La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

Encomi Solenni - 1884

Abbiamo descritto il brillante arresto dell’autore di un omicidio avvenuto a Pozzo Strada, in una domenica dell’agosto 1884, eseguito da quattro Carabinieri premiati con Encomio Solenne. La nostra ricognizione fra gli Encomi concessi ad appartenenti all’Arma dei Carabinieri dalla Legione di Torino, sempre nell’agosto di quell’anno, prosegue con la rievocazione di altri episodi che non rivestono aspetti criminali. Ne parliamo nella rubrica Torino noir, anche se in questo caso non vi sono fatti di sangue, ma atti di eroismo.

Spigoliamo quindi nelle pagine de Il Carabiniere. Giornale settimanale illustrato, in particolare nella sua rubrica Operazioni dell’Arma.

Il primo episodio che proviene dal fascicolo del 27 dicembre 1884, porta il titolo “Il Carabiniere Maritano Delfino” ed è ambientato a Collegno. Leggiamo:

Desiderato, ansiosamente atteso per gli abitanti di Collegno era stato il dì 11 agosto 1884: - quanti affari, quante visite e divertimenti erano stati differiti a quel giorno, il quale colla immancabile puntualità di tutti gli anni era giunto anche in questo recando il solito concorso di forestieri, le solite baracche di negozianti di ogni specie, la solita banda musicale, la solita baldoria e le inevitabili sbornie. Anche da Pianezza erano venuti pel mantenimento dell'ordine pubblico il brigadiere Dezutto Carlo ed i carabinieri Mancuso Vincenzo, Bevione Luigi, Maritano Delfino.

Col cader della sera venivano a poco a poco illanguidendosi i festeggiamenti della giornata, i più casalinghi ritiravansi, i veicoli dei forestieri pigliavano la via del ritorno, mentre i pedoni sfilavano a frotte in tutte le direzioni.

Alle 11 ferveva ancora qualche gozzoviglia, la musica non aveva cessato di rallegrare dei suoi concerti, il brigadiere Dezutto col carabiniere Bevione pattugliavano da una parte, i carabinieri Mancuso e Maritano dall'altra del paese.

Fu a quest'ora che incominciarono ad udirsi le grida: «al fuoco, al fuoco», ed alle grida in un attimo tennero dietro sull'orizzonte gli splendori sanguigni, sinistri ed il fumo nero, vorticoso. È più facile immaginarsi che descriversi il trambusto e ne seguì; non più suoni, non più allegri canti, ma un affannoso accorrere di tutti verso l'incendiata casa di Angelo Bertero.

Fu terribile la potenza del fuoco: in men che non si dice, del frumento, fieno, segala, ed attrezzi rurali che cola esistevano pel valore assicurato di 8000 lire non rimase che cenere.

Tra gli accorrenti, primi giunsero il brigadiere ed il suo dipendente da una parte della casa incendiata ed i carabinieri Mancuso e Maritano dall'altra.

- Come! esclamano ad un tratto questi ultimi, su nel secondo piano c'è ancora la contadina Rullente colla sua bambina di sei anni? Ma presto recate una scala, presto: un minuto di ritardo sarà fatale.

Giunge la scala, si appoggia al muro, non arriva alla finestra; quale ansia, quale terribile angoscia.

- Non disperiamoci, soggiungono i due carabinieri: ecco il rimedio, ed allungano la scala appoggiandola sulle loro spalle, poi chiamano ripetutamente la contadina e la incuorano a discendere senza paura.

La Rullente, che era già alla finestra, atterrita dallo spavento, tutta aggranchita delle membra, venne giù inconsciamente per impulso istintivo, meccanico.

Era sola!

- Mariannina è rimasta lassù!

A questa esclamazione del più profondo raccapriccio, un carabiniere scompare: è il Maritano: velocemente correndo, a testa bassa imbocca la porta della casa, donde balzavan fuori e fiamme e fumo a buffi larghissimi, incessanti, sale precipitosamente la scala ormai in rovina, sfonda l’uscio della camera fatale…

Generali grida di plauso e suon di mani e singulti e lagrime di tenerezza e benedizioni commoventi rompono l’angoscioso silenzio: il coraggioso Maritano ha superato il grave pericolo, ha posto sana e salva la fanciulla nelle braccia della madre! La scena ha toccato la più alta sublimità del dramma!

