Pozzo Strada (a Torino), un quartiere in trasformazione (seconda parte)
L'ex stabilimento Venchi Unica

Nel corso del Novecento, la campagna diventa zona industriale

Seconda e ultima parte - Puoi leggere qui la prima parte:

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Venchi Unica, storie parallele che si incrociano

Il suo doppio nome deriva dalla fusione di due aziende dolciarie torinesi. Nel 1878 Silvano Venchi inizia a produrre confetti e caramelle in un locale a piano terra in via Artisti, nel quartiere Vanchiglia. Vent’anni dopo il primo ingrandimento; nel 1905 nasce il primo stabilimento di corso Regina Margherita 16, disegnato dall’architetto Pietro Fenoglio. In un’altra parte della città, a Pozzo Strada, sorge la Società Anonima Unica (Unione Nazionale Industria Commercio Alimentari), che riunisce quattro aziende sotto un unico marchio (uno dei primi esempi di globalizzazione di matrice torinese!): Talmone, Moriondo e Gariglio, Cioccolato Bonatti, Fabbriche Riunite Gallettine & Dora Bisciuts. La mente dell’operazione è Riccardo Gualino (imprenditore, finanziere e mecenate nato a Biella nel 1879), genio di creatività e vero precursore in molti campi, crea dal nulla una rete di 300 negozi in Italia, investe nella pubblicità per dare un’immagine di valore all’azienda.

Nel 1921, tra via De Sanctis e piazza Massaua, viene costruito un complesso di 100.000 metri quadrati, progettato dall’ingegner Corrado Gay, per ospitare le produzioni dell’Unica, polo industriale che riunisce aziende di grande tradizione dolciaria.  Nel 1930 fa allestire dalla Fiat un furgone pubblicitario per l’Esposizione di Tripoli, che girerà in Marocco, Tunisia, Algeria e Libia. Ostile al fascismo, Gualino sarà condannato per bancarotta nel 1931 e inviato al confino (politico) a Lipari. Dopo il passaggio attraverso l’Istituto Liquidazioni, la Gerardo Gobbi acquista sia la Venchi che la Unica e le fonde sotto un solo marchio (Venchi & Unica), con sede a Pozzo Strada. Dopo il 1934 lo stabilimento è modernizzato per avviare nuove produzioni. Nel 1960 Venchi Unica e Talmone si fondono in un'unica azienda: la Talmone-Venchi-Unica raggiunge negli anni Settanta la massima espansione in Italia con 300 punti vendita di dolciumi, cioccolato e bomboniere, e 5.000 dipendenti. Dopo essere diventata parte dell’impero del finanziere Michele Sindona, entra in crisi, anche a causa di passaggi di proprietà e scandali finanziari, fino al fallimento nel 1978, con il licenziamento di 1.500 dipendenti.

Nel 2000, come un’araba fenice, risorge in forma nuova dalle sue ceneri: un gruppo di investitori privati acquisisce, la Cuba (Cussino, Biscotti e Affini, fondata nel 1949 da Pietro Cussino e nota per la produzione dei "Cuneesi al rum" (praline ripiene di crema rum, colata in un guscio di cioccolato fondente), e cambia nome in Cuba Venchi.  Nel 2006 Venchi lancia la sfida al futuro, con la Cioccogelateria, negozio monomarca di gelato e cioccolato artigianale. La produzione si è spostata altrove, ma il cuore della sua storia è rimasto a Pozzo Strada.

 

