamo perché non ci piacciono come sono. Il partner, il lavoro, il divertimento, il luogo in cui viviamo e tutti gli altri aspetti del gioco che abbiamo messo in piedi ci vanno bene solo fino a quando ci rendiamo conto che vorremmo qualcosa di diverso. In sintesi, tutto quello per cui avremmo fatto carte false per esserne ammessi a goderne, finisce velocemente per annoiarci, stancarci, pesarci. Vorremmo uscire da tale o talaltra situazione ma non ci riusciamo perché crediamo di non poterlo fare a causa degli altri che vi sono implicati insieme a noi.

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Ciascuno di noi sostiene la propria parte in questo gioco e contribuisce ad autodeterminarlo proprio in quel modo che poi giudichiamo favorevole o sfavorevole a qualcuna delle parti, specialmente la nostra, in qualunque modo. Il discorso della gravità e polarità inverse lo rende chiaro semplicemente. L’applicazione di queste due semplici leggi alle cose, ai fatti, agli esseri umani, agli esseri viventi, confluisce e spiega tutte le loro relazioni e conseguenze.

E spiega anche perché il gioco funziona così, proprio perché le polarità opposte si attraggono per realizzare lo stesso fine comune. Senza anche solo una delle parti il gioco non si reggerebbe. Andrebbe in crash il sistema. Invece tutto funziona. E serve per la nascita e lo sviluppo della coscienza di ciascuna delle parti e del complessivo, dell’insieme. Perché ti fa capire che da qualunque parte vai, da qualunque parte ti schieri, il risultato non cambia (come per le operazioni di moltiplicazione e addizione, cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia). In qualunque modo tu ragioni, non puoi uscire da questo gioco se non abbandonando completamente ogni legame con esso, con tutte le conseguenze che comporta uscirne senza riserve. E per farlo occorre anche comprendere altro, prima mai considerato, per il quale valgono anche altre regole. Per questa ragione se scendi da quella ruota, dove valgono queste leggi, ruota che abbiamo costruito con le nostre mani, come abitanti della cabina, mentre la cabina proviene da un’altra dimensione che gli è propria, ma noi l’abbiamo attaccata alla ruota come attacchiamo le palline all’albero di natale, solo se scendi da quella ruota te ne rendi conto. Non lo abbiamo fatto intenzionalmente, però lo abbiamo fatto lo stesso. Facendolo diventare tradizione, dicendo che è cultura e tradizione comportarsi così. Che comportarsi in certo modo è morale, etico ed opportuno. Giusto. Abbiamo classificato tutto, diviso tutto secondo valori morali, etici, opportunistici, e vogliamo che ogni cosa rientri in quegli schemi preconcetti basati su quanto noi riteniamo tali. Come una qualsiasi merce, lampadine, stoviglie, strumenti, oggetti. Abbiamo classificato quello che va bene e cosa no, così come hanno fatto altri diversamente da noi e così, confrontandoci, finiamo per scontrarci su ogni cosa. Abbiamo creato una condizione perfetta per ciò che la regge. Cioè farci comprendere che ci siamo creati la prigione da noi stessi. Mentre credevano ed eravamo convinti di fare altro.

 

Posso fare una domanda? Ma come possiamo mandarlo in crisi questo sistema?

 

Questa è la domanda! Ma la risposta è quella che non piace a nessuno! Si, noi possiamo farlo, possiamo mandare in crisi questo sistema, proprio scendendo da quella ruota. Ma questo vuol dire …

 

… navigare contro corrente!

 

Esattamente, ma senza alcun aiuto derivante dalla ruota da cui si è scesi. Ricevendo invece l’unico aiuto certo e sicuro verso quella direzione che la vita ci metterà davanti. Torno a dire, attenzione, che potrebbe perfino richiedere la morte del corpo fisico, quindi non secondo le nostre regole. La scorsa volta dicevo che se noi pensiamo che ogni persona che nasce sia un libro con le pagine bianche ci sbagliamo. Altrimenti non ci sarebbe giustizia se uno nasce e muore dopo soli tre minuti ed un altro invece campa 100 anni. Un altro nasce sano ed un altro invece malato. Se osserviamo solo quell’istante e quella situazione è chiaro che, vedendo solo quello, trarremo conclusioni errate. Se invece osserviamo il contesto della vita potremo comprendere molte più cose ed anche cambiare opinione rispetto a quanto pensavamo corretto e immutabile. Comprenderemo che nulla accade a caso o viene solo per il male di qualcosa o di qualcuno, ma, invece, per una finalità legata alla modalità con essa può essere raggiunta, cioè attraverso il vari passaggi dettati dal karma.

 

I vari passaggi del karma sono determinati, non ci è consentito andare in una direzione piuttosto di un’altra? Attingendo comunque dal nostro destino? C’è libero arbitrio? Ci è consentita la libertà di fare in un modo piuttosto di un altro? O siamo veramente molto determinati e la libertà è un’illusione?

 

È certo che si può fare qualcosa di diverso! Però se non scendi dalla ruota è chiaro che in quel caso il destino rimane vincolato alla ruota. E quindi su quella ruota il karma farà il suo giro così come determinato.

 

Un karma, appunto, determinato. L’unico modo per spezzare il karma è scendere dalla giostra.