Dopo ciò i terrazzani continuarono alacremente nel lavoro di spegnimento e nel salvataggio delle masserizie: in capo a due ore di indescrivibile gara di sforzi l’incendio era cessato.

L’Encomio Solenne all’ordine del giorno della legione rimeritò tutti e quattro i bravi militari della loro esemplare, applaudita filantropia ed abnegazione: gli abitanti di Collegno poi e soprattutto la contadina Rullente attendono con ansia di vedere premiato l’animoso Maritano con ricompensa al valore civile che egli eroicamente ha saputo meritarsi.

Il secondo episodio ci trasporta a Vinadio, nella provincia di Cuneo, che appartiene alla Legione di Torino. Sotto il titolo Furie animalesche” il cronista esordisce con queste considerazioni generali sull’indole dei bovini:

Gli studiosi degli istinti e delle abitudini degli animali inferiori hanno classificato il bove pigro, punto vivace e poco battagliero, prendendolo forse a considerare nella età adulta, mentre il torello è vispo ed agile se altro mai, ed il toro nella pienezza della sua gioventù, adopera con grande destrezza la sua forza, gareggia col cane nella corsa e lotta con ferocia. Sono appena pochi anni che la civiltà ha abolito in Italia un barbaro spettacolo, la giostra dei tori: chi se la ricorda potrà dire come in essa sfolgorasse spaventevolmente l'antitesi della classica definizione dell'animale bovino. […]

Chi ha visto pur una di simili scene, certamente avrà dubitato dell'esattezza dell'attributo dato al bove da tempi immemorabili; d’altra parte vedendo l'agricoltore nell'arare la terra spingere colla voce e coll’eculeo il tardo animale, giudicherà ben convenirgli l'epiteto di pigro.

Checché sia di ciò, non pigra per fermo era la vacca che un ragazzetto ottenne, e per di più sordo-muto, certo Antonio Trocello, nel pomeriggio del 22 luglio conduceva per la corda sul piazzale di Porta Francia in Vinadio. Il piazzale è fra i due ponti levatoi di quel forte e fra due porte, una d'ingresso alla città, l'altra d'uscita alla campagna. La vacca ad un tratto si imbizzarrisce, il debole garzoncello fa sforzi straordinari per trattenerla, ma n’è trascinato ed egli le abbandona la corda, ond’essa si dà a correre all'impazzata prima verso la porta di uscita che trova sbarrata da due carri, poi attorno per il piazzale fugando paurosamente le quattro o cinque persone che allora vi si trovavano, finalmente verso la porta che mette nella città.

Nel momento solenne in cui la bestia inferocita sta per entrare in paese in mezzo a gente numerosa, spuntano sul piazzale i carabinieri Vandelli Enrico e Laurenti Luigi, i quali, eseguita colà una traduzione, se ne tornavano alla loro stazione di Bersezio. Il bravo Vandelli, prevedendo le disgrazie che avrebbero potuto derivare dall'ingresso della vacca in paese, immemore di sé, sfidando risolutamente il pericolo, consegna il fucile al compagno ed in un attimo si getta alla testa della bestia, riesce ad afferrarla per la corda ed a frenarla non senz’avere riportato il braccio destro contuso.

I superiori hanno tenuto conto della prontezza, del suo spirito di sacrificio e di filantropia, e giustamente lo rimeritarono con l'ambito guiderdone dell'Encomio Solenne (Il Carabiniere, 22 novembre 1884)

Nella iconografia agiografica dei Carabinieri, una classica immagine è quella del militare dell’Arma che ferma un cavallo imbizzarrito. Ne abbiamo un esempio nel film “Policarpo, ufficiale di scrittura”, del 1959, diretto da Mario Soldati.

Nella scena finale, si ammira il brillante cameo di Amedeo Nazzari che interpreta un Carabiniere che ferma un cavallo imbizzarrito.

Enrico Vandelli ha fatto la stessa cosa nella realtà alpestre di Vinadio, con impegno altrettanto eroico anche se meno scenografico. A quasi un secolo e mezzo di distanza lo abbiamo tratto per un attimo dalle nebbie dell’oblio, insieme ai suoi commilitoni di Collegno.

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Articolo pubblicato il 17/03/2023