Neve e temperature in picchiata, ma il Piemonte è la regione più arida d’Europa

Il ciclone attraversa l’Italia lasciando a secco solo il Piemonte. La bolla di calore, ipotesi e teorie

Dopo il 2022, anno più caldo di sempre, a gennaio il freddo è arrivato sulla Penisola, ma per il Piemonte la speranza di veder smentito il primato di area più arida d’Europa, non è stata soddisfatta.

Mentre l’allerta arancione percorre l’Italia, il terreno del Piemonte reclama almeno 130 mm di precipitazioni. I dati Arpa di martedì 17 gennaio riportano 2,5 mm nelle 24 ore e solo in poche zone montane. Il ciclone Thor è scivolato sull’arco alpino, scaricandosi sulla dorsale tirrenica. Sono anni che le perturbazioni deviano; bisogna chiedersi perché.

Per molteplici motivi, l’emisfero Nord si sta scaldando più di quello Sud e dai rilievi della Associazione Meteorologica Mondiale (Anbi), perviene la conferma: il Piemonte è la regione meno piovosa del Vecchio Continente. Indagine che ha confermato la ricorrente anomalia, sempre più palpabile e quasi inspiegabile. Sulle carte sinottiche del continente, da anni il Piemonte risulta la zona con deficit di pioggia e neve pari a -50% e picchi stagionali di -67% rilevati nel 2020 (Arpa & Meteo Web).

A Pian del Re le sorgenti del Po sono ai minimi termini, a Torino la portata del fiume è -50%, dopo Chivasso si riduce a 1/3, ma non nei confronti alla sua portata storica, bensì rispetto al 2021, ultimo anno in cui, a dicembre, si sono avute precipitazioni quasi normali. A rischio le risaie dell’alessandrino.

Anche gli affluenti sono più che dimezzati e l’allarme scorre da Piacenza al ferrarese, alla foce sull’Adriatico che ha risalito il fiume per oltre 30 km. Una catastrofe per l’insieme territoriale, e non solo. Visti gli attuali livelli dei fiumi, dei laghi e delle falde acquifere, se in Piemonte dovesse iniziare a piovere e nevicare secondo il ritmo stagionale, ci vorrebbero anni per recuperare i livelli nei bacini idrici, soprattutto in montagna (Anbi).

Le previsioni lasciano poca speranza; in Piemonte non pioverà. Le perturbazioni sono di nuovo scivolate sull’arco alpino del nordovest (come capita ormai da anni), dirigendosi verso la Sardegna e la costa tirrenica, con il rilascio di forti rovesci in un centro sud sempre più teatro di un altro, anomalo scambio dei ruoli. Ma nulla accade per caso.

Quando diventa difficile elaborare un’esatta risposta scientifica, l’osservazione e le deduzioni  hanno sempre proposto ipotesi e possibilità. La siccità che affligge il Piemonte più che altre aree italiane ed europee, si presenta a molti scenari teorici orientati dalla dinamica dei fluidi e dalle modifiche che il riscaldamento globale e l’attività antropica hanno imposto alla meteorologia globale. Ne è scaturito un “effetto domino” che ha cambiato le ancestrali regole della natura. Gli esiti si possono esaminare su larga e su piccola scala, le cause pure.

L’urbanizzazione del litorale francese più prossimo alle Alpi è un saliente incontro delle correnti atlantiche con un flusso di aria più calda e quindi, ascensionale. L’aumento di temperatura del Mediterraneo è logico teorizzare collabori nel deviare le masse d’aria che percorrono il continente

Il Piemonte è circondato per oltre tre quarti da una fascia montana alpina e appenninica. È una regione senza sbocchi, all’estremità della Pianura Padana e la sua superficie è stata urbanizzata a dismisura, dando origine a un aumento di temperatura al suolo che, nei luoghi cementificati supera i + 4° rispetto all’inerzia termica delle aree verdi. Il fenomeno, rilevato soprattutto su Piemonte e Lombardia dalla NASA è noto come “bolla di calore” (evento tipico delle pianure americane)

È come se il perimetro montuoso diventasse il bordo di una enorme padella che intrappola la bolla di calore formatasi all’interno, e poiché l’aria calda sale, le correnti atlantiche non si incanalano più nelle vallate alpine, anch’esse urbanizzate e percorse da un traffico stradale, anch’esso somma di scambio termico con l’atmosfera, coadiuvando un “effetto farfalla” che può avere un riscontro teorico.

Nel 2021, vi sono state abbondanti nevicate, eppure gli impianti sciistici rimasero chiusi con grande disappunto degli operatori. Il lockdown aveva tappato in casa gli italiani e le macchine nei box. Realtà oggettiva all’interno di una teoria non dimostrabile: lo stop a centinaia di migliaia di “motori a scoppio” ha giovato a mitigare la bolla di calore sulla pianura?

L’unica certezza è che in Italia sta piovendo, mentre il Piemonte è ormai da anni l’area più arida del continente e il motivo è da ricercare. Non sono esclusi i risvolti di prolungati, documentati esperimenti di manipolazione climatica già in altre occasioni presi in esame a livello teorico e perché no, volutamente “complottista”. Ma questa è un’altra storia.

In chiusura, mentre gli enti preposti che rilevavano i dati, non hanno offerto altre indagini o soluzioni, la logica consiglierebbe di reagire. Immaginare una immensa riforestazione della pianura e una economia circolare tendente al riciclo, e al km zero che limiti i trasporti, non è certo una castroneria. Scelte economiche e politiche sbandierate solo a parole.

Intanto, il tempo di reagire si fa sempre più ristretto. Le notizie dei Tg hanno assopito le coscienze, e altrettanto, i rendez-vous con le previsioni del tempo. La consapevolezza di appartenere a un mondo che stiamo violentando si sta affievolendo in un genere umano sempre più distratto e lontano dalla realtà.

È un opinionismo di chiusura che spera di essere smentito al più presto dalla più classica legge di Murphy. Se comincerà piovere da domani in poi, per 40 giorni e 40 notti, anche in questo caso, un motivo ci sarà.

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Articolo pubblicato il 20/01/2023