Elly Schlein non è ancora in carica, ma provoca fuoriuscite illustri, mentre i morituri tremano…

Merlo. Popolari,” l’addio di Fioroni al PD non è un fatto isolato. Adesso via al Centro con il protagonismo dei cattolici popolari”

Elly Schlein si è appena insediata ufficiosamente alla segreteria del PD, mentre il passaggio di consegne rituali avverrà il 12 marzo è già corrono le voci di defenestrazioni ed avvicendamenti ai vertici dei gruppi parlamentari.

Ma gli abbandoni del partito sono celeri.

Tra le uscite spontanee e immediate di maggior rilievo, emerge quella di Beppe Fioroni ministro dell'Istruzione del governo Prodi II, che ha parlato a Tv2000, televisione della Conferenza Episcopale Italiana, criticando il fatto che nel suo partito "rientrano Bersani e Speranza, usciti perché il Pd era troppo di centro, ed oggi si trovano a casa loro in un partito di sinistra.

Noi costruiamo una nostra area per continuare ad essere orgogliosamente quello che siamo sempre stati", ha rilanciato Fioroni. Per l'ex ministro la vittoria di Schlein pone fine al grande compromesso alla base dell'esistenza del Pd: quello che vedeva l'unione di due culture popolari facenti riferimento alla sinistra democristiana da un lato e alla tradizione postcomunista dall'altro.

Il radicalismo di Schlein sui diritti civili e la nuova leva di figure che, alle sue spalle, emergono come nuovi punti di riferimento del partito sembrano rompere questo compromesso già da tempo logoro anche sul piano dell'immagine, e figure come Fioroni nutrono da tempo disagi crescenti.

Soggetti di sinistra radicale come Marco Furfaro, Beppe Provenzano Laura Boldrini potranno giocare un ruolo di punta nei prossimi anni nella definizione delle strategie del partito. Imprimendo su temi come l'ecologismo, i diritti Lgbt, il femminismo, il progressismo civile una svolta oltre il sempre più traballante compromesso interno al PD.

Fioroni ha a tal proposito rivendicato la nascita di "un nuovo network dei cattolici democratici, la piattaforma popolare 'Tempi nuovì, per farla diventare la casa di tutti quei popolari, di tutti quei cattolici che sono stati marginalizzati e allontanati" col fine di "ripartire dai territori e dare una speranza che queste idee, questi valori possano essere trasmessi ai nostri giovani e possano contribuire alla costruzione di un mondo migliore". In agitazione anche l’associazione Popolari di Pierluigi Castagnetti, che da tempo ammonisce sul rischio del radicalismo.

Sul tema interviene con una articolata dichiarazione Giorgio Merlo, dirigente nazionale Pop-Popolari in rete.

“L’addio di Beppe Fioroni al nuovo corso del PD che sarà legittimamente guidato da Elly Schlein non è che la punta dell’iceberg che riguarda l’area centrista, cattolico popolare e cattolico sociale che per molto tempo si è impegnata in quel partito. Certo”, prosegue Merlo,” al netto di chi fa parte degli organismi di partito e della casta parlamentare, è di tutta evidenza che la cultura politica popolare e sociale - fondativa, con altri filoni ideali, della esperienza del Pd - è del tutto estranea ed esterna al progetto politico e culturale sin qui illustrato dalla nuova segretaria nazionale del partito. Ma, al di là del futuro e della prospettiva del Pd”, sostiene l’on. Merlo,” adesso si tratta per l’area popolare e cattolico democratica di ricostruire un luogo politico di centro e una vera e credibile ‘politica di centro’.” Archiviate la ‘vocazione maggioritaria’ e il profilo ‘plurale’ del Pd, è doveroso al più presto definire il progetto di un centro riformista, dinamico, innovativo e autenticamente plurale”. Insomma”, conclude il dirigente nazionale Pop-Popolari in rete, “anche per i cattolici popolari adesso si apre una nuova fase politica. E l’uscita di Beppe Fioroni, e con lui di altri dirigenti e semplici iscritti dal Pd, è un ulteriore elemento che rafforza ed incentiva il progetto della costruzione del Centro con l’apporto fondamentale della cultura, della storia e della esperienza dei cattolici popolari e sociali di questo paese”.

Nel Panorama politico italiano, nonostante le speranze nutrite, non sarà solo Renzi ad accogliere la diaspora del PD. Lo scenario è già in movimento e gli sviluppi attesissimi.

 

 

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Articolo pubblicato il 01/03/2023