 

Sì, l’unico modo è scendere dalla giostra. Altrimenti potrai toglierne da una parte e crearne da un’altra per effetto del positivo e del negativo, tanto togli da una parte, tanto ne aggiungi da un’altra, anche se magari con sfumature diverse. Sempre i due lati della stessa medaglia. Quindi il discorso sul karma cela anche una trappola. Come se si trattasse di sabbie mobili, perché andiamo a muovere cose che non conosciamo. Tocchiamo i legami con tutto ciò che è accaduto nel corso della storia dell’uomo e che viene mantenuto nella banca dati dell’inconscio collettivo; ogni volta che compiamo un’azione non sappiamo bene cosa e quanto muovano al suo interno. Alcune persone, nel corso del tempo, hanno cercato di comprendere meglio queste dinamiche ed alcune di loro hanno esplorato i mondi invisibili e i piani sottili, ma ciò che ne hanno ricavato è più confusione che chiarezza e certezza. Esattamente come avviene per gli scienziati e la scienza nell’esplorazione della materia più tangibile. Anche in tale dimensione, nel mondo scientifico, sono più i dubbi che le certezze che se ne ricavano.

 

Se vengo sottoposto alla legge del karma a causa delle mie azioni buone o cattive ed io voglio scendere da questa ruota per poter cominciare a metter un piedino fuori da questa ruota come posso fare? Assumo un atteggiamento di accettazione senza arrabbiarmi e senza pronunciare le solite frasi “ma perché capita proprio a me?”, “perché non è capitato ad un altro?”, “cosa diavolo ho fatto per meritarmi questa cosa?”. Questo come inizio, perché poi capire perché mi sta capitando, non potendo avere memoria del passato, delle cose combinate … tutto sta lì; perché uno può dire: “dai, voglio cominciare a scendere da questa ruota”! È questo l’atteggiamento che devo cominciare ad avere? O c’è qualcosa di altro da considerare? Perché ad un certo punto bisogna decidere. Che faccio?

 

Allora, la prima cosa che c’è da fare è rendersi veramente conto di essere prigionieri della ruota, così come delle cose in cui si crede.

 

Certamente occorre rendersi conto di esserci dentro.

 

A questo punto occorre cominciare a comprendere come mai sei prigioniero e cosa è che ti tiene prigioniero. Quindi cominci a vedere quanto c’entri il giudizio con tutto ciò. Il giudizio delle cose, degli altri, dei comportamenti, costituisce uno dei tuoi carcerieri. Ogni volta che tu dici questa cosa è sbagliata ti schieri da una parte polare e ti leghi ad essa come suo prigioniero. E quindi continui ad attivare quel gioco. Invece occorre conoscere le due parti polari e mettendosi nel mezzo, equidistanti, accettare quello che ti arriva da una parte e dall’altra. Senza giudicare. E senza reagire.

 

Sto fermo e osservo.

 

Anche se sentirai che dentro di te si muove tutto il mondo.  Che ti spingerebbe a dire e fare delle cose. Guardale, accettale, e tienile dentro di te, ma non ingoiandole, mandandole giù per forza, perché così diventerebbero veleno; facendoti accompagnare, tenendole al tuo fianco, ma senza reagire, senza provocare reazione. Facendo in questo modo si liberano due possibilità, all’interno della parte astrale, dei desideri, e all’interno del mentale, perché in quel caso i pensieri non vengono sollecitati oltre. In pratica si tratta di una pulizia, di una forma di igiene dei nostri desideri e pensieri. Esattamente come curiamo l’igiene del corpo, evitando di accumulare su di esso strati di polvere e sporcizia. Dobbiamo fare così anche sugli altri corpi, ovvero non accumulare strati di giudizi, aspettative, elucubrazioni, rimuovendole o semplicemente non accumulandole, volontariamente o involontariamente, provvedendo a rimuovere ogni tanto ciò che è superfluo o rischia di danneggiare irreparabilmente il complessivo funzionale dell’intero sistema dell’essere umano. Osservandoli, considerandoli, accettandoli e lasciandoli andare, anziché trattenerli. Senza giudicare e senza reagire. Cominciando da un punto qualsiasi.  

 

Cominciando con un aspetto, un atteggiamento positivo, diciamo così.

 

No, non un atteggiamento positivo, ma …

 

Neutro!

 

Esatto! Un atteggiamento neutro, equidistante, tranquillo.

 

Non è facile però! Però, dopo è rilassante.

 

Certo!

 

Occorre autocontrollo. Ma poi vieni bombardato da ogni parte.

 

Se fosse così facile lo avrebbero già fatto tutti e non ci sarebbero più problemi da risolvere.

 

Osservare la situazione senza cercare di scappare da nessuna parte.

 

Con una battuta mi viene in mente quella gag di Totò quando si trova di fronte al Tizio che lo prendeva a sberle chiamandolo Pasquale. Poi il Tizio se ne va e un amico gli chiede perché non abbia reagito mentre quello lo aggrediva. E Totò risponde: ma perché avrei dovuto, io non sono Pasquale? La morale è quella!

 

Proprio così! A volte vale più un esempio di questo genere che mille spiegazioni cervellotiche. Perché in realtà succede così. Come affermato prima: perché succede proprio a me? In realtà non sta accadendo proprio a te, ma anche a te, arrivando da molto lontano, e tu stai pagando direttamente in quel momento solo la tua parte. In realtà tutti noi non solo sappiamo più di quello che ci ostiniamo a guardare e prendere in considerazione, ma abbiamo dentro la possibilità di comprendere veramente tutto (perché in realtà è compreso in noi da sempre) quello che c’è da comprendere. Solo che finora lo abbiamo tenuto fuori dalla nostra visuale cosciente perché scomodo, non rientra nei parametri consueti, e quindi per scelta di comodo ci facciamo governare dai governanti che ci ritroviamo. Compreso quello che ci governa dall’interno.

 

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Fine dell’incontro.

foto e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 31/01/2023