Viberti e Ansaldo, motori a terra e in aria

L’area ex Viberti, tra gli anni ’10 e gli anni ’60 del Novecento, è stata sede di due importanti industrie metalmeccaniche: la Ansaldo e le Officine Viberti. Nel 1917 la Ansaldo vince l’appalto per l’aereo da caccia leggero SV, progettato da Umberto Savoia e Rodolfo Verduzio, il suo stabilimento genovese non è sufficiente a soddisfare tutta la produzione e assorbe la torinese SIT e l’edificio di corso Peschiera 249. Nel 1918 la Ansaldo assorbe anche la Società Industrie Aeronautiche Pomilio, con lo stabilimento di corso Francia e il campo volo, che sarà il nucleo della futura Aeritalia.  Dopo alterne vicende, nel 1935 arriva Candido Viberti, carrozziere e collaboratore di Giovanni Ceirano fin dal 1922. La sua idea vincente sono le quattro ruote a servizio dei trasporti industriali: dopo aver creato il rimorchio nel 1932, nel 1937 produce l’autobotte. Dopo la guerra, gli succede il figlio Angelo Elisio, che dal 1950 produce autobus snodati (il più prestigioso sarà a due piani, entrato in servizio con le manifestazioni di Italia ’61). Tra gli anni ’60 e ’70, attraverso una convenzione con il Comune, l’area viene trasformata in zona residenziale e destinata a servizi. Dopo aver spostato la sede a Nichelino, l’azienda prosegue fino al 2010, quando viene assorbita dalla veronese Compagnia Italiana Rimorchi.

 

Il deposito Atm (di Borgo San Paolo)

Un capitolo a parte in questo racconto lo merita il deposito tranviario, costruito dalla Atm (oggi Gtt). Un pezzo di storia lo racconta Stefano Garzaro nel suo Pozzo Strada, a pag. 237: «Il tram arriva tardi a Pozzo Strada, i contadini che vanno in città e i grossisti che fanno le consegne alle botteghe attaccano i loro cavalli al carro a due ruote, il sistema cargo multiuso e intermodale più geniale che Torino abbia mai avuto prima dell’Ape e del Fiorino. E’ vero, dal 1871 c’è la tranvia Torino – Rivoli che parte da piazza Statuto, segue corso Francia e lambisce il confine nord di Pozzo Strada, ma non tutti sono disposti a pagarne il servizio. Chi scende dal “rivolino” alle fermate di Pozzo Strada o di piazza Massaua deve comunque proseguire a piedi. Fino a Novecento inoltrato né l’Atm né la Società Belga – le due concorrenti nella gestione dei tram torinesi – hanno interesse a entrare in aree prive di industrie, esercizi commerciali o magazzini; si fermano invece a Borgo San Paolo, che ha un’alta densità di fabbriche e boite. Nel 1911, l’anno del cinquantenario dell’Unità, l’Atm istituisce la linea 9 che parte da piazza Castello, tocca Porta Susa, la piazza della birreria Boringhieri (oggi Adriano) e fa capolinea in via Monginevro angolo via Issiglio, nello slargo di fronte alla Lancia (1)».

Progettato da Mario Dezzuti e Carlo Scarafia, il deposito di via San Paolo (“Stabilimento” si legge ancora oggi sulla targa in alto all’ingresso) è inaugurato nel 1928, insieme alle case dei tranvieri di via Lancia angolo corso Trapani; nasce per far fronte alla modesta capacità del deposito di via Trana, eredità della Belga, che sopravviverà come rimessa sussidiaria fino al 1948. Con una deliberazione del 27 novembre 1924, l’Atm avvia gli studi preliminari per la costruzione di un Deposito e di un’Officina Binari in Borgo San Paolo, tra via Monginevro e corso Trapani. Contemporaneamente alla costruzione viene realizzato, in un’adiacente area su via Monginevro, una sede per il Servizio Impianti Fissi, con l’Officina Binari, il Parco Materiali e i relativi Uffici amministrativi.

Il deposito (o stabilimento) si può considerare l’unica azienda sopravvissuta ad un’epoca straordinaria dal punto di vista industriale: un simbolo, un monumento, là dove le fabbriche si succedevano incessantemente da un isolato all’altro, e ora si alternano grandi palazzi residenziali e freddi supermercati, non sempre indispensabili all’economia locale.

Note

(1) Via Lancia – Braccini era a quel tempo una strada di campagna, chiamata Montenegro (in onore delle origini della Regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III). Gli stabilimenti Lancia non esistono più, sostituiti a inizio Duemila da una zona residenziale.

Bibliografia

Stefano Garzaro – Pozzo Strada – Graphot 2013

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Articolo pubblicato il 12/03/2023