La crisi economica del Venezuela e le proteste contro il presidente Maduro

Ancora una volta gli Stati Uniti d'America di Joe Biden hanno delle responsabilitā.

Come sempre più spesso accade, torniamo ad occuparci di Sud America e della povertà dilagante che cresce per la pessima gestione dei governi nelle mani di dittatori senza scrupoli.

Questa volta il nostro focus si concentra sul Venezuela, governato da Nicolàs Maduro, che sta attraversando un momento economico davvero tragico.

Chi segue l’economia sudamericana sa bene che Maduro è un presidente lontano dal popolo e dai problemi reali della povera gente. In questi quasi dieci anni di governo ha peggiorato tutte le voci economiche e di bilancio della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

La cronaca economica di quest’ultimo decennio ci parla di un grave calo del prezzo del petrolio, più grande fonte di sostentamento del Venezuela. Questo ha portato, per forza di cose, ad un aumento importante del crimine, della svalutazione della moneta e della carenza di approvvigionamenti di materie prime.

La cronaca internazionale rammenta come nel 2016 il popolo venezuelano scese in piazza per organizzare sommosse e forti proteste contro i primi tre anni del Governo Maduro. Ne parlarono gli organi di stampa di tutto il mondo anche se i Paesi a “trazione europea” cercarono di far passare la cosa sotto traccia.

Per l’Unione Europea ci sono da sempre Paesi di “serie A” e paesi di “serie B”. Oggi a Bruxelles si mobilitano tutti per l’Ucraina e per i suoi diritti ma come mai non si spende una parola sulla situazione venezuelana? I cittadini venezuelani sono forse meno importanti e meritevoli di quelli ucraini?

Oggi un giornale autorevole come “El Pais”, quotidiano spagnolo a diffusione internazionale, scrive che il Venezuela “affronta il rischio dell’iperinflazione e la produzione di greggio continua a stentare. Sono ricominciate anche le proteste dei lavoratori, che chiedono al governo di Nicolàs Maduro salari più alti. Le mobilitazioni arrivano mentre è in corso il negoziato tra il chavismo al potere e l’opposizione, un tentativo di dialogo ostacolato dalla reticenza degli Stati Uniti a sbloccare le risorse statali congelate all’estero”.

Sembra incredibile ma ancora una volta gli Stati Uniti d’America di Joe Biden hanno delle responsabilità nelle crisi e nelle difficoltà di un altro Paese. Ultimamente, quando ci si trova dinanzi ad una crisi economica, gli USA hanno sempre un ruolo nella questione.

I lavoratori che si sono mobilitati per osteggiare il Governo Maduro non ne fanno una ragione politica ma cercano di ottenere dei vantaggi sulle paghe visto che “il salario minimo percepito da gran parte dei dipendenti pubblici è di 130 bolìvar al mese, circa 6,5 euro. Anche se la cifra è più alta rispetto al passato, è irrisoria di fronte all’aumento dei prezzi. Milioni di persone dipendono dagli aiuti statali, creando un meccanismo che favorisce i militanti e i simpatizzanti chavisti”.

Le tensioni che intercorrono fra Nicolàs Maduro e Joe Biden non sono di buon auspicio per i venezuelani che speravano nella via del dialogo apertasi in Messico nel novembre scorso.

Purtroppo, però, “il rifiuto del chavismo di proseguire il dialogo se Washington non velocizzerà lo sblocco dei fondi, insieme alla situazione caotica dell’opposizione, hanno complicato il negoziato”.

L’unico vero auspicio dev’essere quello che Biden smetta di fare il “prepotente” e si sieda al tavolo con Maduro per cercare di sbloccare una situazione che sta riducendo un intero popolo alla fame.

Seguiremo senz’altro l’evolversi della situazione.

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Articolo pubblicato il 02/03/2023