Piangere fa bene

Gli effetti benefici del piangere

Una delle caratteristiche dell’essere umani è il piangere. Il pianto, nel passato, è stato stigmatizzato come debolezza. Specie per il sesso maschile, dove, i rapporti di forza, si misuravano soprattutto attraverso il dolore provocato dal contatto fisico.

Oggi, in un mondo più immateriale, psicologico, tecnologico, tali rapporti sono più sottili e, a volte, più dolorosi. Le ferire dell’anima si manifestano anche attraverso il pianto.

Oggi l’espressione del pianto si muove su un ventaglio molto ampio di emozioni e situazioni. Esse vanno dalla commozione alla rabbia. Sempre più si piange per tristezza, gioia, paura.

Partendo dal concetto quindi che le lacrime sono molto di più di un semplice sfogo, entriamo nel comprendere il loro valore.

Che lacrime piangiamo?

Esistono re tipi di lacrime. Le lacrime basali, le lacrime emotive, le lacrime riflesse.

Le lacrime basali hanno il compito di mantenere gli occhi umidi.

Le lacrime emotive vengono prodotte quando abbiamo emozioni come gioia, tristezza, rabbia.

Le lacrime riflesse sono quelle che aiutano quando abbiamo qualcosa nei nostri occhi, tipo corpi estranei o situazioni ambientali.

La loro composizione si diversifica in base, anche se di poco, al loro utilizzo biologico. Sono per lo più composte di acqua, contenete elettroliti, sostanza oleosa e muco,  Vi sono studi che sanciscono la presenza sia di proteine che di ormoni nelle lacrime emotive assenti negli altri due tipi di lacrime. Sembrerebbe, ma non è ancora del tutto provato, che questi ormoni sia un aiuto a farci sentire meglio dopo aver pianto. In più è a causa degli elettroliti a base salina che fanno avere il gusto particolarmente sapido alle nostre lacrime.  

Ma, in fondo, ci sono benefici nel piangere?

La risposta è duplice. Sì in alcune situazioni, no in altre.  Uno studio internazionale della University of South Floridaci mostra quanto il pianto abbia il suo carattere benefico quando vi sono alcuni fattori specifici.

Dalla ricerca risulta che il pianto è benefico quando:

Questo ci fa comprendere meglio il motivo per cui stiamo piangendo. Ossia, il pianto diviene elemento fondamentale di analisi della situazione o del fatto in sé.  Per attuare tale meccanismo entra in gioco il secondo fattore,

si ha un supporto sociale di riferimento. Durante il nostro piangere riceviamo il conforto di un amico o famigliare. Questo permette di riformulare il fatto o l’episodio e farci rivedere la cosa in modo differente. Quindi divine benefico quando:

Il motivo per cui piangiamo è risolto . Ad esempio, si può piangere perché, dopo aver pianto per disperazione di una fatto, abbiamo avuto consapevolezza della sua possibile risoluzione, questi si è risolto, si piange perché è accaduto. Qui ovviamente si piange di piacere e di liberazione emotiva.

Da qui si evidenzia come il pianto emotivo sia, in effetti, un beneficio ad alto valore risolutivo in quanto, tale tipo di pianto aiuta a rilassare e diminuire le tensioni, a compiere un “reset” delle emozioni negative e a farci sentire meglio di fronte alla situazione causa del pianto stesso.

Perché? Per piangere si attivano due aree del cervello: il sistema limbico e la struttura del controllo lacrimale. Il limbico, sede delle emozioni, attiva il sistema lacrimale e questi fa fuoriuscire le lacrime emotive. Fatto questo, i neuroni della parte limbica si scaricano e si sta meglio.

Ma quando piangere fa male?

Sorprendentemente, rispetto a quanto detto fino a ora, il pianto può portarci a farci sentire peggio rispetto a fatti accaduti. Tutto, qui, risiede nelle regole culturali del contesto nel quale vive la persona.

In alcune culture, piangere è indecoroso. In altre, il solo manifestare i propri sentimenti ed emozioni è indecoroso. Dove abita tale pensiero sociale, difficilmente il piangere porta giovamento. In un tale contesto vince al vergogna che ricade sia sulla persona che piange che sulla famiglia che non gli ha insegnato a trattenere le emozioni.

In alcune società, dove il machismo è predominante, se un uomo piange, viene da tutti disprezzato. Perde di valore sociale. Oppure il piangere in contesti dove è meglio evitare tale manifestazione può portare ad essere vittima di critiche da parte di colleghi o altri, e questo risulta controproducente.  

Ma quando, invece si posso sfruttare i benefici del pianto?

Appurato quanto il pianto possa farci sentire meglio e che per farlo bene abbiamo magari bisogno di una persona di conforto, possiamo farlo scegliendo con chi farlo. Pensiamo al pianto come a un nostro spazio privato da condividere solo con chi davvero può, senza giudizio, comprendere il nostro stato d’animo del momento. Quando lo facciamo, cerchiamo di non trattenere le lacrime, perché a livello strutturale, il pianto, potrà durare solo per un po’ di tempo; quello necessario a farti sentire meglio perché il sistema limbico si scaricato.  

Cosa più importante di tutte. Se cerchi conforto quando sei triste, fai altrettanto con chi ha bisogno. Sii tu di conforto a chi ti manifesta la voglia di piangere. Cosa vorresti ricevere per te quando ti senti in quello stato? Facendolo, anche quando toccherà a te di piangere, avrai vicino qualcuno che ti aiuterà perché gli avrai insegnato ad aiutarti.

 

 

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Articolo pubblicato il 28/02/2023